Da settembre 2021, sull'isola di Vulcano, nell'arcipelago delle isole Eolie, si sono registrati sempre più episodi anomali dal punto di vista geologico (ad esempio, l'aumento delle emissioni di gas dalle fumarole), segnali che potrebbero indicare un prossimo risveglio del vulcano (dopo 130 anni dall'ultima eruzione).
Ma qual è la storia eruttiva dell'isola negli ultimi 500 anni? E quali sono state le eruzioni più significative? Scopriamolo insieme.
Panoramica
Ritenuta dagli antichi Romani la dimora del dio Vulcano – Efesto, per i Greci – l'isola di Vulcano è un gigante che sonnecchia, ogni tanto russa più o meno rumorosamente e – non si sa bene quando – si risveglierà. Peraltro il dio Vulcano non solo ha dato nome all'isola, ma anche – letteralmente – alla struttura geologica del "vulcano". In particolare quello che costituisce l'isola è un sistema vulcanico complesso che tocca circa 500 m sul livello del mare.
Si pensa che l'inizio dell'attività subaerea risalga a circa 120.000 anni fa mentre l'ultimo risveglio è avvenuto tra l'agosto del 1888 e il marzo del 1890: il ciclo di eruzioni partì da La Fossa, un cono di tufi che sovrasta l'attuale area del Porto di Levante e che è il centro vulcanico più attivo dell'isola – seguito in seconda posizione dal più piccolo Vulcanello, la porzione settentrionale e circolare dell'isola stessa.
I due siti, peraltro, sorgono all'interno di una stessa caldera che prende sempre il nome "La Fossa", come è possibile vedere nel dettaglio della figura sottostante.
Storia eruttiva recente di Vulcano
Vulcanello non è sempre stato unito a Vulcano in superficie: prima del 1500 era un'isola-vulcano a se stante. Intorno al 1525-'50, però, un'intensa attività eruttiva provocò la formazione dell‘istmo che ora li collega; dopodiché, si entrò in una fase calante e di riposo per circa 200 anni.
In seguito, come racconta nel dettaglio l'INGV, sappiamo essersi verificati due cicli di eruzioni prolungate (1727-'39 e 1888-'90), intervallati da episodi eruttivi di breve durata (1771, 1786, 1823-'24, 1873, 1876, 1878-'79, 1886), caratterizzati da esplosioni, boati, emissioni di ceneri e materiale vulcanico.
L'eruzione "vulcaniana"
A proposito, forse i non addetti ai lavori e i non appassionati non lo sapranno, ma i tipi di eruzione sono vari e molteplici e uno di questi è proprio l'eruzione "vulcaniana", coniata e descritta in loco proprio tra 1888 e 1890 da Giuseppe Mercalli, l'ideatore, tra le altre cose, della scala Mercalli, quella che valuta l'intensità di un terremoto in funzione dei suoi effetti visibili sul territorio, con particolare riferimento alle costruzioni e ai manufatti.
Ebbene, l'eruzione vulcaniana (tipica non solo di Vulcano, ma di tanti altri vulcani del mondo) si caratterizza solitamente anzitutto per la presenza di magma particolarmente viscoso e denso, tipico di eruzioni di carattere esplosivo: il gas, infatti, rimanendo intrappolati dalla viscosità dela magma, determinano un'innalzamento della pressione che, quando si libera, genera un intenso degassamento, forte rumore ed emissione di dense nubi scure a sviluppo verticale cariche di ceneri e frammenti lavici. Tipici sono i blocchi detti "bombe a crosta di pane" (così chiamati proprio per la somiglianza con la crosta del pane).
Le "bombe a crosta di pane" ci permettono di fare una considerazione a proposito di un'eventuale futura eruzione di Vulcano. Si tratta di detriti che nel corso dell'ultimo ciclo di eruzioni del 1888-'90 caddero fino alla zona oggi occupata da Vulcano Porto, sebbene in minima parte. Allora non si erano registrate vittime, in quanto l'isola era frequentata solamente da pochi operai addetti all'estrazione di solfati. Ora il rischio è più elevato in quanto ci troviamo in presenza di un centro abitato vero e proprio.
I cicli di eruzioni 1727-1739 e 1888-1890
Abbiamo detto che i due più importanti cicli eruttivi del passato recente di Vulcano avvennero tra 1727 e 1739 e tra 1888 e 1890. Andiamo a vederli in sintesi.
Primo ciclo
Il primo periodo, chiamato e noto col nome di "Pietre Cotte", ebbe origine soprattutto a partire da La Fossa e provocò una serie di esplosioni vulcaniane simili a quelle del successivo periodo 1888-'90. In questo caso, tuttavia, il magma che le alimentò fu più fluido e ricco di gas e quindi determinò la formazione di molti depositi costituiti interamente o in buona parte da pomici.
Sempre in termini di differenze col ciclo successivo, quello del 1727-'39 terminò con una colata lavica, assente nel 1888-'90.
Secondo ciclo
Il ciclo del 1888-'90, come già anticipato, rappresenta l'ultimo accaduto sull'isola di Vulcano.
La ripresa dell'attività fu preannunciata da un ampliamento del campo di fumarole presente al cratere della Fossa, fatto che aveva già precluso svariate volte l'accesso all'area ai minatori che a quei tempi estraevano in loco zolfo e acido borico.
Il 3 agosto 1888 avvenne una prima potentissima esplosione e per i successivi due anni l'attività eruttiva proseguì in modo intenso, provocando l'interruzione dell'attività estrattiva e costringendo anche il proprietario dell'isola – in quel momento il gallese James Stevenson – ad abbandonare la sua proprietà: la sua casa fu colpita da alcune "bombe a crosta di pane" e i suoi vigneti furono ricoperti da cenere e lapilli.
Il ciclo di eruzioni fu ampiamente studiato dagli studiosi del tempo e in particolare da Giuseppe Mercalli e Orazio Silvestri che pubblicarono in seguito il volume “Le eruzioni dell’Isola di Vulcano incominciate il 3 agosto 1888 e terminate il 22 marzo 1890”, con il contributo anche di Giulio Grablovitz e Vincenzo Clerici.
Quanto all'attività eruttiva, al termine del ciclo il camino e il cratere della Fossa rimasero ostruiti e da allora nulla è cambiato in modo sostanziale.
L'attività degli ultimi 130 anni
Dopo il 1890 l'attività delle fumarole e l'emissione di gas sono diminuiti, ma nel corso del ‘900 si sono verificati alcuni cosiddetti episodi di unrest, periodi, cioè, in cui l'attività del sistema vulcanico ha subito una lieve ripresa, solitamente associata a una crescita dell'attività fumarolica (in termini di tasso di emissione e di superficie esalante), a un aumento delle temperature riscontrate nei punti di fuoriuscita del gas, nonché a una variazione nella composizione di questi ultimi: nei periodi di unrest crescono i “gas magmatici”, quelli direttamente legati al degassamento del magma (CO2, SO2, H2S).
In particolare, sono stati registrati dei periodi di unrest tra 1919 e 1927 e soprattutto tra 1987 e 1993. In questo secondo caso, peraltro, si possono segnalare il distacco di una frana dal versante settentrionale del cono vulcanico nel 1988 e un lieve evento sismico (Magnitudo 2.6) nel 1991.
Più di recente l'esalazione di gas ha avuto dei periodi di maggiore intensità tra 2004-2005 e nel 2009.
2021: ripresa dell'attività
Da settembre 2021, con qualche avvisaglia già a partire da luglio, l’INGV ha registrato la variazione di alcuni segnali geofisici e geochimici monitorati all'interno del sistema vulcanico e, in particolare, quelli associati all’attività del sistema idrotermale che alimenta le fumarole del cratere della Fossa e l’area degassante di Grotte dei Palizzi (posta alla base meridionale del cono). Alcuni dati in linea con i periodi di unrest del passato sono un aumento della temperatura delle fumarole e una variazione percentuale nella composizione dei gas emessi. In aggiunta, si è registrata una crescita della microsismicità nell'area del cratere della Fossa e alcuni segnali sismici appaiono inediti rispetto a quelli rilevati nel corso degli ultimi 15 anni. Un altro dato che evidenzia la ripresa di attività è una certa deformazione del suolo: l'area del cono della Fossa ha subito spostamenti fino a 1 cm verso nord.