0 risultati
video suggerito
video suggerito
3 Marzo 2025
7:00

Cosa significano le sigle DOP, DOC, DOCG, IGT e IGP?

Cosa sono quelle sigle che spesso accompagnano formaggi, vini e altri alimenti? Si chiamano denominazioni di origine e sono certificazioni europee e italiane che permettono di tutelare la qualità, la sicurezza e l'autenticità di determinati prodotti alimentari. DOP e IGP sono macrocategorie europee, nelle quali rientrano le classificazioni italiane per i vini DOC, DOCG (DOP) e IGT (IGP).

45 condivisioni
Cosa significano le sigle DOP, DOC, DOCG, IGT e IGP?
DOP-DOC-DOCG-IGT-IGP-STG

Quanti di voi scegliendo un vino o un particolare formaggio preferiscono quelli con la dicitura DOP o DOCG? Ma vi siete mai chiesti cosa significano quelle sigle e come vengono assegnate? DOP, IGP, DOC, DOCG e IGT sono sigle diverse che identificano alimenti prodotti in specifiche aree del territorio e che attestano l'appartenenza a determinati standard seguendo specifiche indicazioni (chiamate disciplinari di produzione). Innanzitutto è bene chiarire che DOP e IGP sono sigle legate alla legislazione europea e fanno riferimento ad alimenti, prodotti agricoli e vinicoli: in pratica sono macrocategorie all'interno delle quali si collocano anche le sigle specifiche già in utilizzo dagli Stati Membri. Vi rientrano infatti anche DOC, DOCG e IGT, categorie definite dalla legislazione italiana e riferite unicamente ai vini: per intenderci, non troverete mai una caciotta prodotta in Francia con certificazione DOCG!

DOP e IGP: certificazioni europee generali

"La politica di qualità dell'UE intende proteggere le denominazioni di prodotti specifici per promuoverne le caratteristiche uniche legate all'origine geografica e alle competenze tradizionali"

Ecco quando riportato dalla Commissione europea sulle denominazioni di indicazione geografica. La legge europea, recentemente aggiornata con il Reg. UE 2024/1143, definisce quindi a grandi linee i criteri di qualità, sicurezza e autenticità, anche legate alla tradizionalità di produzione, per alimenti, prodotti agricoli e vinicoli, distinguendole in DOP, IGP e IG, la cui produzione è legata a uno specifico disciplinare. Nel disciplinare sono contenute le istruzioni per quanto riguarda ingredienti, strumenti e procedure che caratterizzano i prodotti certificati. In linea generale passando da IG a IGP e a DOP, le indicazioni da rispettare e i disciplinari diventano sempre più restrittivi.

LOGO DOP
Credits: Commissione Europea Creative Commons Attribution 4.0 International (CC BY 4.0)
  • Denominazione di Origine Protetta (DOP): gli ingredienti sono specifici della zona di denominazione e ogni parte del processo di produzione deve avvenire nella specifica area geografica a cui è riferita la denominazione. Esempio italiano è il Parmigiano Reggiano DOP o, in Europa possiamo trovare l’Olio di oliva Kalamata DOP.
  • Indicazione Geografica Protetta (IGP): la maggior parte degli ingredienti proviene dalla specifica zona geografica indicata e almeno un processo di produzione deve avvenire nella regione indicata, come i cantucci toscani IGP o il cioccolato di Modica IGP.
  • Indicazione Geografica (IG) delle bevande spiritose: no, non sono bevande che vi faranno ridere, ma bevande a base di liquori. In questo caso, non è necessario che i prodotti arrivino dalla regione specifica, ma è necessario che almeno una fase della distillazione o produzione sia effettuata in loco. Ne sono un esempio il Liquore di Limoni di Sorrento IG, o il Mirto di Sardegna IG.

L’Europa riconosce anche le Specialità Tradizionali Garantite (STG), sempre prodotte secondo un disciplinare che ne specifica ingredienti, ricetta e metodo di produzione, ma possono essere prodotte anche al di fuori della specifica zona geografica. Rientrano in questa categoria mozzarella tradizionale, la pizza napoletana e l’amatriciana tradizionale.

pizza rende felici

Per i vini si aggiungono categorie tutte italiane

Nel campo vinicolo, molti degli Stati membri dell’Unione Europea avevano già delle proprie categorizzazioni: pensate che in Italia, l’introduzione delle DOC (Denominazione di Origine Controllata) risale al 1963, mentre in Francia utilizzavano le Appelation d’origine controlée (AOC) già dal 1935! È evidente quindi che la normativa europea avesse anche il compito di armonizzare le varie categorizzazioni già in uso. 

  • Indicazione Geografica Tipica (IGT): vini in cui almeno un processo di produzione avviene nella regione indicata e almeno l’85% delle uve proviene da tale zona.
  • Denominazione di Origine Controllata (DOC): certifica la zona di origine delle uve e che il processo di produzione del prodotto avvenga nella zona geografica indicata.
  • Denominazione di Origine Controllata e Garantita (DOCG): viene ottenuta da vini che sono stati DOC per almeno 10 anni e sono sottoposti ad analisi organolettiche e chimico-fisiche più stringenti dei precedenti. Inoltre, per i vini DOCG vengono forniti degli speciali contrassegni stampati dall'Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato che vengono messi sulla bottiglia in maniera tale che sia impossibile aprirla senza rovinare il contrassegno. Insomma, un vero e proprio sigillo di qualità fornito di numero di serie e di identificazione.
vino doc

Come è evidente, anche per i vini vale la regola che passando da IGT a DOC e DOCG, i disciplinari sono sempre più specifici e aumentano i controlli. 

Con il Decreto legislativo 61 del 2010, l’Italia si è adeguata alla normativa europea semplicemente raggruppando tutti i vini DOC e DOCG sotto la definizione europea DOP, mentre i vini IGT rientrano nella categoria europea IGP. Per dirla in altro modo, un DOCG è anche un DOP, mentre un IGP no. Sì, sembra uno scioglilingua!

Sfondo autopromo
Cosa stai cercando?
api url views