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Il maxi blackout che ha colpito Spagna, Portogallo e il sud della Francia nella giornata di ieri, paralizzando treni, aerei, reti telefoniche e reti Internet, sembra essere in buona parte rientrato, con il 99,95% del fabbisogno energetico nazionale ripristinato. In Italia la notizia ha riportato alla memoria il ricordo del più grave blackout mai avvenuto nel suolo italiano, che risale alla notte tra il 27 e il 28 settembre 2003, quando alle 3:27 buona parte dell’Italia peninsulare rimase senza energia elettrica, provocando tra le altre cose l'interruzione dei trasporti aerei e ferroviari e il blocco degli ascensori. L'incidente durò circa 12 ore. Spesso si semplifica dicendo che fu “colpa di un albero”, ma la realtà è più complessa.
Le cause del blackout in Italia del 2003: non fu solo un albero caduto
Nel 2003 il sistema elettrico italiano dipendeva fortemente dalle importazioni di energia. Circa il 17% del fabbisogno energetico nazionale veniva coperto da forniture estere, in particolare da Svizzera e Francia. Il blackout fu innescato da un guasto su una linea ad alta tensione in Svizzera, dovuto al contatto di un albero con i cavi elettrici da 380 kV nel Canton Ticino. Ma il problema vero fu il ritardo nella gestione dell’emergenza da parte del gestore svizzero Etrans (oggi Swissgrid) e la successiva reazione a catena che sovraccaricò le altre linee. In pochi secondi il sistema perse stabilità: la frequenza elettrica crollò, i generatori persero la necessaria sincronia e i sistemi di protezione staccarono progressivamente la rete.
Le reti elettriche sono sistemi estremamente rapidi. Quando una linea cade, il flusso elettrico si riversa sulle linee restanti, che a loro volta possono andare in sovraccarico. Se la gestione è lenta o inefficace si verifica un blackout a cascata: è proprio questo che accadde nel 2003 in Italia, come ieri nella Penisola Iberica.
Tuttavia non basta un albero per spegnere un intero Paese: serve una vulnerabilità di sistema. Il blackout del 2003 fu causato infatti da diverse altre concause: un'elevata dipendenza dall'importazione di energia dall'estero; una rete di trasmissione non sufficientemente robusta; ritardi nella comunicazione tra i gestori di rete; assenza di sistemi automatici di stabilizzazione rapida.
Cosa è cambiato in Italia dopo il 2003
Dopo quell’evento l’Italia ha migliorato molto il suo sistema:
- Maggior produzione interna, soprattutto rinnovabile;
- Reti elettriche potenziate e più resilienti;
- Sistemi di risposta automatica e monitoraggio in tempo reale più evoluti;
- Coordinamento europeo molto più stretto (anche grazie a organismi come ENTSO-E).
Oggi il rischio di un blackout totale è molto più basso, ma non è mai azzerabile del tutto.