Le Catacombe di San Gennaro, luogo storico di Napoli e in particolare del quartiere “difficile” Rione Sanità, sono state chiuse fino al 2008. Se oggi possiamo entrarci e visitarle è in buona parte merito di Don Antonio Loffredo, parroco del Rione Sanità e fondatore della cooperativa sociale “La paranza” che – tra le altre cose – ha restaurato e riaperto al pubblico le Catacombe, oltre ad aver contribuito al risollevamento del quartiere napoletano e al recupero dei sui spazi per progetti sociali e culturali per restituirli alla popolazione anche grazie al coinvolgimento di tante e tanti giovani.
È proprio nella suggestiva cornice delle Catacombe di San Gennaro che abbiamo dialogato con Don Antonio partendo da 6 parole chiave particolarmente care anche noi in Geopop: scardinare, squadra, cultura, accessibilità, studio ed eccellenza. Ci siamo fatti raccontare la sua storia, il suo impegno con “La paranza”, il coinvolgimento dei ragazzi del Rione Sanità, ma anche la difficoltà più grande che ha incontrato nel suo percorso (spoiler: la burocrazia) e i modi con cui è riuscito a coinvolgere i giovani del quartiere.
La nostra intervista comincia con una frase che purtroppo si sente troppo spesso: «Si è sempre fatto così». Un atteggiamento di inerzia da contrastare se si vuole creare qualcosa di nuovo e di utile per la comunità. Ed è proprio il concetto di comunità, di squadra, una chiave per il lavoro di Don Antonio nel recupero di un territorio, sfruttando i legami già intessuti e incanalando i sentimenti già esistenti in qualcosa di bello e importante. Un altro strumento fondamentale per scardinare le dinamiche nocive è, secondo Don Antonio, quello della cultura, che «si per studio, ma anche per esperienza», perché sono le nuove esperienze che aprono la mente ai sogni e alle possibilità. Un tema cruciale nel lavoro di recupero di “La paranza” è quello dell'accessibilità, in particolare ridar vita a spazi abbandonati e inutilizzati restituendoli così ai cittadini.
Ma come si fa tutto questo? Secondo Don Antonio, lo studio e la passione sono il motore che mantiene attiva la macchina che permette di raggiungere gli obiettivi, nonostante tutte le inevitabili difficoltà. Nel caso di “La paranza”, i risultati migliori sono mossi da valori come economia circolare, rispetto per i luoghi e soprattutto attenzione alle persone, in particolare quelle più fragili.