;Resize,width=638;)
In questi giorni si sta parlando della febbre del Nilo occidentale, o West Nile Disease, a seguito della morte il 18 luglio di una donna di 80 anni a Pordenone. Il caso ha portato all'attenzione dell'autorità la questione, e che quindi hanno preso iniziative di disinfestazione e precauzione nella zona. La West Nile è una malattia virale infettiva nell'uomo, trasmessa dalla puntura di zanzare del genere Culex che non si trasmette da essere umano a essere umano ed è solo raramente mortale, essendo tendenzialmente asintomatica o con una sintomatologia abbastanza leggera (nausea, vomito, mal di testa, dolori muscolari). Poiché non esistono vaccini l'unica difesa per ora è la prevenzione.
Cos'è la febbre del Nilo e come si trasmette
La West Nile Disease, o Febbre del Nilo, è una malattia infettiva causata dal virus West Nile, trasmesso dalle punture di zanzara, principalmente del genere Culex.
Generalmente il serbatoio di infezione sono gli uccelli (il virus si annida in particolare nelle loro ghiandole salivari), che vengono punti dalle zanzare. L'unica fonte di trasmissione del virus, e quindi della malattia, è la puntura delle zanzare portatrici; la malattia non si trasmette da essere umano a essere umano. Gli animali e l'uomo sono quindi ospiti occasionali, mentre il target generale sono gli uccelli. Una volta punti, però, gli unici che mostrano i sintomi della malattia sono gli esseri umani e i cavalli.
Questo virus è diffuso soprattutto nelle regioni subtropicali o temperate del pianeta, ma si trova anche in Europa. In Italia ci sono state segnalazioni di focolai dal 1998, e tutt'oggi sono riportate notizie di casi.

Quali sono i sintomi della West Nile
Generalmente la West Nile ha una sintomatologia quasi nulla (infezione asintomatica), o potrebbero mostrarsi sintomi leggeri, quali ad esempio linfonodi ingrossati, nausea, vomito, mal di testa, dolori muscolari, arrossamento degli occhi e febbre. L'incubazione varia dai 2 ai 14 giorni, fino a 21 giorni per i pazienti immunosoppressi o fragili. I sintomi, invece, durano generalmente pochi giorni e si risolvono in modo autonomo. Per questo infatti non c’è una cura specifica. L'immunità raggiunta dopo la guarigione può anche durare a vita.
In rari casi possono essere presenti sintomi più gravi, che possono andare dal disorientamento, al tremore, disturbi della vista, paralisi, convulsioni e coma. In questo caso si procede al ricovero ospedaliero per avere cure adeguate al caso. In casi ancora più rari, l'infezione può svilupparsi in un'encefalite e diventare quindi letale. Questo è esattamente ciò che è accaduto recentemente alla paziente di Pordenone.
la diagnosi avviene attraverso test sierologici sul sangue dei sospetti infetti, ricercando gli anticorpi specifici, come le Immunoglobuline M (IgM).
I metodi di prevenzione: le raccomandazioni dell'ISS
A oggi non c'è un vaccino per questa malattia, ma sicuramente esistono metodi di prevenzione. Lo stesso Istituto Superiore di Sanità (ISS) consiglia di utilizzare zanzariere, spray repellenti, svuotare l'acqua stagnante in vasi e abbeveratoi per animali, tenere le piscine pulite e indossare pantaloni lunghi nelle zone dove c'è possibilità di contagio.
L'ISS possiede un bollettino consultabile sul suo sito per la sorveglianza epidemiologica, utile a capire dove è diffuso il virus e quanti casi nell'uomo ci sono. Finora, a luglio 2024 in Italia sono stati registrati soli 3 casi, tra cui quello di Pordenone.