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Nell'aridissimo deserto di Sechura, vicino alla costa del Perù meridionale, tra le città di Nazca e Palpa, si trova un'area caratterizzata da alcune testimonianze archeologiche molto particolari: le famose linee di Nazca. Si tratta di geoglifi (da non confondere con i geroglifici, una tra le prime forme di scrittura conosciute), ovvero incisioni tracciate direttamente sul terreno con tecniche diverse: rimozione o riposizionamento delle pietre, oppure esposizione di strati di terreno di colore diverso, per formare figure anche piuttosto complesse, di grandi dimensioni e visibili esclusivamente dall'alto. Alcuni mesi fa, grazie all'uso di nuove tecniche di ricognizione archeologica e all'intelligenza artificiale, il numero dei geoglifi conosciuti nell'area è più che raddoppiato, passando a 700 raffigurazioni note.
Questi geoglifi furono realizzati in un lungo periodo che va più o meno dalla metà del I millennio a. C. alla metà del I millennio d. C. Nelle fasi più antiche, a realizzare queste linee furono le genti della civiltà di Paracas, e in seguito i loro diretti successori, la civiltà Nazca. Queste antiche civiltà peruviane prosperarono nell'area molti secoli prima rispetto al più noto impero Inca. I primi occidentali a segnalare le linee furono i colonizzatori spagnoli nel ‘500, ma poi per molti secoli i geoglifi vennero ignorati a causa della loro posizione remota, fino alla loro riscoperta a partire dagli anni '20. L'esplorazione dell'altopiano desertico ha permesso di catalogarne sempre un maggior numero, anche grazie all'utilizzo di mezzi come la foto aerea, fino ai droni e all'intelligenza artificiale di oggi.
Le linee realizzate sulla superficie desertica consistono sia di raffigurazioni geometriche sia di elementi provenienti dal mondo naturale, soprattutto piante e animali (come il ragno o il colibrì), ma sono attestate anche rappresentazioni della figura umana. Nonostante in chiave sensazionalistica alcuni abbiano affermato che le linee siano visibili esclusivamente dal cielo, questo non è vero: l'area desertica tra Nazca e Palpa è circondata da numerose alture, dalle cui sommità è possibile cogliere le forme tracciate nel terreno. Per questa ragione, gli archeologi che si sono occupati dello studio della civiltà Nazca hanno ipotizzato che le raffigurazioni potessero fungere da metodo di comunicazione fra le diverse comunità che popolavano questo altopiano desertico tra il I millennio a.C. e il I millennio d.C.

Altre ipotesi vorrebbero le linee di Nazca come delle rappresentazioni religiose o comunque rituali, una sorta di contatto diretto con le divinità dei Paracas e dei Nazca, che nella visione di questi antichi popoli avrebbero potuto osservarle e apprezzarle dal cielo. Altri archeologi invece hanno pensato che alcuni geoglifi possano essere legati invece a una sorta di culto delle acque (per via della prossimità ad alcune falde acquifere in uno dei luoghi più aridi del mondo) o ancora che possa trattarsi di un calendario astronomico.

La particolarità delle linee di Nazca e Palpa ha dato adito a numerose "teorie fantarcheologiche", che le vedrebbero realizzate da civiltà extraterrestri, con funzione di piste d'atterraggio per le astronavi, oppure come un metodo vero e proprio per comunicare con gli alieni. I progressi dell'archeologia andina negli ultimi anni ci stanno permettendo di raccogliere sempre più dati sulle antiche civiltà peruviane dei Paracas e dei Nazca. Nonostante però i geoglifi siano un patrimonio UNESCO dal 1994, la loro preservazione è in pericolo, trovandosi su un'area così grande e difficilmente controllabile ed essendo spesso non visibili direttamente dal terreno, alcuni disegni sono stati distrutti o rovinati dal passaggio dei fuoristrada dei turisti, dall'erosione legata al cambiamento climatico e dalle politiche governative in materia di agricoltura ed estrazione mineraria.