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14 Maggio 2025
8:00

Giro d’Italia: storia e origini della “corsa rosa” organizzata dalla Gazzetta dello Sport

Milioni di appassionati seguono ogni anno il Giro d’Italia, che dal 1909 porta i corridori sulle strade di tutta la Penisola. La corsa esiste da più di un secolo e ha accompagnato l'evoluzione del nostro Paese in tutte le sue fasi, dall’inizio del Novecento all’epoca attuale.

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Giro d’Italia: storia e origini della “corsa rosa” organizzata dalla Gazzetta dello Sport
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Il Giro d’Italia, organizzato ogni anno dalla Gazzetta dello Sport, si snoda lungo un percorso che varia tra i 3.000 e i 4.000 km, suddiviso in circa 20 tappe. Le origini di questa celebre corsa risalgono ai primi anni del Novecento, un periodo in cui la bicicletta  stava iniziando a diffondersi come mezzo di trasporto, seppur in modo ancora limitato. La prima edizione del Giro si svolse nel 1909, su un tracciato di otto tappe con partenza e arrivo a Milano. Il 13 maggio di quell’anno, i 127 ciclisti in gara, tra cui Luigi Ganna, che sarebbe stato il primo vincitore, partirono da piazzale Loreto. Da allora, il Giro ha visto una costante evoluzione, sia sotto il profilo tecnico che organizzativo. Negli anni, è stato palcoscenico di gesta leggendarie e di sfide emozionanti, come quelle che coinvolsero Fausto Coppi e Gino Bartali all’indomani della Seconda guerra mondiale. La corsa si è disputata ogni anno, tranne due interruzioni in corrispondenza dei conflitti mondiali. L’edizione del 2025 è la numero 108.

Le origini del Giro d’Italia

Il Giro d’Italia nacque nel 1909, quando la bicicletta, nella sua forma moderna, esisteva da circa trent’anni, essendo nata negli anni ’80 dell’Ottocento. Il suo uso come mezzo di trasporto era ancora relativamente limitato e in Italia era anche squilibrato sul piano geografico, perché nel Centro-Nord era di gran lunga maggiore che al Sud, ma la diffusione del mezzo era in rapida ascesa. Il fatto che la bicicletta fosse usata da milioni di persone contribuiva a suscitare interesse intorno alle corse ciclistiche.

Bicicletta del 1888 al Transport Museum di Coventry
Bicicletta del 1888 al Transport Museum di Coventry.

Il ciclismo sportivo era nato quasi contemporaneamente alla bicicletta e pochi anni dopo, nel 1903, su iniziativa del giornale parigino L’auto era stata istituita una grande corsa a tappe, il Tour de France. Nel 1908 l’idea della corsa a tappe fu ripresa in Italia da alcuni giornalisti della Gazzetta dello Sport, che decisero di organizzare una gara dello stesso genere. Determinante fu il ruolo di Armando Cougnet, principale organizzatore del Giro, del quale fu direttore dalle origini al 1948. Cougnet infatti era un organizzatore visionario, ed è stato lui a ideare la struttura e il format del Giro.

Gli anni eroici: dalle origini alla Seconda guerra mondiale

La prima edizione del Giro si disputò nel 1909. La corsa era divisa in otto tappe, con partenza e arrivo da Milano (la città dove ha sede la redazione della Gazzetta). Parteciparono 127 ciclisti, dei quali solo 43 terminarono la prova. Vincitore della classifica finale fu il piemontese Luigi Ganna.

Luigi Ganna
Luigi Ganna.

I primi anni del Giro sono considerati anni “eroici”. La corsa si disputava in larga parte su strade non asfaltate e i concorrenti, non seguiti da autovetture, dovevano provvedere da sé a tutte le esigenze. Una parte dei ciclisti gareggiava all’interno di squadre, ma esistevano anche i corridori “isolati”, che si iscrivevano individualmente. La corsa si disputava quasi esclusivamente nell’Italia centro-settentrionale, perché i produttori di biciclette, che finanziavano le squadre partecipanti, avevano poco interesse a portare il Giro al Sud.

Negli anni tra le due guerre la popolarità del Giro d’Italia aumentò. Fu il periodo nel quale si affermarono corridori come Costante Girardengo, Alfredo Binda, Learco Guerra e, nella seconda metà degli anni ’30, Gino Bartali.

Nel 1931 fu introdotto il simbolo più noto del Giro, la maglia rosa, destinata al leader della classifica generale. Il colore fu scelto, come è facile intuire, in omaggio alla Gazzetta dello sport.

La crescita del Giro: dalla ricostruzione a oggi

Dopo l’interruzione degli anni 1941-45, dovuta alla Seconda guerra mondiale, il Giro d'Italia riprese nel 1946. Il periodo compreso tra la fine della guerra e i primi anni '60 è considerato l’epoca d’oro delle corse in bicicletta, che raggiunsero il massimo livello di popolarità.

Due ciclisti, Fausto Coppi e Gino Bartali, diedero vita a una rivalità che divise profondamente gli italiani ed entrò nell’immaginario collettivo. Terminata la loro epoca, il ciclismo perse una parte della sua popolarità a vantaggio di altri sport, in primis il calcio, ma restò ugualmente una delle passioni degli italiani. Gradualmente, il Giro assunse caratteristiche più moderne.

Negli anni ’50 nacquero le prime squadre di corridori sponsorizzate non dai produttori di biciclette, ma da altre aziende; negli anni ’60 si verificarono i primi casi di doping (una piaga che ha inficiato la regolarità del ciclismo anche in anni recenti). Uno dei casi più famosi ebbe per protagonista il corridore belga Eddy Merckx, vincitore nel 1968, che nel 1969 risultò positivo e fu per questo squalificato. Merckx, però, riuscì a superare lo shock della squalifica e divenne il “cannibale” del ciclismo mondiale, vincendo, tra le varie corse, altre quattro volte il Giro. Tra i pochi corridori capaci di sfidarlo figurava l'italiano Felice Gimondi, che vinse la corsa rosa tre volte.

Merckx (in maglia rosa) e Gimondi al Giro del 1970
Merckx (in maglia rosa) e Gimondi (dietro di lui) al Giro del 1970.

In tempi più recenti, il ciclista capace di emozionare maggiormente il pubblico è stato probabilmente Marco Pantani, vincitore del Giro nel 1998 (anno nel quale vinse anche il Tour de France). Nel 1999 Pantani, leader in classifica generale e avviato verso un’agevole vittoria, fu sospeso dagli organizzatori a causa dei valori ematici superiori ai limiti, dando vita a un acceso dibattito tra chi lo riteneva colpevole di doping e chi riteneva che la sospensione fosse dovuta a un complotto.

L’ultimo vincitore è lo sloveno Tadej Pogačar, che ha trionfato nell’edizione del 2024.

Record di vittorie: alcune statistiche

Il record di vittorie della classifica generale spetta a tre ciclisti, che hanno vinto il Giro cinque volte ciascuno:

  • Alfredo Binda (1925, 1927, 1928, 1929, 1933).
  • Fausto Coppi (1940, 1947, 1949, 1952, 1953).
  • Eddy Merckx (1968, 1970, 1972, 1973, 1974).
Fausto Coppi
Fausto Coppi.

Dal punto di vista dell’età, il vincitore più anziano è stato Fiorenzo Magni, che nel 1955 trionfò all’età di 35 anni e 180 giorni; il più giovane è stato Coppi, che nel 1940 vinse la corsa a soli 20 anni e 298 giorni.

Il corridore che ha vinto più tappe è invece lo sprinter Mario Cipollini, con 42 vittorie in 14 edizioni del Giro tra il 1989 e il 2003.

Al Giro non sono premiati solo i vincitori delle tappe e i vincitori della classifica finale, ma sono previste anche altre classifiche, ognuna delle quali dà diritto al leader di indossare una specifica maglia:

  • Classifica a punti (maglia ciclamino), basata sull’assegnazione di punti al traguardo di ogni tappa e in alcuni traguardi intermedi.
  • Classifica della montagna (maglia azzurra), stabilita in base ai passaggi sulle principali salite.
  • Classifica giovani (maglia bianca), per i corridori under 25.

In passato esistevano anche altre classifiche e altre maglie, tra le quali la famigerata maglia nera, assegnata dal 1946 al 1951 e nuovamente nel 1967 all’ultimo ciclista in classifica generale.

Fonti
Giro d’Italia. Tutte le edizioni storiche
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