Come si taglia un diamante? I processi di sagomatura di uno dei materiali più duri al mondo

Taglio brillante, smeraldo, a goccia o a pera? I diamanti non sono tutti uguali! Oltre che per i carati si differenziano anche per forma, o meglio per la sagoma che gli viene data in fase di taglio.
Sorge quindi una domanda più che lecita. Ma se il diamante è il materiale più duro al mondo, come si fa a tagliarlo?

Il taglio dei diamanti

Il taglio è una delle caratteristiche principali del diamante perché in base a come viene sagomato si creano degli effetti di luce particolari. Un diamante infatti non è mai venduto allo stato grezzo con la sua forma irregolare ma gli viene sempre data una sagoma che ne mette in risalto la lucentezza.

Il taglio più famoso di tutti è il cosiddetto brillante, quello dalla forma rotonda che scende a punta e che troviamo sui classici anelli da fidanzamento.
Sapete quante faccette ha un solo brillante? Ben cinquantasette!
E sono proprio le 57 facce che lo rendono così lucente.

Quando la luce entra in un diamante dalla forma "giusta", questa rimbalza sulle facce del cristallo prima di arrivare a noi; si dice che viene rifratta.
Se il taglio del diamante è troppo sottile (fig. A) la luce che lo colpisce uscirà dal basso, se è troppo profondo (fig. C) uscirà da sotto, se è giusto invece enfatizzerà al massimo la gemma (fig. B). Ecco perché il taglio è fondamentale.

Il taglio quindi è fondamentale: è uno dei motivi per cui il diamante brilla così tanto. Di conseguenza un taglio perfetto (o "ideal cut", come viene indicato nel settore) fa salire di molto il prezzo della gemma.

Come si taglia un diamante?

Il diamante è il materiale naturale più duro al mondo, e infatti viene utilizzato a sua volta per tagliare delle cose molto dure: si usa, per esempio, per tagliare il marmo, attraverso il filo diamantato.
Quindi come si taglia un diamante?
Innanzitutto gli artigiani esaminano bene la gemma per cercare di capire quale è il miglior taglio da realizzare, ovvero in che modo il diamante può essere valorizzato al massimo.

Poi si procede con la prima fase. Il diamante grezzo viene segnato con una linea nera ed è tenuto fermo da una serie di morsetti, dopodiché un colpo dritto lo spacca in pezzi più piccoli.
Il diamante infatti è un materiale molto tenace ma anche molto fragile: in altre parole basta una piccola crepa e si rompe improvvisamente e con un sonoro "crack", come il vetro. E lo fa proprio su quella linea segnata.

Come facciamo a sapere come si romperà il diamante?
La sua struttura è un reticolato solido di atomi di carbonio. Nonostante questa sia solida, possiede comunque dei punti più fragili, lungo i piani atomici, quindi le distanze tra atomo e atomo.

Questo significa che se un diamante si rompe, si rompe proprio lungo questi piani, detti piani di sfaldatura.
La sfaldatura è la capacità di un cristallo di rompersi lungo precise direzioni in cui i legami tra gli atomi sono più deboli. Un comportamento di questo tipo è ben visibile nella struttura di alcuni minerali come la muscovite, in cui si vedono a occhio delle lamelle parallele: quella è la direzione lungo la quale il materiale si romperà.

Un diamante può essere spaccato in 4 direzioni parallele alle facce dell'ottaedro. Quindi, con il giusto colpo, tende a separarsi con fratture nette. Insomma, la botta non viene data a caso, anzi. Una volta innescata una cricca, questa si propaga lungo il piano di sfaldatura e il diamante si rompe. Questo processo prende il nome di clivaggio. Ovviamente un errore nel clivaggio provoca un grosso danno. Per questo motivo il clivatore può impiegare giorni a decidere come tagliare la gemma e si aiuta anche con diversi software per la valutazione.

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In che modo i diamanti risalgono in superficie?

Fase di segatura del diamante

Dopo aver rotto il diamante in pezzi più piccoli, si passa alla fase di segatura, che a volte sostituisce direttamente quella di clivaggio. Come si sega un diamante? Con un altro diamante.
Il processo è molto lungo, dura diverse ore. Il tagliatore decide quale parte di diamante diventerà tavola (la faccia superiore della gemma) e quale diventerà cintura (margine esterno con diametro più grande).

Deciso il progetto, si passa a limare le superfici del diamante contro una sega al diamante. Il processo può essere artigianale o a macchina. Durante la fase di segatura si può usare un disco molto sottile fatto di bronzo fosforoso con l'orlo impregnato di polvere di diamante. Il processo può durare anche 6-8 ore.

Esiste anche un'alternativa un po' più veloce: il laser.
Quando il laser passa sul diamante la grafite si brucia e il fascio lascia un segno nero sui lati della pietra, per cui dopo i lati devono essere lucidati e un bel po' di materiale viene rimosso. Però la segatura laser è più precisa e veloce e non è obbligata come il taglio meccanico a seguire i piani di sfaldatura. Il laser si usa anche per incidere un codice sulla cintura del diamante, andandolo a marchiare.

Finiture superficiali del diamante

Gran parte del processo è fatta. Ora si passa a levigare e lucidare le facce del diamante, contro una ruota chiamata scaife.
La ruota è cosparsa di pasta abrasiva, olio di oliva e polvere di diamante. Anche in questo caso per scalfire un diamante servirà infatti un diamante altrettanto duro.

Quando il processo è concluso il diamante viene bollito in acido cloridrico e solforico per rimuovere i residui di polvere e olio. Esce da questo bagno pronto per essere confezionato.