Negli ultimi anni anche la rete è diventata luogo di conflitto geopolitico. Eppure, quando internet è diventato quello che conosciamo oggi (con l’invenzione del world wide web negli anni ’90), esso sembrava un luogo completamente libero, privo di confini e sostanzialmente immune all’influenza delle grandi potenze. Purtroppo la storia ha preso un'altra direzione: la ricerca della supremazia nella rete è diventata parte integrante della corsa alla supremazia globale. Ma in che senso internet è diventato un luogo di scontro? Cosa è successo dagli anni ’90 ad oggi?
Lo sviluppo di internet negli anni ‘90
Il world wide web si è sviluppato in un periodo storico particolare: dopo la caduta del muro di Berlino e la fine dell’Unione Sovietica. In quella fase storica, gli Stati Uniti sembravano essere padroni incontrastati di un mondo che sembrava sempre più pacifico.
Il processo di globalizzazione politica ed economica sembrava essere talmente forte da abbattere ogni confine, sia fisico che culturale. Sotto questo aspetto, lo sviluppo di Internet cavalcava perfettamente lo spirito del tempo: esso era una rete universale senza confini e sfere d’influenza. Un luogo libero, nel quale le persone potevano incontrarsi indipendentemente dalla loro posizione geografica, dalla loro nazione di origine e dal loro passato.
Purtroppo, però, questo sogno si è infranto abbastanza presto. I sogni di pace si sono infranti nel 2001, quando – dopo l’attacco alle Torri Gemelle – gli USA hanno invaso Iraq e Afghanistan; il sogno di un benessere economico crescente si è scontrato con la crisi economica del 2008; il sogno di una pacifica coesistenza tra culture e religioni diverse è stato incrinato dal terrorismo islamico. Alla fine, anche il sogno di un internet libero da confini ha trovato un ostacolo nello sviluppo e nelle ambizioni geopolitiche cinesi.
L’ascesa della Cina
La Cina è diventata una straordinaria potenza tecnologica relativamente di recente, in concomitanza con l’inizio del mandato di Xi Jinping nel 2012. Il segretario del Partito Comunista Cinese, infatti, ha rivoluzionato l’economia cinese: Pechino ha deciso di non essere più un Paese specializzato soltanto nella produzione di merci a basso prezzo, perché i suoi vertici hanno capito che solo tramite lo sviluppo tecnologico si poteva competere con gli americani.
A partire dal 2012, quindi, sono sorte delle aziende che, aiutate fortemente dallo Stato, sono oggi tra le più grandi del mondo: WeChat, ByteDance (proprietaria di TikTok), Alibaba, Tencent, Huawei, ZTE, sono tutte aziende figlie della rivoluzione voluta da Xi Jinping.
Tramite lo sviluppo di queste aziende, il Presidente cinese ha rivoluzionato la vita dei cittadini cinesi: essi, infatti, vivono sempre più connessi. Nel farlo, però, Xi Jinping ha seguito una famosa massima del suo predecessore Deng Xiaoping, secondo il quale “quando si aprono le finestre, bisogna stare attenti che non entrino anche le mosche”.
La rivoluzione digitale di Pechino è infatti segnata dallo stringente controllo che il Partito esercita sui social cinesi (in particolare WeChat), oltre che dall’impossibilità – per gli utenti che si trovano in Cina – di accedere a molti siti occidentali. L’Internet cinese è separato da quello occidentale dal cosiddetto “great firewall”, ovvero da una sorta di muraglia cinese digitale, perché il Partito ha paura che, attraverso i social, i cittadini cinesi possano entrare troppo in contatto con l’Occidente.
La lotta per i dati
Non finisce qui: il great firewall non serve solo a evitare che i cinesi si “occidentalizzino”. Serve anche (e soprattutto) a evitare che le aziende digitali occidentali prendano i dati dei cinesi. Come è ormai noto, le grandi piattaforme digitali (sia cinesi che americane) estraggono dati degli utenti. Ecco, di norma, questi dati vengono usati per scopi commerciali, ma possono essere usati anche per altri motivi, ad esempio, i dati servono per conoscere il nemico. Per un Paese, infatti, è fondamentale sapere come pensano e come ragionano gli Stati rivali, la loro popolazione, i loro vertici, e da questo punto di vista i dati raccolti su internet possono essere molto utili, anche se non decisivi.
Insomma, per queste ragioni Internet sta iniziando ad avere dei confini ben precisi. Esso non è più un mezzo neutro, utile per mettere in contatto persone lontane, ma è diventato una vera arma geopolitica. Ecco, e se vi dicessimo che potrebbe andare peggio?
Il disaccoppiamento digitale
Il fatto che ci sia un Internet occidentale e un Internet cinese è in realtà un male minore. Il problema è che sia Cina che America avrebbero i mezzi necessari per mettere ko l’internet del nemico.
L’America, infatti, controlla gli stretti nei quali passano i cavi sottomarini che portano internet in tutto il mondo. Se gli USA volessero, Internet in Cina si spegnerebbe in meno di 24 ore: basterebbe l’immersione di un sottomarino, che potrebbe facilmente distruggere i cavi che portano la rete in Cina.
I cinesi, però, potrebbero reagirebbero. Come? Smettendo di vendere al resto del mondo le terre rare, ovvero dei minerali necessari per costruire i cavi sottomarini in fibra ottica e i microchip che permettono ai nostri telefoni e computer di funzionare. In qualche mese, l’intera produzione di smartphones e computer si fermerebbe, lasciandoci di fatto privi dei mezzi per accedere alla rete.