Il 20 maggio 2024 Karim Khan, procuratore capo della Corte Penale Internazionale (CPI), con sede all'Aia, nei Paesi Bassi, ha chiesto alla Camera Preliminare del proprio tribunale di far emettere dei mandati di arresto, con l'accusa di crimini di guerra e contro l'umanità (nello specifico «aver ridotto deliberatamente i civili palestinesi alla fame», «omicidio» e «sterminio»), per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, per il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant e per tre capi di Hamas: Yahya Sinwar, Mohammed Diab Ibrahim Al-Masri e Ismail Haniyeh. La Corte Penale Internazionale può infatti giudicare persone fisiche, non Stati, al contrario della Corte Internazionale di Giustizia dell'ONU, sempre con sede a l'Aia. Probabilmente il mandato di arresto non avrà seguito perché molti Paesi, compreso Israele, non riconoscono la CPI.
Attenzione: è importante non confondere le due istituzioni. L'azione della Corte penale Internazionale, responsabile dei mandati di arresto verso i leader di Israele e Hamas e che aveva fatto lo stesso con Putin nel marzo 2023, è slegata dall'attività della Corte Internazionale di Giustizia, che invece sta valutando l'accusa di genocidio nei confronti di Israele lanciata dal Sudafrica nel dicembre 2023. I due processi decisionali sono però slegati. Approfondiamo la questione dei mandati di arresto e capiamo perché molto probabilmente non avranno seguito, perlomeno nell'immediato.
Perché è probabile che non accadrà nulla
Come già spiegato a proposito del mandato di arresto emesso per Vladimir Putin, benché le iniziative della Corte Penale Internazionale abbiano una forte eco mediatica e una certa rilevanza politica, il mancato riconoscimento della CPI da parte di Israele e di numerose potenze del mondo, come gli Stati Uniti, la Russia, la Cina e l'India, ne riducono grandemente l'azione effettiva. Contate che più di metà della popolazione mondiale non riconosce la giurisdizione della Corte. A questo si aggiunge la situazione non chiara e definita del riconoscimento dello Stato di Palestina presso le Nazioni Unite.
Infine concretamente, gli Stati che non sono membri della CPI non sono tenuti a estradare i propri cittadini per essere processati né la Corte ha mezzi di coercizione per spingere questi Paesi a cedere alle sue richieste. Insomma, tra interessi politici, lacune giudiziarie e limiti d'azione, molto difficilmente i leader di Israele e Hamas verranno arrestati e processati dalla Corte Penale Internazionale.
Cos'è la Corte Penale Internazionale e che pene può infliggere
Partiamo da alcuni punti fermi: Israele non ha ratificato lo Statuto di Roma, il trattato entrato in vigore nel 2002 in base a cui agisce la Corte Penale Internazionale e dunque non è un Paese membro della CPI. Nonostante ciò, per Statuto la Corte può applicare la propria giurisdizione anche agli Stati non firmatari, se deve giudicare un crimine avvenuto sul territorio di uno Stato membro della CPI e la Palestina è diventata Paese membro della Corte Penale Internazionale nell'aprile 2015. Tuttavia la Palestina non è uno Stato universalmente riconosciuto da tutti gli altri Paesi (Israele incluso) come pienamente legittimo in sede all'ONU. È chiaro quindi come la questione sia in partenza complicata a motivo di queste discrepanze nel diritto internazionale.
Detto ciò, secondo l‘art.5 dello Statuto di Roma, la Corte Penale Internazionale può condannare l'imputato alle seguenti pene:
- Reclusione fino a un massimo di 30 anni
- Ergastolo, quando giustificato dall'estrema gravità del crimine e dalle circostanze individuali della persona condannata
Oltre alla prigione può condannare l'imputato a:
- Una sanzione pecuniaria
- La confisca di beni o guadagni derivati dall’azione oggetto di reato
Se la persona accusata viene processata, trovata colpevole e condannata, la pena inflitta è vincolante e deve essere osservata. È importante sottolineare che per i reati della Corte Penale Internazionale non esiste l’immunità: nessuna distinzione basata sulla carica o sulla qualifica della persona imputata può, infatti, essere applicata. Quindi anche un capo di Stato o di governo può essere perseguito, senza godere di alcun tipo di immunità. Inoltre non esiste la prescrizione, ossia anche passato un determinato periodo di tempo, il diritto in questione o il procedimento non si estingue né viene cancellato.
Il procedimento di accusa
Una volta avviato il procedimento di accusa, il procuratore della Corte Penale Internazionale – in questo caso Karim Khan – può raccogliere tutte le prove e informazioni che ritiene necessarie coinvolgendo Stati, organizzazioni non governative, organi delle Nazioni Unite e tutto quanto per lui risulti importante e appropriato, sia in forma scritta che orale. In seguito a questo il Procuratore chiede alla Camera Preliminare di esaminare la richiesta e di poter proseguire con le indagini. Se la Camera preliminare ritiene che ci siano gli elementi per proseguire e che il reato possa rientrare nell’autorità della Corte autorizza il procuratore a procedere con le azioni successive previste dallo Statuto. Anche se la Camera Preliminare dovesse emettere un parere negativo, il procuratore può ripresentare la richiesta con elementi o prove nuovi.
Esempi di leader con richiesta di mandato di arresto
Nella storia contemporanea e in particolare negli ultimi anni, sono vari i capi di Stato o di governo che sono stati accusati dalla Corte Penale Internazionale per crimini di guerra o crimini contro l’umanità. Allo stato attuale, però, solo poche persone sono state condannate in via definitiva e hanno effettivamente scontato una pena.
Nel 2008 il presidente del Sudan Omar al Bashir è stato accusato di genocidio e crimini contro l’umanità commessi durante la guerra in Darfur nel 2003.
Allo stesso modo Jean-Pierre Bemba, ex vicepresidente nel governo di transizione del Congo dal 2003 al 2006, è stato accusato di assassinio e stupro durante le atrocità commesse tra il 2002 e il 2003 nella Repubblica Centrafricana. Nel 2016 la CPI l'ha ritenuto colpevole e lo ha condannato in primo grado di giudizio a 18 anni di carcere. Si è trattato della prima volta in cui un membro del governo è stato condannato in primo grado dalla Corte Penale Internazionale per stupri e violenze sessuali usate come crimini di guerra. Jean-Pierre Bemba è stato però successivamente assolto nel 2018.
Nel 2011 la CPI accusò l'ex leader libico Gheddafi di crimini contro l'umanità. Proprio quell'anno però Gheddafi fu ucciso dopo essere stato catturato dalle milizie ribelli del Consiglio nazionale di transizione.
Riguardo il conflitto Russia-Ucraina, la Corte Penale Internazionale ha spiccato mandato d'arresto per crimini di guerra e deportazione di bambini contro il Presidente russo Vladimir Putin e con lui anche contro la commissaria per i diritti dei bambini al Cremlino Maria Alekseyevna Lvova-Belova e altri membri del governo russo.