;Resize,width=638;)
Della vita di San Gennaro si sa poco. Probabilmente nacque a Benevento intorno al 272 e morì a Pozzuoli nel 302 o 305, decapitato per ordine delle autorità romane. Secondo la tradizione, Gennaro fu ucciso il 19 settembre, motivo per cui è in questa data che si celebra la sua giornata. Dalle fonti che possediamo non risulta che sia mai stato a Napoli, ma è il patrono della città perché nel V secolo vi fu traslato il corpo. Nel Medioevo, infatti, si riteneva che possedere le spoglie di un santo significasse godere della sua protezione. Le ossa di San Gennaro hanno avuto una storia tormentata: nel IX secolo furono portate a Benevento e nel XII finirono all’Abbazia di Montevergine, presso Avellino. Tornarono a Napoli solo nel 1497.
La vita di San Gennaro
Le fonti su San Gennaro sono scarse e risalgono a diversi secoli dopo la sua morte, al punto che non manca chi dubita persino che il santo sia realmente esistito. Secondo la teoria più accreditata, Gennaro nacque intorno al 272 (quando il cristianesimo era ancora illegale nell’impero romano). Il suo nome era probabilmente Procolo, mentre Gennaro (Ianuarius) era forse il “cognome” assegnato alla gens Ianuaria, alla quale il futuro santo apparteneva o, secondo un’altra teoria, un soprannome assegnatogli perché era nato in gennaio. Il luogo di nascita non è noto con certezza, ma si sa che Gennaro fu eletto vescovo di Benevento. Perciò in genere si ritiene che fosse nato nella città sannita.

Il martirio di San Gennaro
Gennaro fu vittima della repressione del cristianesimo attuata dall’impero romano. Secondo il racconto tradizionale, in una data imprecisata, ma probabilmente tra il 302 e il 305, il futuro santo si recò a Pozzuoli insieme ad altri due cristiani, il lettore Desiderio e il diacono Festo, per fare visita ai fedeli della cittadina. Mentre erano in cammino vennero a sapere che Sossio, il diacono di Miseno (altra località dell’area flegrea) era stato arrestato per ordine di Dragonzio, massima autorità politica della zona. Gennaro si recò in visita al prigioniero, ma fu a sua volta arrestato e condannato a essere sbranato dai leoni. Il supplizio fu però annullato per le proteste dei fedeli o, secondo un'altra versione, grazie a un miracolo di Gennaro, che avrebbe ammansito i leoni e impedito loro di attaccarlo. Dragonzio, però, non volle rinunciare a mettere a morte il vescovo e ordinò che fosse decapitato. Secondo la tradizione, la condanna fu eseguita presso la Solfatara di Pozzuoli il 19 settembre, che per questo oggi è considerato il giorno di San Gennaro. Il sangue del martire fu raccolto dai fedeli in alcune ampolle e il corpo seppellito nei pressi di Agnano, a poca distanza da Pozzuoli.

La traslazione delle reliquie e la venerazione di San Gennaro a Napoli
Nel 313, pochi anni dopo il martirio di Gennaro, l’imperatore Costantino emanò l’editto di Milano, che legalizzava il cristianesimo, e alcuni decenni dopo, nel 380, Teodosio ne fece la religione ufficiale dell’impero. Tra i fedeli si sviluppò il culto dei martiri, cioè dei cristiani che erano stati uccisi a causa della loro fede, e Gennaro divenne presto oggetto di venerazione. Nel V secolo il vescovo di Napoli, Giovanni, ordinò che il corpo del santo fosse traslato nella città partenopea. Le spoglie furono seppellite nelle catacombe, che da allora divennero note come catacombe di San Gennaro.
La ragione per la quale San Gennaro è il patrono di Napoli è dunque la presenza delle sue ossa. Va ricordato che nel Medioevo il culto per i resti, veri o presunti, dei santi era molto sviluppato, perché si riteneva che potessero compiere miracoli. Possedere le spoglie di un santo significava godere della sua benevolenza e perciò molte città scelsero il loro patrono, cioè il santo al quale rivolgersi per avere protezione, in base alla presenza dei resti. Per fare un esempio, San Marco è il patrono di Venezia perché nel IX secolo due mercanti veneziani trafugarono le sue ossa ad Alessandria d’Egitto, dove il santo era morto, e le portarono nella loro città.

Le contese per le reliquie di San Gennaro
Le reliquie di San Gennaro ebbero una storia tormentata. Nell’anno 831, quando il principe longobardo di Benevento Sicone I assediò Napoli, si appropriò delle spoglie e le riportò nella presunta città natale di Gennaro. A Napoli restarono le ampolle con il sangue, oggi famose per il cosiddetto "miracolo di San Gennaro". Le ossa furono custodite a Benevento fino al XII secolo, quando furono traslate nell’abbazia di Montevergine. Furono riportate a Napoli solo nel 1497 e collocate nel Duomo.
Nel Seicento, la contesa si riaccese, perché Benevento reclamava di essere la patria del santo e di avere il diritto di custodire il suo corpo. Con il passare degli anni i beneventani accettarono però che le ossa di Gennaro fossero custodite a Napoli.