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19 Aprile 2024
6:00

I corpi di Pompei non sono pietrificati: si tratta di calchi, ecco come sono stati realizzati

I calchi delle vittime di Pompei dell’eruzione del 79 d.C. sono stati ricavati con una miscela di acqua e gesso ideata dall'archeologo Giuseppe Fiorelli nell'800, sfruttando i vuoti lasciati dalla decomposizione dei corpi dopo che questi erano stati sepolti dallo strati di pomici e cenere.

A cura di Andrea Basso
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I corpi di Pompei non sono pietrificati: si tratta di calchi, ecco come sono stati realizzati
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I "corpi" delle vittime dell’eruzione del 79 d.C. di Pompei, sono una delle testimonianze più drammatiche degli ultimi momenti vissuti dalle persone investite da questa tragedia di quasi 2000 anni fa. Molte persone non sanno però che non si tratta di corpi pietrificati ma di calchi. Questi non sono stati ricavati direttamente dai corpi delle vittime, ma sono stati realizzati artificialmente sfruttando i vuoti lasciati dalla decomposizione dei corpi (e anche di animali e piante) già a partire dal XIX secolo. Si tratta nello specifico di impronte di gesso contenenti all'interno le ossa delle vittime. Le persone che persero la vita nel corso dell’eruzione sono state ritrovate nelle stesse posizioni che avevano assunto poco prima di morire e i calchi hanno ripreso queste posizioni. In qualche caso, però, specie per i calchi realizzati nell’800, alcune pose o espressioni sono state leggermente modificate a causa dei restauri o per esaltarne la drammaticità.

Nel corso degli scavi a Pompei, iniziati già nel XVIII secolo, sono stati ritrovati i resti di oltre 1000 vittime dell’evento vulcanico. Da questi sono stati ottenuti un centinaio di calchi. Durante l’eruzione, i corpi di queste persone vennero sepolti da uno spesso strato di pomici e cenere, che ha permesso di conservare le vestigia della città fino ai nostri giorni. I calchi più noti sono quelli degli amanti, forse una coppia rimasta vicina negli ultimi istanti, e quelli dei fuggiaschi, 13 persone, adulti e bambini, che pensavano di aver ritrovato riparo all'interno di un giardino.

Come sono stati realizzati i calchi

I corpi delle vittime, dopo essere stati sepolti, si sono lentamente decomposti, lasciando un vuoto all’interno dello strato di ceneri e pomici che nel frattempo si era compattato. Di conseguenza, con la scomparsa dei tessuti molli, di questi individui rimanevano solo le ossa all’interno di un guscio vuoto, una sorta di impronta in negativo. Queste impronte, non solo delle vittime, hanno permesso anche di risalire alla forma di tantissimi oggetti in materiale deperibile, come mobili e arredamento.

Quando gli archeologi intercettavano uno spazio vuoto nel corso degli scavi, gettavano all’interno della cavità una colata composta da una miscela di acqua e gesso. Una volta che il calco si era asciugato, si poteva procedere nell’attività di scavo, mettendo in luce la forma in negativo dell’oggetto o del corpo che aveva lasciato l’impronta nello strato di ceneri e pomici.

calchi pompei

Questo metodo venne inventato da Giuseppe Fiorelli, archeologo che lavorò a Pompei dal 1847 al 1870, gestendo il sito sia durante la dominazione borbonica del Regno delle Due Sicilie, sia con l’Italia unita. Il metodo della colata di gesso ha permesso di visualizzare in maniera piuttosto drammatica gli ultimi istanti delle persone che persero la vita nel corso dell’evento vulcanico.

Alcuni calchi, specie quelli realizzati nell’800, hanno subito delle modificazioni. Agli albori degli scavi a Pompei, alcuni calchi furono realizzati con minore precisione e dettaglio a causa delle limitazioni delle tecniche disponibili al tempo di Fiorelli. Inoltre, nel corso degli anni, alcuni calchi potrebbero essersi deteriorati o aver subito danni dovuti a fattori ambientali o a una cattiva gestione. Ad esempio, molti di questi sono andati distrutti o rovinati a causa dei bombardamenti del 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale.

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Per migliorare la precisione e l'aspetto estetico (aggiungendo particolari come le labbra o il naso) di questi calchi, artisti e restauratori hanno occasionalmente applicato ulteriore intonaco, elementi scolpiti o riparato aree danneggiate. Queste modifiche sono state generalmente eseguite con l'obiettivo di rappresentare meglio l'aspetto originale dell'individuo o catturare le sfumature dei suoi momenti finali, e per questo non dovrebbero essere considerate delle falsificazioni.

Oggi, grazie alle nuove tecnologie non invasive, è possibile eseguire delle analisi antropologiche sulle ossa contenute all’interno dei calchi. In questo modo agli individui viene attribuito un sesso e un’età alla morte, ma si aprono anche prospettive per lo studio di patologie e alimentazione.

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