Se avete già letto il nostro articolo sui falsi frutti, forse avrete intuito che la botanica è piena di apparenti controsensi. Oltre alla mela che non è un vero frutto, un altro tipico esempio di "errore" nel parlato comune è quello di definire la margherita un fiore, quando invece non lo è. Ma se non è un fiore allora cos'è? È un'infiorescenza formata da un insieme di tantissimi fiori molto piccoli. In poche righe vi spiegheremo dove si trovano i singoli fiori e come riconoscerli!
La margherita non è un unico fiore
Quelle che chiamiamo comunemente margherite sono un gruppo piuttosto vasto di piante erbacee appartenenti alla famiglia delle Asteraceae (chiamate anche Composite) che possiamo notare nei prati italiani. Il termine "margherita" racchiude viversi generi (come Leucanteum, Bellis, Aster ecc.) e numerose sottospecie di erbacee, tutte dall'aspetto piuttosto simile. Tra le specie più comuni troviamo Bellis perennis, che sarebbe meglio chiamare pratolina e Leucanthemum vulgare (Vaill.) Lam. subsp. vulgare – il cui nome scientifico deriva dalle due parole greche leukos (=bianco) e anthemon (=fiore) che richiamano letteralmente l'aspetto dell'infiorescenza. Senza entrare in tecnicismi, lungo lo Stivale queste piante vengono anche chiamate margherite comuni, margherite diploidi o leucantemi anche se per molti sono semplicemente il simbolo della primavera.
Sebbene sia considerata un unico grande fiore, la margherita è in realtà un'infiorescenza cioè un insieme di fiori più piccoli! Potremmo dire che più che un singolo fiore è un mazzo di fiorellini raggruppati in quello che viene chiamato capolino. In genere ogni capolino è formato da una singola infiorescenza (cioè un unico stelo principale che non si dirama in più margherite) ma è possibile trovarne più di una. E non è per niente un caso isolato: giusto per fare qualche esempio anche il girasole, la camomilla, il tarassaco, il carciofo, la carota e il prezzemolo danno origine a infiorescenze.
Struttura e caratteristiche della margherita
Guardando la margherita o una pratolina semplicemente ad occhio nudo possiamo notare che la loro struttura è formata da due porzioni distinte: quella centrale gialla brillante e quella esterna di colore bianco. Facendoci poi aiutare da una lente di ingrandimento possiamo analizzare con attenzione gli elementi che la compongono, identificano i singoli fiori.
Partiamo dal centro: la porzione centrale della margherita è formata da tanti piccoli fiori gialli a forma di tubo – detti appunto tubulosi – che si distribuiscono in modo ordinato a formare un disco che poggia su quello che viene chiamato ricettacolo. Sono costituiti da cinque petali fusi assieme a formare un tubicino al cui interno si trovano gli organi riproduttivi.
Passando poi alla porzione esterna possiamo vedere che la corolla di "petali" è in realtà formata da singoli fiori bianchi – chiamati in gergo ligulati – con petali modificati e fusi assieme. Questi in genere si dispongono a raggiera attorno al disco centrale su un unico piano e in un'unica fila facendo, diciamo, un giro di "petali". Contrariamente a quelli tubulosi, i fiori ligulati mancano di strutture riproduttive e sono quindi sterili.
La loro funzione è quindi prettamente vessillifera, servono sostanzialmente a farsi notare dagli insetti e per farli planare su una sorta di pista di atterraggio. Il vantaggio per la pianta ha a che vedere con l'impollinazione: essendo formata al centro da tanti minuscoli fiori fertili, la margherita sporcherà di polline l'insetto, che andrà poi a impollinare un'altra margherita. Una volta impollinati, i fiori tubulosi daranno origine a infruttescenze formate dall'unione di singoli frutti.
Sottolineiamo però una cosa: abbiamo dovuto generalizzare in alcuni punti, essendoci moltissime specie vegetali apparentemente simili che in realtà differiscono per singoli caratteri.
Solitamente nelle margherite il numero di "petali" bianchi non è fisso… ecco perché in molti di affidano al caso per capire se l'amato/a ricambia il loro affetto!
Bibliografia:
Global Biodiversity Information Facility
Portale alla Flora d'Italia – Dryades