La scultura del grande leone alato in bronzo che da secoli custodisce Piazza San Marco e tutta la laguna di Venezia, posizionata all'apice di una colonna di fronte al mare chiamata proprio Colonna di San Marco, potrebbe non essere in realtà veneziana, ma cinese. Peraltro probabilmente non raffigurerebbe nemmeno un leone. Lo studio di due professori universitari dell'Università di Padova (Massimo Vidale e Gilberto Artioli), infatti, indica che l'opera non sarebbe riconducibile all'arte ellenistica del IV secolo a.C., di Tarso, in Anatolia, come si ritiene da centinaia di anni, ma si tratterebbe di un'opera realizzata in Cina tra l'VIII e il IX secolo che ritrae non un felino alato bensì una creatura mitologica chiamata Zhènmùshòu. Al momento non si tratta di una certezza, ma le prove della ricerca sembrano piuttosto convincenti: vediamole.
La teoria della provenienza cinese del Leone di San Marco
I due professori dell’Università di Padova, l'archeologo Massimo Vidale, del Dipartimento di Beni Culturali, e il geologo Gilberto Artioli, del Dipartimento di Geoscienze, hanno presentato i loro studi al convegno promosso dall’Università Ca’ Foscari Marco Polo, il libro e l’Asia. I due sono giunti alla conclusione che il leone di San Marco possa essere cinese attraverso delle analisi isotopiche: "Fra il 1985 e il 1990 la statua è stata restaurata e studiata molto bene e da quegli studi è partita la nostra ricerca", ha detto Massimo Vidale. "Molti dubbi hanno sempre circondato la statua, così abbiamo tirato fuori dal cassetto tre campioni mai analizzati prima, li abbiamo confrontati con altri sei già precedentemente studiati e con la nostra banca dati. Oggi l’Università di Padova possiede una sorta di elenco del telefono di tutti gli isotopi del piombo presenti nelle miniere di rame in Europa e Asia. Ogni miniera ha un rapporto specifico tra questi due elementi e così abbiamo ottenuto una prova della provenienza del rame con cui è stato prodotto il bronzo di cui è fatta la statua del Leone, che corrisponde all’area del bacino inferiore del Fiume Azzurro, in Cina".
Il leone alato di Venezia non è un leone, ma un Zhènmùshòu
La scultura, finora ricondotta all’arte ellenistica del quarto secolo di Tarso in Anatolia, è stata ricollegata invece alla produzione artistica cinese, e probabilmente all’epoca della dinastia Tang (618-907 d.C.). Si tratta di un'ipotesi data da alcuni confronti stilistici, che indicano che si tratterebbe non di una chimera con parti di leone ma di un animale fantastico cinese, lo Zhènmùshòu, con il ruolo di "guardiano di tombe" posto alla sorveglianza delle antiche sepolture di re e aristocratici nella regione di Shangai. "La parte della testa, la criniera, il petto sono stilisticamente compatibili al periodo Tang, fra l’ottavo e il nono secolo, ed ecco la prova: il naso prominente, i baffi, la bocca spalancata con i due canini superiori ben aperti, la radice del naso e le due forti prominenze orbitali. Probabilmente in origine figuravano due corna e anche le orecchie sono state tagliate", ha aggiunto l'archeologo.
Ma come è arrivata la statua a Venezia, in cima alla colonna di San Marco? Lo studioso ha ricordato che non può essere stato Marco Polo perché quando tornò a Venezia nel 1295 il "leone" era già sulla colonna: potrebbero però essere stati il padre e lo zio di Polo, Matteo e Nicolò, che tra il 1264 e il 1266 si trovavano a loro volta a Pechino alla corte del Gran Khan. "È possibile", ha detto Vidale "che siano stati loro a vedere i pezzi di questa grande statua, smembrata e riassemblata, e a portarla a Venezia perché venisse trasformata in un leone, con la solita spregiudicatezza veneziana".