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3 Gennaio 2025
6:00

Il disastro di Texas City: l’incidente industriale più letale nella storia degli Stati Uniti

Le esplosioni del porto di Texas City, nel 1947, causarono più di 550 vittime e distruzione su vasta scala nella piccola cittadina. L'incidente fu causato dalla presenza di grandi quantità di nitrato di ammonio e la mancanza di misure di sicurezza adeguate.

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Il disastro di Texas City: l’incidente industriale più letale nella storia degli Stati Uniti
Texas city Disaster 1947
Public domain, via Wikimedia Commons

Due tremende esplosioni distrussero il porto di Texas City, a pochi chilometri da Houston (TX, USA) il 16 aprile 1947, in quello che ad oggi è l'incidente industriale più letale della storia degli Stati Uniti: secondo le stime della Texas State Historical Association, le vittime furono più di 550. Le navi civili coinvolte nell'incidente, la S.S. Grandcamp e la S.S. High Flyer, trasportavano merci di vario tipo destinate al mercato francese, tra cui grandi quantità di nitrato di ammonio: proprio questo composto chimico, utilizzato come fertilizzante in agricoltura, fu alla base delle due detonazioni che causarono vittime, feriti e ingenti danni sull'intera città.

La prima esplosione sulla Grandcamp

La Grandcamp era una nave da carico di produzione statunitense, utilizzata per i rifornimenti agli alleati durante la Seconda Guerra Mondiale, ricommissionata e donata al governo Francese alla fine del conflitto.

Alle 8 del 16 aprile 1947 gli addetti ripresero le operazioni di carico sulla nave, che comprendevano 2300 tonnellate di nitrato d'ammonio. Quasi immediatamente il personale addetto al carico si accorse di un principio d'incendio nelle stive: un primo tentativo di estinguerlo con piccole quantità d'acqua fu interrotto dal capitano della nave, preoccupato dalla possibilità di danneggiare il carico. Fu quindi deciso di chiudere la stiva e utilizzare vapore per cercare di soffocare l'incendio, ma senza successo.

Alle 8:30 il personale di carico fu evacuato e allontanato dall'area: questi lavoratori furono tra i pochi a salvarsi dalle successive conseguenze. Nelle vicinanze rimase invece l'equipaggio della nave, insieme ai pompieri e i volontari locali (una squadra di 26 persone) chiamati per estinguere l'incendio.

Disastro Texas City 1947
Credits: Flickr CC BY NC ND 2.0

Tra le 8:45 e le 9, come testimoniato anche da alcune foto, dalla nave si levava già un denso fumo rossastro indice dell'estensione dell'incendio, con le pareti metalliche della stiva così incandescenti da far evaporare l'acqua delle lance antincendio.

L'improvvisa esplosione delle 9:12 (in realtà una rapida successione di almeno due esplosioni) spazzò l'area del porto con estrema violenza: i suoi effetti, con vetri rotti e forti boati, furono sentiti anche nella città di Galveston a 16 km e in alcune zone di Baytown a 25 km, favoriti dalla propagazione dell'onda d'urto attraverso le acque del canale.

Tutto il personale antincendio locale e l'equipaggio della Grandcamp, ad esclusione di 7 persone, perì in questo istante, insieme ad altri lavoratori dell'area portuale e delle vicine fabbriche. Purtroppo, anche molte persone dall'area residenziale, che si erano avvicinati all'area incuriositi dal fumo e dal trambusto furono travolte dalla terribile esplosione. In questi istanti si concentrarono la maggior parte dei decessi della giornata.

Si contarono inoltre tra i 2000 e 3000 feriti, soprattutto tra gli operai della vicina zona industriale e tra i bambini in quelle ore a scuola, feriti da detriti e vetri causati dalle esplosioni.
Frammenti della nave o parti del carico, tra cui materiale da trivellazione pesante fino a 1200 kg, furono ritrovati anche a 4 km dal porto, che fu praticamente raso al suolo. Una seguente onda di circa 4 metri sommerse l'area circostante e il vicino impianto della Monsanto, spostando una nave da rifornimento per 60 metri sulla terraferma.

La seconda esplosione e i danni nell'area circostante

L'esplosione della Grancamp danneggiò pesantemente le navi circostanti, tra cui la High Flyer: anche questa nave stava caricando grandi quantità di nitrato (961 tonnellate, oltre a 2000 tonnellate di zolfo), ed era ferma per lavori di manutenzione alle turbine, rendendo impossibile manovrarla senza l'aiuto di rimorchiatori.

Anche il carico della High Flyer prese fuoco: la nave fu sradicata dal suo attracco scontrandosi contro un'altra. L'ancora  cadde sul fondale e bloccò la nave sul posto: i rimorchiatori arrivati da Galveston tentarono a più riprese di spostarla, riuscendo infine a disincagliarla ma, durante lo spostamento verso l'uscita del porto, partì la seconda esplosione alle 1:12 del 17 aprile.

Visto che l'intera area era stata evacuata, le perdite furono molto più limitate e incredibilmente l'equipaggio del rimorchiatore restò solamente ferito.

Texas City Disaster
L’estensione dei danni nell’area industriale e nel porto di Texas City. Credits: Rice University Digital Collection (Autore sconosciuto, Fair Use Section, US Copyright Law)

La zona industriale circostante subì ingenti danni, mentre nell'area residenziale un terzo dei 1519 edifici fu dichiarato non abitabile (da abbattere o quantomeno bisognoso di estesi lavori) e molti altri richiesero lavori minori, principalmente riparazioni di tetti o infissi: il conto dei danni stimato fu di almeno 33 milioni di dollari dell'epoca (circa 460 milioni attuali, considerando l'inflazione).

I pericoli del nitrato d'ammonio

Il nitrato di ammonio (NH4NO3) è uno dei primi e più importanti fertilizzanti sintetici sviluppati dall'uomo, per la sua capacità di rilasciare azoto (35% in peso) nel terreno e favorire la crescita delle piante. Allo stesso tempo, si tratta di un composto ossidante e per questo usato insieme a composti esplosivi nell'industria bellica. In condizioni normali è relativamente stabile e di difficile combustione, resistente a fonti di calore o frizione. Eventuali trattamenti anti-umidità con cere o paraffine, uniti a materiali di confezionamento come sacchi di carta, possono però favorirne l'infiammabilità.

A temperature oltre i 170 °C, il nitrato d'ammonio va incontro a decomposizione rilasciando gas azotati (NO2, N2O, N2O4) dal caratteristico colore rossastro e incendiandosi raggiunge temperature fino a 1500 °C (2700 F).
Un esplosione di questo tipo, purtroppo, si è verificata anche a Beirut il 4 agosto del 2020.

biossido d'azoto esplosione beirut
Il tipico aspetto rossastro dei gas azotati come NO2, la molecola in sovraimpressione, rilasciati per decomposizione del nitrato di ammonio. Il fotogramma è tratto dai filmati dell’esplosione di Beirut del 4 agosto 2020, un disastro con dinamiche molto simili a quello di Texas City.

Gestione del disastro e analisi dell'accaduto

La gestione dei soccorsi, con personale medico e antincendio arrivato rapidamente dalle città vicine, fu lodevole nonostante la mancanza di un piano d'emergenza. Gli studi successivi all'evento evidenziarono però gravi mancanze nella sicurezza dell'area portuale e nell'assenza di informazioni per lo stoccaggio e la movimentazione dei carichi di nitrato d'ammonio: i lavoratori portuali non erano a conoscenza della pericolosità della merce, le autorità locali non venivano avvisate della movimentazione del carico e nessuno avvisò il personale antincendio che intervenne al mattino.

Questi accorgimenti, ora parte della normale operatività in molte nazioni, avrebbero potuto salvare molte vite: ancora oggi, però, cattive pratiche e disattenzioni possono portare a ripetere simili tragedie.

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