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Avete mai visto un albero con i colori dell'arcobaleno sulla corteccia? Eppure esiste, e sembra frutto delle pennellate di un pittore su una tela! Nessun trucco, semplicemente la natura continua a sorprendere con le sue mille sfaccettature. L'Eucalyptus deglupta, nome scientifico dell'Eucalipto arcobaleno, è l'unico eucalipto presente nell'emisfero settentrionale del pianeta, che si trova soprattutto nelle foreste pluviali di Filippine, Indonesia, Nuova Guinea e Hawaii. In Italia non cresce spontaneamente e potrebbe farlo solo in pochissime zone, dal momento che necessità di tanto sole e umidità. Sicuramente è più che una attrattiva per i tanti turisti che vogliono ammirare il suo tronco dai colori singolari e sgargianti, con sfumature che vanno dal blu, al verde, all'arancione, fino al rosso. I fenomeni totalmente naturali, legati alla fisiologia della pianta e all'interazione delle clorofille con l'ossigeno presente nell'ambiente, lo rendono unico nel suo genere.
Dove si trova l'Eucalipto arcobaleno e le sue caratteristiche
L'Eucalipto arcobaleno fa parte della Famiglia delle Myrtaceae, la stessa del mirto. È originario delle Filippine, e si distribuisce in modo spontaneo nell'emisfero boreale, rimanendo l'unica specie di eucalipto ad essere presente nel nord del globo (tutte le altre specie di eucalipto sono invece originari dell'Australia).
Oltre che nelle Filippine, si può ammirare soprattutto in Guinea e in Indonesia. È stato però coltivato anche in America, in particolare alle Hawaii, a San Diego e in California, dove attrae numerosi turisti ogni anno.
Per la sua bellezza viene spesso impiantato in alcuni orti botanici, ma nei Paesi in cui è endemico viene utilizzato per la produzione della carta bianca e rimboschito subito grazie alla sua velocissima crescita. Gli esemplari medi arrivano a 30 metri, ma ci sono, soprattutto in America, molti individui che arrivano anche a 60-70 metri.
Perché la corteccia ha quei colori
Il processo di formazione dei colori sul tronco prevede l'esposizione all'aria dei pigmenti presenti sotto la corteccia, la quale si stacca naturalmente durante tutto l'anno per rimuovere eventuali parassiti che potrebbero portare malattie all'albero. Gli strati di corteccia più vecchia, molto molto sottile, vanno a staccarsi per esporre quella più giovane.
Quindi, quando la superficie del tronco dell'albero inizia a sfaldarsi per il processo di ricambio, espone delle parti ricche di clorofilla che appaiono di un verde acceso. Queste parti verdi esposte sono riuscite ad effettuare la fotosintesi perché, seppur coperte dalla vecchia corteccia, quest'ultima è talmente sottile che permette alle parti sottostanti di captare la luce.

Questa clorofilla, a contatto con l'aria e reagendo con l'ossigeno presente in essa (secondo un processo chiamato ossidazione) si degrada ed espone altri pigmenti. L'ossidazione fa trasparire il colore blu e poi l'arancione dei carotenoidi (altri pigmenti vegetali ricchissimi di grassi). Infine il tutto vira verso il rosso intenso, colore dovuto alla presenza di antocianine (pigmenti vegetali solubili in acqua), ma soprattutto di tannini (i quali servono normalmente alla pianta per proteggersi da patogeni e funghi, ma che hanno la caratteristica di virare al rosso intenso).
Inoltre, in base al tipo di tannino esposto e alla sua intensità, la corteccia si riempie di sfumature di giallo, marrone e bordeaux. Essendo il processo di sfaldatura della corteccia non omogeneo su tutto il tronco, ma avvenendo quindi in momenti diversi, i colori esposti sono tutti visibili nello stesso momento, si crea quindi l'effetto "arcobaleno". In più, il tournover dei colori, e soprattutto il loro grado di vigore sulla corteccia, sono influenzati dalle diverse condizioni ambientali (umidità, irradiazione solare, temperatura ambientale).
