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I satelliti NASA Landsat 8 e Landsat 9 hanno ripreso la comparsa nel Mar Caspio al largo dell’Azerbaigian l’emersione di un’isola all’inizio del 2023 e la sua successiva scomparsa alla fine del 2024. L’“isola fantasma” si è formata in seguito all’eruzione del vulcano di fango Kumani Bank, conosciuto anche come Chigil-Deniz. Non è la prima volta che le sue eruzioni originano queste isole. I vulcani di fango, strutture che eruttano miscele di idrocarburi, acqua e sedimenti argillosi, sono tipici delle aree situate presso i margini tra due placche litosferiche convergenti, come l’Azerbaigian.
Le “isole fantasma” nel Mar Caspio: come si formano
La prima eruzione del vulcano Kumani Bank, situato a circa 25 km al largo della costa orientale dell’Azerbaigian, risale al 1861. Da allora, la sua attività ha prodotto numerose isole poi scomparse. L’ultima ha fatto la sua apparizione all’inizio di febbraio 2023: i satelliti l’hanno immortalata insieme a un pennacchio di sedimenti che si è diffuso nelle acque circostanti. Inizialmente l’isola era larga circa 400 m, mentre alla fine del 2024 era stata quasi completamente smantellata dall’erosione da parte delle onde. Le otto precedenti eruzioni del Kumani Bank avevano originato isole di diverse dimensioni, che sono scomparse in tempi più o meno brevi. Per esempio, l’evento del 1861 aveva prodotto un’isola larga appena 87 m, mentre quella del 1950, la più intensa, ne aveva formata una larga 700 m e alta 6 sopra il livello de mare.

I vulcani di fango dell’Azerbaigian che creano le “isole fantasma”
Il Kumani Bank è uno dei numerosi vulcani di fango dell’Azerbaigian, dove se ne contano più di 300, la maggior parte dei quali si trova sulla terraferma. Queste strutture coniche hanno un diametro variabile tra pochi metri e diversi kilometri (in Azerbaigian possono raggiungere un diametro di 10 km e 700 m di altezza). La loro formazione è legata alla presenza nel sottosuolo di grandi accumuli di materia organica la cui decomposizione rilascia gas metano e di sedimenti argillosi ricchi di acqua. Nelle aree in cui agiscono intensi sforzi compressivi, come quella dell’Azerbaigian (situato dove le placche araba e eurasiatica convergono), i gas e i liquidi presenti nei sedimenti sono sottoposti a pressioni molto elevate che li fanno risalire fino in superficie attraverso le faglie che in queste zone tettonicamente attive caratterizzano la crosta terrestre. Il risultato è che si verifica l’eruzione di una miscela di acqua, idrocarburi e sedimenti, che vengono depositati all’esterno originando una struttura conica di fango. Queste eruzioni possono anche essere pericolose, dal momento che i gas emessi possono generare fiamme altissime.
Anche in Italia sono presenti vulcani di fango, per esempio in Sicilia e in Emilia-Romagna. Si ritiene che queste strutture possano essersi formate perfino su Marte.
