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28 Ottobre 2025
15:55

Chi era il famiglio delle streghe e perché spesso aveva le sembianze di un gatto nero

Secondo la tradizione il famiglio è l’animale magico che accompagna una strega, come un gatto nero, un gufo, ragno o rospo. Nella storia e nella letteratura fantasy, il famiglio è diventato un simbolo del legame tra magia, mistero e fascino, diventando un’icona pop.

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Chi era il famiglio delle streghe e perché spesso aveva le sembianze di un gatto nero
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Credits: Cooper Hewitt, Smithsonian Design Museum, Public domain, via Wikimedia Commons

Il mondo delle streghe è formato non solo da pozioni e incantesimi, ma anche da silenziosi compagni neri, alati o pelosi: i famigli. Ma cosa significa davvero questa parola così evocativa e perché è da sempre associata alle streghe? Il termine deriva dal latino familiaris – ossia “di casa”, “domestico” – con l'accezione di servo, e dietro c'era un’idea semplice ma potente: che la strega non opera mai da sola, ma dispone di uno "spirito maligno" (che è visto come un demone minore donatale da una sua pari o addirittura dal diavolo in persona) suo servitore e alleato soprannaturale che la assiste nei suoi incantesimi, spia e danneggia i suoi nemici o addirittura le infonde potere. I famigli, insomma, sono gli occhi e le orecchie dei maghi e delle streghe.

Per capire meglio da dove ha avuto origine questa figura, bisogna tornare indietro di qualche secolo, più specificatamente nell’Europa del XVI e XVII secolo, l’epoca in cui comincia la caccia alle streghe, quando comincia a rendersi popolare la figura del famiglio, già noto nella mitologia e nel folklore anglosassone dov'era conosciuto come "familiar".

Origini storiche del famiglio e credenze popolari sulla sua figura

Nel Medioevo della caccia alle streghe essere accusati di “avere un famiglio” era ben più di un insulto: era una prova di colpa che portava in tribunale e poi eventualmente al rogo. Nei resoconti dei processi per stregoneria, come quelli inglesi o scozzesi del XVI secolo, si descrivevano famigli sotto sembianze diversi animali: gatti neri, cani, topi, ratti, ragni, insetti e ferretti soprattutto. Si pensava a loro come demoni incarnati che venivano nutriti con sangue o latte, a volte attraverso le dita della strega stessa o da altre protuberanze (come i porri). Si hanno anche testimonianze di particolari animali che sfidano le leggi della natura come mosche giganti, cani lupo, manticore o porcospini soffici al tatto, ma la caratteristica che avevano in comune era sempre la stessa: essere spiriti maligni mutaforma in grado di alterare il proprio aspetto.

Naturalmente la presenza di esseri mutaforma incarnati in animali domestici fungevano da catalizzatore e permettevano alla strega di praticare la stregoneria e l’acquisizione di poteri soprannaturali e occulti volti ad arrecare danno agli altri: anatemi, incantesimi, possessioni, sabba e malefici erano gli artefici di cui i perpetratori venivano accusati dalla Chiesa perché contro i dettami e le norme morali del tempo. A seguito di questo pensiero, si crearono svariate cospirazioni e si perpetrarono molti processi contro le streghe, tra cui va ricordato il più famoso: quello di Salem in America del Nord. Le conseguenze di queste azioni esaltate da problemi e tensioni sociali preesistenti portarono molte donne a essere ingiustamente ostracizzate, punite e in casi estremi anche uccise.

Secondo ricerche dell’Università di Hertfordshire, le superstizioni legate ai famigli alati portarono effettivamente al calo delle popolazioni di rapaci notturni nell’Inghilterra del XVI secolo perché associati alla stregoneria. In particolare, le civette, i gufi e altri esseri notturni considerati portatori di sventura finivano per essere perseguitati e uccisi dalle popolazioni locali.

Da simbolo di paura a icona pop nella letteratura fantasy

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La strega Sabrina Spellman e il suo famiglio Salem Saberhagen nella sitcom "Sabrina vita da strega"

Il “famiglio” non è dunque soltanto un gatto o un animale che fa da mascotte a un racconto o a una fiaba, ma un simbolo potente della stregoneria e del timore sociale le cui radici affondano in un’epoca di persecuzione, superstizione e controllo.

Un tempo compagno invisibile della strega, oggi è diventato icona nella cultura pop, dal film horror al cosplay, spesso rivoluzionando l’immagine negativa tradizionalmente affidatagli. Ad esempio, nella saga Harry Potter di J.K. Rowling, i gufi, e in particolare Edwige la civetta, diventano emblema di intelligenza, fedeltà e comunicazione tra mondi. Poi abbiamo il famiglio stregato per antonomasia, rappresentato dal gatto nero Salem nella sitcom del 1996 “Sabrina vita da strega” dove diventa un compagno ironico e pungente; oppure ancora nel film “Kiki – Consegne a domicilio” di Studio Ghibli il gatto Jiji assume toni dolci e quotidiani e fa sia da mediatore tra la strega e il mondo sia per raccontare la crescita personale e l’autonomia di Kiki.

Da spiriti demoniaci a iconici compagni di viaggio, i famigli riflettono il modo in cui la società ha trasformato in maniera affascinante la paura in simbolo di affetto, ironia e mistero.

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