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29 Ottobre 2023
10:00

Il ruolo dell’ONU e delle sue risoluzioni nel conflitto israelo-palestinese

L’ONU è uno degli attori esterni nel conflitto israelo-palestinese. Scopriamo cosa può fare l’ONU in caso di guerra, qual è stato e qual è attualmente il suo ruolo in questo conflitto.

A cura di Rachele Renno
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Il ruolo dell’ONU e delle sue risoluzioni nel conflitto israelo-palestinese
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In seguito all'escalation nel conflitto tra Israele e Palestina, l’ONU ha approvato con urgenza nell’Assemblea Generale una risoluzione per una pausa umanitaria a Gaza e contro lo sfollamento forzato a nord della Striscia, che permetta alla popolazione civile di evacuare e ricevere gli adeguati aiuti umanitari. Ma la risoluzione, approvata con 120 voti a favore, 45 astenuti – tra cui l’Italia – e 14 contrari, non ha carattere vincolante.

Nel panorama del conflitto, l’ONU è stata spesso criticata per la mancanza di intervento da un punto di vista operativo e nella grave crisi umanitaria in atto. Ma quali sono i poteri che l’ONU ha in un conflitto? Scopriamo cosa si intende con “risoluzione ONU” e il ruolo dell'Organizzazione delle Nazioni Unite potrebbe nel conflitto israelo-palestinese.

Attenzione: la questione Isrelo-Palestinese è estremamente complessa e delicata e siamo consapevoli che ogni tipo di sintesi rischia di omettere informazioni; pertanto questo articolo va visto nell’insieme dei contenuti che abbiamo proposto e che proporremo nei prossimi giorni. Vi invitiamo quindi a non perderli: potete trovare tutto nella categoria Geopolitica del nostro sito. Sappiate che il nostro scopo è di far capire la situazione geopolitica con la massima neutralità e stimolare l’interesse per ulteriori approfondimenti. 

Cosa sono le risoluzioni ONU e quando sono vincolanti

L’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) è stato ed è uno degli attori esterni al conflitto israelo-palestinese, non solo tramite le proprie agenzie specializzate in diritti umani e aiuti umanitari ma anche attraverso gli atti che adotta, le dichiarazioni del Segretario Generale e i tentativi di pacificazione. L’obiettivo dell’ONU è mantenere la pace e la sicurezza internazionale grazie alla cooperazione e alla diplomazia per risolvere le controversie e i conflitti internazionali. Quindi in caso di guerra, l’ONU deve in primo luogo svolgere il ruolo di mediatore, cercando una soluzione diplomatica e pacifica.

Le risoluzioni sono uno dei principali atti giuridici che le Nazioni Unite possono adottare durante un conflitto. A seconda dei due organi che le emettono, si dividono in: risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e risoluzioni dell’Assemblea Generale. La differenza fondamentale tra le due è che le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza hanno un carattere vincolante e dunque obbligatorio per gli Stati membri, mentre quelle dell’Assemblea Generale non sono vincolanti. La risoluzione approvata il 27 ottobre 2023 dall’Assemblea Generale rientra nel secondo caso.

Quali sono i poteri dell'ONU in un conflitto

Quando i negoziati o le mediazioni falliscono, l’ONU ha il potere di sanzionare economicamente uno Stato nel caso in cui questo rappresentasse una grave minaccia per la stabilità internazionale o in caso di aggressione a un altro Stato.

In casi estremi in cui la stabilità e la pace internazionale siano gravemente minacciate, l’ONU può anche intervenire anche con azioni coercitive, ovvero che richiedono l’uso della forza. Secondo gli articoli 39-42 del capitolo VII dello Statuto dell’ONU, il Consiglio di Sicurezza ha il potere di adottare misure per prevenire o intervenire direttamente in gravi situazioni di necessità. Questo prevede anche l’intervento con mezzi militari o con missioni di peacekeeping per far sì che le parti in conflitto rispettino gli accordi, una volta che la pace è stata raggiunta. Le truppe militari inviate dall’ONU sono i cosiddetti caschi blu (dal colore simbolo delle Nazioni Unite), che devono essere autorizzati ad intervenire dal Consiglio di Sicurezza. Nel 1988 hanno ricevuto il Premio Nobel per la pace.

L’ONU può anche inviare osservatori ONU nei territori di conflitto insieme a commissioni d’inchiesta che hanno il compito di indagare sulle presunte violazioni della Carta dell’ONU, del diritto umanitario e del diritto internazionale.

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Un casco blu.

L’ONU nel conflitto israelo-palestinese

Quando Israele entrò a far parte dell’ONU come stato membro nel 1949, ratificò il suo impegno a rispettare le direttive e le risoluzioni dell’Organizzazione. La Palestina, al contrario, non è un Paese membro ma ha lo status di osservatore permanente, ossia non può votare o proporre risoluzioni, ma solo assistere e partecipare ai lavori dell’Assemblea Generale. Attraverso le sue risoluzioni, l'ONU ha cercato di delineare anche dal punto di vista legale internazionale ciò che doveva essere rispettato all’interno del conflitto.

Nel panorama del conflitto israelo-palestinese, il Consiglio di Sicurezza ha adottato in totale 69 risoluzioni riguardanti Palestina ed Israele. Una delle più famose è la risoluzione 181 del 1947 con cui l’Assemblea Generale propose di dividere la Palestina in due Stati, uno arabo e uno ebraico, con capitale Gerusalemme, che veniva tenuta sotto un regime internazionale speciale.

Nel 1950, l’ONU decise di fondare un’agenzia per dare aiuti e servizi essenziali ai Palestinesi che a causa del conflitto erano diventati rifugiati. L’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi in the Near East (UNRWA) continua ancora oggi a prestare soccorso alla popolazione palestinese. Dopo la Guerra dei sei giorni del 1967, l’ONU con la risoluzione 242 invitò Israele a ritirarsi dai territori occupati. A oggi, questa risoluzione non è stata mai rispettata.

Nel 2004, inoltre, l'ONU dichiarò che il muro costruito da Israele nei territori occupati è contrario al diritto internazionale e chiese perciò di abbatterlo. Nel 2022, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha anche chiesto alla Corte Internazionale di Giustizia di emettere un parere sulla legalità della prolungata occupazione israeliana iniziata nel 1967 e sulle implicazioni per gli Stati membri.

Difficoltà nel conflitto israelo-palestinese

Dal riaccendersi del conflitto, dopo lattacco da parte di Hamasdel 7 ottobre,  sono stati quattro i progetti di risoluzione respinti all’interno del Consiglio di Sicurezza. Gli ostacoli principali risiedono nella divisione interna al Consiglio di Sicurezza, soprattutto per il potere di veto che esercitano i cinque membri permanenti (Stati Uniti, Russia, Francia, Cina e Regno Unito). Gli Stati Uniti  a favore di Israele, contrapposti da Russia e Cina, hanno creato una sorta di veto incrociato e quindi il Consiglio di Sicurezza, che è l’organo con potere coercitivo e quindi a carattere vincolante, blocca quindi qualsiasi obbligo di cessate il fuoco.

La principale difficoltà operativa delle Nazioni Unite risiede quindi nell’organo che possiede il potere decisionale che gli Stati membri devono rispettare. Al momento, le Nazioni Unite si trovano in una situazione di impotenza, in cui anche il rispetto del diritto umanitario internazionale è stato messo da parte. Secondo Antonio Guterres, Segretario generale dell'ONU:

Data la situazione disperata e drammatica, le Nazioni Unite non saranno in grado di continuare a fornire aiuti all'interno di Gaza senza un cambiamento immediato e fondamentale nel modo in cui vengono inviati gli aiuti. Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità. Questo è il momento della verità, la storia ci giudica tutti.

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