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10 Dicembre 2024
18:30

Esplosione al deposito ENI di Calenzano: le possibili cause dell’incidente

La violenta esplosione del 10 dicembre 2024 al deposito ENI di Calenzano (FI) che ha causato 5 morti e 26 feriti potrebbe essere stata dovuta probabilmente a vapori di idrocarburi che si sono infiammati in una pensilina di carico delle autobotti. Fortunatamente, l’incendio è stato domato rapidamente, limitando l’inquinamento.

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Esplosione al deposito ENI di Calenzano: le possibili cause dell’incidente
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Al deposito ENI di Calenzano si è verificata una violenta esplosione causata probabilmente dalla dispersione di vapori di idrocarburi nell’area di carico delle autobotti. Al momento purtroppo si contano 5 vittime e 26 feriti ma l’incendio è stato domato. Ma qual è la situazione adesso? E quali sono state le possibili cause di questo incidente?

La ricostruzione dell'incidente

Siamo a Calenzano, in provincia di Firenze. Qui si trova un importante sito industriale Eni da 170.000 metri quadrati attivo dal 1956 e che, dal 1971, è collegato tramite un oleodotto alla raffineria di Livorno. Il deposito contiene, secondo il gestore del sito, ben 152.000 tonnellate di oli minerali, soprattutto gasolio (attorno alle 132.000 tonnellate). Al suo interno si svolgono operazioni di stoccaggio, trasferimento, scarico e carico su autobotti.

L’impianto quindi presenta due aree chiave: una con 24 serbatoi, nei quali viene stoccato il materiale, e un’altra con 10 pensiline che permettono di rifornire le autobotti. Stando ai video di sorveglianza e come confermato anche da ENI in una nota ufficiale, l’esplosione sarebbe avvenuta proprio in quest’ultima zona, quella delle pensiline di carico. Una ripresa di una vicina videocamera di sorveglianza mostra infatti chiaramente un’autocisterna che esplode mentre fa rifornimento alla pensilina (che poi è stata letteralmente distrutta dall’esplosione). All’esplosione si è accompagnato un violento boato, un rogo e un’imponente colonna di fumo nerissimo visibile anche a chilometri di distanza. Il boato è stato così forte da essere registrato anche dalla rete di sismografi dell’INGV.

La tragedia potrebbe essere stata molto peggiore se l’incidente avesse coinvolto i serbatoi, soprattutto considerando la quantità di gasolio stoccato nell’area e la vicinanza del deposito alla ferrovia e all'autostrada. In ogni caso, appena dopo l’incidente sul posto sono accorse varie squadre dei Vigili del Fuoco, le forze dell’ordine e il sistema regionale per l’emergenza sanitaria e le fiamme, fortunatamente, sono durate circa un'ora.

Oltre al sito industriale, tutta l’area ha subìto disagi nelle ore immediatamente successive. L’uscita calenzano sulla A1 è stata chiusa, paralizzando le autostrade, visto che quello è uno dei punti nevralgici della rete autostradale per collegare sud e nord Italia. Ci sono stati problemi anche alla linea ferroviaria regionale, è stato necessario attivare bus sostitutivi e, ovviamente, tutti gli ospedali della zona sono stati allertati.

Le possibili cause dell'incendio al deposito

Innanzitutto dobbiamo dire che non abbiamo ancora una risposta certa e dovremo necessariamente attendere che le autorità svolgano le opportune indagini. Stando a quanto dichiarato dal presidente della regione Toscana Eugenio Giani, che a sua volta citava quanto riportato da alcuni autisti delle autobotti, l’incidente sarebbe stato causato proprio da un difetto di carico in una delle autobotti.

Secondo quanto dichiarato da ARPAT, cioè la sede toscana dell’ARPA, l’incidente sarebbe stato causato da una nube di vapore che si è sviluppata, si è spostata, è esplosa e ha quindi dato vita all’incendio. Una delle ipotesi che è emersa dalle prime ricostruzioni è che questi vapori di idrocarburi, dunque altamente infiammabili, siano entrati in contatto con qualche tipo di innesco durante il riempimento di una delle autocisterne in coda alla pensilina, dando così origine all’esplosione.

È giusto fare presente che impianti come questo sono classificati come “a rischio industriale rilevante”. In totale in Italia ce ne sono 975 – come dichiarato anche da un dirigente dell’ISPRA in un’intervista – e come tali devono (o quantomeno dovrebbero) essere sottoposti a controlli stringenti, come previsto dalla direttiva europea Seveso. L’ultima ispezione ISPRA di questo sito risale al 2017 ma è possibile che nel frattempo siano state effettuate ispezioni da altri enti, come i Vigili del Fuoco.

L'inquinamento nell'area

Sempre durante la stessa intervista viene fatto presente che la presenza di fum nero indica che ci sono sostanze non bruciate del tutto, quindi al suo interno ci sono residui di idrocarburi e monossido di carbonio. Generalmente infatti il fumo nero è “peggio” di quello bianco proprio perché indica una combustione incompleta e quindi la presenza di radicali e altre molecole tossiche o inquinanti. Allo stesso tempo, come anticipato, in poche ore le fiamme sono state domate dai Vigili del Fuoco, quindi l’emergenza è stata gestita in poco tempo, limitando la quantità di sostanze nocive disperse in ambiente. Sicuramente poi il vento che soffiava ieri nella zona ha aiutato a “tenere a bada” le concentrazioni di inquinanti e sostanze tossiche.

Attualmente l’ARPA ha prodotto un comunicato stampa nel quale viene detto che:

Le concentrazioni in aria a livello del suolo sono state ritenute trascurabili. Per tali motivi non si è ravvisata la necessità di prelievo di campioni al suolo.

Comunicazioni simili sono arrivate anche dalla Regione Toscana e dallo stesso Comune di Calenzano.

Non ci sono rischi per la salute. Le concentrazioni in aria a livello del suolo a partire dalla conclusione delle operazioni di spegnimento sono da ritenersi trascurabili e la nube dell’incendio si è dispersa in quota in tempi relativamente brevi

Il primo utilizzo di IT-Alert

Un elemento di novità dell’incidente di Calenzano è che questa è stata la prima volta in cui è effettivamente entrato in funzione IT-Alert, il sistema di allerta nazionale della protezione civile che invia una notifica sui nostri cellulari in casi di disastri come questo. Prima di ieri, infatti, il sistema aveva inviato soltanto messaggi di test. Il messaggio è arrivato a tutti i cellulari che si trovavano entro 5 km dal sito industriale alle 11:25 – quindi in realtà circa un’oretta dopo l’esplosione.

All’interno del messaggio venivano riportate le informazioni essenziali legate all’accaduto, quindi il fatto che ci fosse stato un incidente all’impianto di Calenzano e che ci fosse fuoriuscita di sostanze pericolose, invitando le persone a trovare riparo al chiuso e non avvicinarsi all’impianto.

Sono un geologo appassionato di scrittura e, in particolare, mi piace raccontare il funzionamento delle cose e tutte quelle storie assurde (ma vere) che accadono nel mondo ogni giorno. Credo che uno degli elementi chiave per creare un buon contenuto sia mescolare scienza e cultura “pop”: proprio per questo motivo amo guardare film, andare ai concerti e collezionare dischi in vinile.
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