
Da oltre un secolo i tennisti di tutto il mondo si contendono il trofeo sportivo più grande di tutti: una lucente e imponente coppa d’argento, che gli italiani chiamano affettuosamente “l’insalatiera d’argento”. Dietro quella forma curiosa — che ricorda una ciotola pronta a servire un’insalata gigante — si nasconde la storia della Coppa Davis, nata dalla passione e dall’intuizione di un 21enne americano. Da allora la coppa è cresciuta insieme al suo mito: dai 30 cm e 7 kg iniziali, oggi è alta 110 cm e pesa oltre 100 kg, portando con sé persino un piccolo errore, rimasto lì come segno della sua affascinante storia.
Il progetto del trofeo della Coppa Davis nasce da un sogno studentesco
Tutto inizia nel 1900 ad Harvard, quando uno studente americano di nome Dwight Filley Davis decide di mettere alla prova i migliori tennisti del mondo. Per farlo non propone solo una competizione internazionale a squadre, tra gli Stati Uniti e la Gran Bretagna: progetta anche il trofeo. Davis commissiona la coppa a un’argenteria di Boston, la Shreve, Crump & Low, pagando di tasca propria circa 1.000 dollari dell’epoca (una cifra che oggi equivarrebbe a più di 35.000 euro). L’idea è semplice e geniale: un trofeo maestoso, che rappresenti l’unione e la rivalità fra nazioni. Così nasce il International Lawn Tennis Challenge, che in suo onore verrà poi ribattezzato Davis Cup.

La forma della coppa è già riconoscibile: una grande bacinella d’argento sterling — una lega composta dal 92,5% di argento puro e 7,5% di altri metalli, generalmente rame — lucidata fino a sembrare uno specchio. All’interno, la superficie è rivestita da uno strato d’oro brunito, per evitare ossidazioni e dare riflessi più caldi sotto la luce. Davis, che probabilmente non immaginava il successo planetario del suo torneo, crea involontariamente un simbolo immortale.
Perché viene chiamata insalatiera: cos’è e quanto vale il trofeo
A vederla da vicino, “l’insalatiera” non è solo un pezzo di storia, ma anche un piccolo capolavoro di arte orafa. La sua forma — simile a un paraboloide — è studiata per riflettere la luce in modo uniforme. È anche per questo che la Coppa Davis brilla così intensamente sotto i riflettori televisivi: la curvatura e la lucidatura agiscono come uno specchio diffuso.
Ma perché viene chiamata “insalatiera d’argento”? Il soprannome nasce dalla forma ampia e poco profonda del trofeo, e dai motivi floreali che ne decorano la superficie, rendendolo simile a una grande insalatiera da tavola. L’espressione, nata come ironia giornalistica, entrò presto nel linguaggio comune dei tifosi e dei cronisti italiani, imponendosi come uno dei soprannomi più iconici della storia dello sport.
Dal 2010 la manutenzione del trofeo è curata da Thomas Lyte, la celebre bottega orafa londinese che si occupa anche del restauro della FA Cup di calcio e del trofeo della Rugby World Cup. Secondo le stime dello stesso laboratorio, se la Coppa Davis dovesse essere realizzata oggi da zero, il suo valore supererebbe le 200.000 sterline (circa 230.000 euro), tra materiali pregiati e centinaia di ore di lavoro artigianale.
Un trofeo che cambia e cresce come un albero genealogico
Se si osserva il trofeo oggi, sembra una torre di coppe impilate, quasi un totem del tennis mondiale. Ma in origine era alto poco più di 30 centimetri e pesava circa 7 kg. Con il passare degli anni, la Coppa Davis è letteralmente cresciuta insieme alla sua storia, trasformandosi in un simbolo che porta inciso il nome di ogni generazione di campioni. Dal 1921 in poi, per mancanza di spazio dove incidere i nomi dei vincitori, venne aggiunto un vassoio d’argento (il “Salver”), poi una prima base in mogano nel 1933. Da lì, se ne aggiunsero altre due, trasformando il trofeo in una sorta di albero secolare che cresce insieme alla sua storia.

Oggi la Coppa Davis completa, con tutti i suoi basamenti, misura 110 centimetri di altezza e oltre 1 metro di diametro. Pesa più di 100 kg: sollevarla tutta è quasi impossibile, e infatti durante la premiazione si mostra solo la parte superiore.
La coppa più grande di tutte (con un piccolo errore)
Considerata la più grande coppa sportiva del mondo, la Davis Cup non delude le aspettative: supera per dimensioni e peso qualsiasi altro trofeo: la Coppa del Mondo FIFA pesa 6 kg; il trofeo di Wimbledon, 3,5 kg; persino la Stanley Cup dell’hockey, considerata una delle più massicce, arriva a “soli” 15 kg. L’insalatiera, invece, con i suoi oltre 100 kg e la sua struttura a piani, è una vera e propria scultura simbolo del tennis mondiale.
Eppure, anche i monumenti hanno le loro imperfezioni. Quando l’Italia, vincitrice delle ultime due edizioni del "Mondiale di tennis", conquistò la sua prima Coppa Davis nel 1976, i cronisti notarono un curioso dettaglio: sul trofeo originale era inciso per errore “four natches” al posto di “four matches”. L’errore non è mai stato corretto ed è rimasto come una sorta di firma involontaria, una piccola cicatrice che ricorda come anche i simboli più maestosi nascano da mani umane.

Oggi il trofeo non vive chiuso in un museo: viaggia costantemente per il mondo, partecipando al Davis Cup Trophy Tour. È passato in decine di Paesi e città dove viene esposto come una reliquia moderna. In un certo senso, è una macchina del tempo in argento, che racconta 125 anni di storia del tennis mondiale.