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29 Aprile 2022
15:00

I motivi per cui la Russia di Putin vuole il Donbass. La nuova fase della guerra in Ucraina

La Russia di Putin vuole il Donbass non solo perché è un’area dalla grande valenza storica e geopolitica, ma anche perché è molto ricca di risorse naturali. Capiamo i motivi per cui la guerra in Ucraina si è spostata in questa regione.

A cura di Giorgio Cella
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I motivi per cui la Russia di Putin vuole il Donbass. La nuova fase della guerra in Ucraina
La battaglia del Donbass

La guerra tra Russia e Ucraina è entrata nella sua seconda fase e purtroppo sembra lontana da una sua possibile conclusione. In questo momento, dopo la conquista russa della città di Mariupol, l’attenzione strategica dei due contendenti sembra essere tornata a concentrarsi sull’area del Donbass. In questa analisi vedremo quali risorse naturali e ricchezze sono presenti in quest’area, sotto quali aspetti geopolitici la regione viene considerata importante da Russia e Ucraina e quali sono i potenziali scenari futuri.

Geografia ed economia del Donbass

Il Donbass, il cui nome è l’abbreviazione di Doneckij bassejn, ossia bacino del Donbass, è una vasta regione di circa 5 milioni di abitanti nel sud-est ucraino. La regione è attraversata dal fiume Donec e copre tre grandi province: le due aree di Lugansk e Donetsk, a vocazione secessionista, e l’area di Dnipropetrovsk. Fin dal XIX secolo l’area divenne un importante centro economico, specialmente per via dell'attività di estrazione di carbone e poi dell’attività siderurgica e dell’industria pesante. Oggi il Donbass, nonostante le pesanti distruzioni materiali dovute alla guerra, è una zona ancora potenzialmente molto ricca.

Risorse e ricchezze Donbass

Perché il Donbass è una regione ricca e contesa

Oltre alle questioni geopolitiche e agli scontri tra potenze, non dobbiamo dimenticarci il lato economico di questo conflitto. Le terre del Donbass, infatti, celano un tesoro particolarmente utile per l’economia e la tecnologia del XXI secolo. Dal petrolio al gas naturale, dal carbone all’uranio, senza considerare manganese, titanio, ferro, terre rare e tanti altri. Si tratta di beni che non solo fanno gola ai russi, ma anche alla maggiore potenza alleata di Mosca, la Cina, che ha naturalmente sempre più bisogno di queste risorse per la sua economia in espansione e per la sua grande popolazione.

La valenza storica del Donbass

La regione del Donbass ha una grande valenza storica. Nei secoli è stata una zona contesa tra le varie potenze dell’area come russi, cosacchi ucraini e turchi ottomani, e dal tempo di Caterina II (zarina dal 1762 al 1796) finì nell’orbita del potere russo, prima zarista e poi sovietico.

È proprio contro i leader sovietici, in particolare Lenin, che Putin si è abbattuto nei discorsi che hanno preceduto l’invasione dell’Ucraina del 24 febbraio scorso. Lenin, infatti, è stato descritto da Putin come il creatore dell’Ucraina ed è stato incolpato dall’attuale presidente russo di aver strappato alla Russia il Donbass e poi di averlo ceduto – insieme ad altri territori – all’Ucraina. Lo stesso trattamento è toccato a Kruscev, secondo Putin colpevole di aver ceduto la Crimea alla sovranità ucraina nel 1954.

Donbass Lenin

Ad ogni modo, dall’epoca sovietica in poi, l’impronta russa sul Donbass è rimasta viva sul piano dell’identità, della lingua e della religione. Larghe parti dell’area sono a maggioranza russofona, il che significa che la maggior parte della popolazione parla il russo. Questo elemento non significa per forza che tutti gli abitanti siano russofili (cioè a favore della Russia); anzi, i primi due mesi dell'attuale conflitto ci hanno dimostrato il contrario.

La geopolitica del Donbass dalla crisi del 2014 ad oggi

La regione del Donbass è stata al centro del conflitto che ha opposto la Russia all’Ucraina dal 2014 in poi. È in quell’anno che Putin, di fatto, ha annesso la Crimea alla Federazione Russa, tramite operazioni militari ibride e poi organizzando un referendum sull’indipendenza della penisola (referendum non riconosciuto, però, dalla comunità internazionale). Sempre nel fatidico 2014 abbiamo l’inizio della guerra nel Donbass. Unità paramilitari filorusse presero progressivamente il controllo degli edifici amministrativi e issarono le bandiere russe e della Novorossyia dichiarando l’indipendenza da Kiev. Per Novorossyia (Nuova Russia) si intende la nuova entità territoriale che i separatisti volevano ricreare sulla falsa riga del disegno imperiale zarista ai tempi di Caterina II .

In seguito a queste dinamiche nacquero le due repubbliche indipendentiste di Donetsk e Lugansk, riconosciute come indipendenti da Putin non subito, nel 2014, ma solo tre giorni prima dell’invasione dell’Ucraina, il 21 febbraio 2022. Le due repubbliche non coincidono territorialmente con le due regioni (oblast) di Donetsk e Lugansk: sono più piccole. Tuttavia nelle loro costituzioni affermano che riconoscono la loro sovranità anche sulle aree restanti ed è proprio sfruttando anche questa affermazione che Putin si è sentito autorizzato a invadere l'Ucraina.

guerra del donbass

Tornando un attimo al 2014, bisogna ricordare che i primi due anni di guerra furono a tratti ad alta intensità, con battaglie molto dure che portarono a importanti distruzioni materiali (basti pensare all’aeroporto di Donetsk o al suo famoso stadio, entrambi ridotti in macerie). I tentativi di porre fine al conflitto si tradussero, sul tavolo del negoziato, nei famosi Accordi di Minsk I e Accordi di Minsk II. Questi ultimi ressero meglio rispetto ai primi, sebbene una strisciante guerriglia proseguì negli anni, portando a un numero complessivo di oltre 14.000 morti. Divenne, quindi, in sostanza, un conflitto congelato, per lo più a bassa intensità, ma mai del tutto spento e con continue provocazioni e morti da entrambi i lati.

Quale futuro per il Donbass?

In questi giorni la Russia sembra essersi di nuovo indirizzata verso il Donbass e in generale verso l’area costiera meridionale dell’Ucraina. È ancora presto per capire se oltre l’obbiettivo di conquistare il Donbass, Mosca voglia davvero aprire un altro fronte a sud-ovest, nell’ambizioso tentativo di occupare l’area che dalla Crimea giunge alla Transnistria. Quel che è certo, però, come affermato dallo stesso Putin nei giorni scorsi al Segretario Generale delle Nazioni Unite, è che la Russia tra i suoi obbiettivi finali, ha quello di ottenere il controllo del Donbass, insieme al riconoscimento internazionale della Crimea russa. Ancora non è chiaro, oltre alle due regioni di Donetsk e Lugansk, quali e quante parti della regione Mosca vorrà conquistare e tenere sotto il suo controllo. Solo il proseguo della guerra e i successivi (eventuali) tavoli dei negoziati ci diranno se le volontà russe erano ambizioni realistiche o solo aspirazioni.

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