Fare il presidente degli Stati Uniti è uno dei lavori più pericolosi del mondo: delle 45 persone che finora hanno svolto questo ruolo, 4, cioè quasi il 10%, sono state uccise nel corso di un attentato con arma da fuoco mentre erano in carica, e altre 4 (si sale quindi a quasi il 20%) hanno subito uno o più attacchi, ma sono sopravvissute. Tutto questo senza contare gli attentati ai candidati alla presidenza come Bob Kennedy o Donald Trump. D’altro canto, presidenti a parte, pensate che nel 2022 negli Stati Uniti ci sono state quasi 50.000 vittime da arma da fuoco. Una cifra che non ci deve sorprendere, visto che il Paese a stelle e strisce è quello in cui circolano più armi da fuoco nel mondo: sono circa 390 milioni, come è emerso anche durante la nostra intervista a Francesco Costa. In questo articolo e nel video che trovate qui in alto approfondiamo il problema delle armi negli USA. In particolare, perché gli americani continuano ad acquistarle nonostante l'elevato numero di vittime?
Quante armi ci sono negli Stati Uniti e di che tipologia
Negli Stati Uniti ci sono più armi da fuoco che abitanti. Si stima infatti che ci siano oltre 390 milioni di armi, a fronte di 330-340 milioni di cittadini. Peraltro si parla di stime perché non esiste un registro nazionale delle armi da fuoco, quindi l’amministrazione centrale non sa esattamente chi possegga le armi e in quale quantità.
D’altro canto, in qualcuno dei 50 Stati che compongono gli USA un registro delle armi c’è e, in generale, sono stati fatti vari sondaggi e stime valide. Quello che emerge è che la distribuzione delle armi non è uniforme né a livello territoriale né in termini demografici. Circa il 30% degli adulti statunitensi possiede personalmente un'arma da fuoco, ma la maggior parte dei 390 milioni di armi è concentrata nelle mani di una piccola minoranza. In particolare, la metà è posseduta solo da circa il 3% degli statunitensi. Quindi ci sono poche persone che hanno dei veri e propri arsenali in casa.
Di quali armi parliamo? Nel 70% dei casi di pistole. Circolano però anche molti fucili, sia quelli a ripetizione sia d'assalto, come l'AR-15, usato per l’attentato a Trump. Non mancano poi le armi automatiche, che sono però più rare perché soggette a severe restrizioni.
Quanto costa comprare un’arma? Dipende da vari fattori, in particolare dal modello: si va da qualche centinaio a qualche migliaio di dollari. Peraltro questa varietà di armi riflette le diverse ragioni per cui gli statunitensi decidono di acquistarle: si va dalla difesa personale alla caccia, dal collezionismo al tiro sportivo.
I requisiti per acquistare un'arma negli USA
Negli USA le armi possono essere acquistate in tanti luoghi diversi e spesso è molto facile e rapido comprarle. I negozi di armi specializzati sono diffusi e richiedono una rapida verifica online dei precedenti penali da parte del venditore; ci sono poi le fiere, che si tengono regolarmente in molte città e durante le quali invece i controlli sono spesso molto più blandi. In alcuni Stati è possibile acquistare pistole e fucili online, con la consegna però che avviene comunque presso rivenditori autorizzati. Si possono poi fare compravendite di armi tra privati e infine in alcuni Stati alcune catene di distribuzione e supermercati vendono, a seconda dei casi, certe tipologie di armi e addirittura forniscono dei distributori automatici di munizioni.
Serve una licenza per acquistare armi negli Stati Uniti? Dipende da tanti fattori: il tipo di arma, lo Stato in cui si vive, il luogo in cui si fa l’acquisto. In linea generale bisogna presentare un documento di identità valido, avere un'età superiore a 18 o 21 anni e, in alcuni casi, superare un controllo dei precedenti penali. Ci sono però Stati, come il Texas, in cui si può girare per strada con la pistola non in vista senza bisogno di porto d’armi. In California, invece, l'acquisto di un'arma richiede una serie di passaggi tra cui anche la sua registrazione e un periodo di attesa di 10 giorni. Insomma, le leggi sulle armi variano significativamente tra i diversi Stati degli USA.
L'importanza delle armi nella storia e nella cultura statunitense
Com'è possibile che sia così semplice ottenere armi negli USA? È semplice: il diritto a possederle è sancito addirittura dal Secondo Emendamento della Costituzione, sebbene sia soggetto tuttora a interpretazioni. La cultura delle armi è infatti profondamente radicata nella storia statunitense. Nel corso della colonizzazione del Nord America, le armi furono essenziali per la sopravvivenza, la difesa personale e anche purtroppo per lo sterminio dei nativi. Hanno poi svolto un ruolo cruciale nella guerra d'indipendenza contro il Regno Unito. Insomma, l’arma da fuoco è un simbolo di indipendenza e libertà e fa profondamente parte dell’identità nazionale.
Sono perciò pochi i politici che sostengono una forte riduzione della vendita delle armi e il ritiro di molte di quelle in circolazione. I conservatori generalmente sostengono il diritto di possederle, mentre i progressisti puntano solo a un maggiore controllo e a regole più severe.
Non a caso la National Rifle Association (in sigla NRA e in italiano "Associazione Nazionale del Fucile") è una delle lobby più potenti e influenti negli Stati Uniti. È stata fondata nel 1871, si oppone fermamente a qualsiasi forma di controllo delle armi e attraverso diversi tipi di attività e finanziamenti influisce sulla politica statunitense. Nel 2016, ad esempio, ha speso circa 30 milioni di dollari per sostenere la campagna elettorale di Donald Trump.
I dati sui morti e feriti da arma da fuoco negli USA
Nel 2022, si stima che oltre 48.000 persone siano morte negli Stati Uniti per ferite da arma da fuoco. Questo numero comprende omicidi, incidenti, sparatorie di massa, tra cui purtroppo quelle terribili nelle scuole, ma soprattutto suicidi. Per quanto riguarda gli omicidi, invece, è impressionante notare che, tra i giovani, gli uomini hanno un tasso di mortalità da arma da fuoco 25 volte superiore a quello delle donne e che, tra gli uomini, gli afroamericani hanno un tasso 12 volte superiore a quello dei bianchi.
Veniamo quindi ai presidenti: nella storia degli Stati Uniti, quattro sono stati assassinati con armi da fuoco: Abraham Lincoln nel 1865, James Garfield nel 1881, William McKinley nel 1901 e John F. Kennedy nel 1963. Inoltre ci sono stati vari attentati falliti o sventati contro presidenti. Ronald Reagan fu ferito gravemente in un attentato nel 1981 e prima di lui ci furono degli attacchi contro Harry Truman, Gerald Ford per ben due volte e Richard Nixon.
Ci sono poi vari personaggi famosi morti per arma da fuoco, da musicisti come John Lennon e Tupac ad attivisti per i diritti civili come Martin Luther King e Malcolm X.
Si può risolvere il problema delle armi negli Stati Uniti?
A questo punto, qualcuno potrebbe chiedersi se non si possa risolvere il problema alla radice, non vendendo più le armi o imponendo regole molto più severe e chiedendo in qualche modo la riconsegna delle armi già in circolazione. In parte è vero che una buona fetta di statunitensi sarebbe favorevole a introdurre regole più severe e che altre persone hanno riconsegnato le proprie armi in cambio di denaro in alcune campagne mirate e localizzate. Tuttavia, non sono così tanti i cittadini che eliminerebbero del tutto la vendita di armi, proprio per quello che rappresentano per la storia e la cultura americana.
Detto questo, se anche di punto in bianco si bloccasse la vendita di armi, si avrebbero comunque quasi 400 milioni di armi in giro, senza un registro federale che indichi chi le possiede e in che quantità. E quindi come si potrebbe fare concretamente per recuperarle? Ma ancora: anche se questo registro esistesse, confiscare le armi sarebbe un atto di forza molto pericoloso dato che parliamo di un Paese in cui la violenza, anche a causa proprio delle armi da fuoco, è diffusa ed elevata. Per intenderci, le armi sono in mano, oltre che di privati cittadini, di bande, gruppi paramilitari estremisti e del crimine organizzato. Insomma provare a recuperarle con la forza rischierebbe di provocare numerosi scontri e vittime, senza peraltro avere la garanzia di risolvere il problema.
Quindi, per concludere, al momento è difficile immaginare una soluzione alla questione: accanto a regole più restrittive sarebbe proprio necessario un cambio di mentalità e perciò di cultura che però richiederebbe tempo e notevoli investimenti in educazione.