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28 Dicembre 2025
7:00

Eric Moussambani è il nuotatore più lento del storia: la gara da solo dei 100sl olimpici a Sidney

La leggendaria storia dell'equatoguineano Eric Moussambani è una delle più incredibili dei Giochi moderni. Un ragazzo che aveva appena imparato a nuotare, ma che con una gara lentissima e coraggiosa nel 100 metri sl ha conquistato il mondo, diventando simbolo di inclusione, disuguaglianze sportive e vero spirito olimpico.

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Eric Moussambani è il nuotatore più lento del storia: la gara da solo dei 100sl olimpici a Sidney
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Eric Moussambani nella sua gara a Sidney 2000 – Credit: @Olympics, via x.com

Eric Moussambani Malonga, soprannominato “Eric l’Anguilla”, è passato alla storia come il nuotatore più lento di sempre. Siamo alle Olimpiadi di Sidney 2000, nell’enorme stadio del nuoto di Sidney, dove 17.000 spettatori si stanno godendo le imprese dell’idolo di casa Ian Thorpe (5 medaglie di cui 3 ori con altrettanti record del mondo in quell’edizione) e le prime storiche medaglie d’oro italiane nel nuoto a livello olimpico (Domenico Fioravanti nei 100 e 200m rana e Massimiliano Rosolino nei 200m misti). Quelle stesse 17.000 persone assistono però anche a una delle scene più improbabili e indimenticabili della storia olimpica: un uomo che nuota da solo, lentamente, così lentamente che si teme possa non farcela. Alla fine toccherà il bordo dopo 1 minuto e 52 secondi, quasi il doppio del tempo del penultimo classificato. Eppure lo stadio esploderà in un’ovazione, rendendo quell’uomo una vera leggenda.

Ogni tanto i Giochi sorprendono tutti, ricordandoci che il loro significato più profondo non è solo vincere. A volte, l’impresa è semplicemente quella di riuscire ad arrivare al traguardo. La storia di Eric the Eel è molto più grande della sua nuotata goffa, che parla di geopolitica, disuguaglianze, e del vero significato delle Olimpiadi, quello per cui “L’importante non è vincere, ma partecipare” secondo una frase erroneamente attribuita all’ideatore dei Giochi Olimpici moderni Pierre De Coubertin.

Chi è Eric Moussambani: un viaggio impossibile da Malabo a Sydney

Eric Moussambani Malonga nasce nel 1978 a Malabo, capitale della Guinea Equatoriale, uno dei Paesi più piccoli dell’Africa centrale. Un luogo dove il nuoto, di fatto, non esiste: niente piscine, niente allenatori, niente programmi federali. Nel 1999 però arriva un’occasione irripetibile: il Comitato Olimpico Internazionale, per rendere le Olimpiadi più inclusive, aveva introdotto gli “Universality Places”, una sorta di wild card per poter partecipare ai Giochi destinata ai Paesi più piccoli e senza infrastrutture sportive adeguate. L’obiettivo dichiarato era quello di dare a tutti, anche alle nazioni più povere o isolate, la possibilità di essere rappresentate.

Eric decide di sfruttare questa grande opportunità e chiede di poter rappresentare il proprio paese alle Olimpiadi di Sidney nel nuoto. Ma solo quando la sua candidatura viene accettata decide di imparare a nuotare. Si allena come può in una piscina lunga 20 metri di un hotel di Malabo, senza allenatore, senza piani di preparazione. A Sidney sarà addirittura il portabandiera della sua nazione che grazie agli Universality Places porterà 4 atleti: due nel nuoto, due nell’atletica.

La gara olimpica di Sidney che lo rese il nuotatore più lento della storia

Eric si ritrova quindi a partecipare alle batterie dei 100 metri stile libero senza aver mai visto una piscina da 50 metri e senza aver mai gareggiato realmente. In batteria con lui ci sono altri atleti arrivati lì con lo stesso programma: Karim Bare (Niger) e Farkhod Oripov (Tagikistan), in quello che ormai è un classico del nuoto olimpico degli ultimi anni: le prime batterie mattutine sono riservate agli atleti che sono lì per partecipare, non per aspirare ad una medaglia. Ma la storia di Eric sta per diventare ancora più incredibile, perché i suoi due compagni di gara vengono squalificati per falsa partenza. Eric resta quindi da solo ai blocchi di partenza, la piscina è tutta per lui, davanti ad un palazzetto strapieno.

Parte il via. Eric si tuffa ma subito è chiaro che qualcosa non va: bracciate disordinate, respirazione affannata, la testa fuori dall’acqua come chi nuota per non affondare. Non sembra certo di assistere ad una gara di livello olimpico. La prima vasca è difficile ma controllata, il ritorno diventa però straziante. Eric è chiaramente in difficoltà, non sembra poter essere in grado di concludere quei 100 metri. E allora arriva l’aiuto del Sydney International Aquatic Centre: 17 mila persone iniziando ad incitarlo, tutti insieme a spingere quel ragazzo arrivato dalla Guinea Equatoriale che non aveva mai visto una piscina olimpionica. Quando tocca il bordo, dopo 1:52.72, il tempo più lento mai registrato nei 100 metri a stile libero olimpici, l’arena esplode in una standing ovation che diventa immediatamente uno dei momenti clou di quei Giochi. Prima dei social, prima di poter “andare virali”, tutti si innamorano di Eric Moussambani.

La fama, le difficoltà e la rinascita

Da un giorno all’altro Eric diventa un fenomeno planetario. Le tv lo cercano, riceve inviti, lettere, offerte di lavoro. Per molti è il simbolo dell’Olimpiade più pura: quella in cui conta il coraggio di provarci, ma una volta tornato in Guinea Equatoriale scopre che la vera sfida doveva ancora iniziare.

Decide di imparare a nuotare seriamente, per ritornare ai Giochi del 2004 ad Atene, quando sarà però un problema con il visto a negargli la gioia olimpica. Continua però a lavorare per portare il nuoto nel suo Paese, diventa commissario tecnico della nazionale di nuoto della Guinea Equatoriale, creando da zero una Federazione che non era mai esistita, e tornerà a Giochi in quella veste, a Londra nel 2012. Grazie ad Eric vengono costruite le prime piscine, e i giovani della Guinea Equatoriale imparano a conoscere questo sport.

Eric Moussambani non ha vinto medaglie e non ha stabilito alcun record, ma ha sfruttato la notorietà ottenuta per essere stato il più lento nuotatore olimpico della storia per far emergere come lo sport rifletta le disuguaglianze nel mondo, e come le wild card e gli Universality Places possano essere dei programmi utili per dare una rappresentanza globale allo sport d’èlite.

La sua partecipazione ai Giochi, così come quella degli altri atleti iscritti con questo programma, può far sorridere molti o sembrare una cosa di poco conto, ma per i Paesi più piccoli e meno sviluppati si tratta di un'enorme occasione per vedersi rappresentati in un palcoscenico importantissimo, quello olimpico, e di poter offrire un futuro in ambito sportivo ai propri connazionali.

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