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24 Aprile 2023
15:30

Sapevate che la polvere del deserto del Sahara fertilizza il suolo della foresta amazzonica?

Ogni anno, oltre 28 milioni di tonnellate di polveri, minerali e nutrienti provenienti dal deserto del Sahara fertilizzano i suoli della foresta pluviale amazzonica.

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Sapevate che la polvere del deserto del Sahara fertilizza il suolo della foresta amazzonica?
sabbia sahara amazzonia

La stabilità della biodiversità e l’equilibrio ambientale della foresta pluviale amazzonica, una delle zone più umide del pianeta, sono influenzate dall’esistenza del deserto del Sahara, una delle regioni più aride del pianeta, nonostante si trovino a più di 8000 km di distanza. Le polveri del deserto infatti contribuiscono a fertilizzare i suoli della foresta grazie alle sostanze nutrienti presenti al loro interno – come il fosforo –  mettendo in collegamento due luoghi molto diversi tra loro. In questo articolo vi spiegheremo come è possibile e perché questo meccanismo è così importante.

Il suolo della foresta pluviale

La foresta pluviale amazzonica è una vasta regione che si estende su oltre 6,5 milioni km2 all’interno del bacino idrografico dell’amazzonia, che copre Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador, Guyana, Guyana francese, Perù, Suriname e Venezuela. È nota per essere una delle regioni con maggiore biodiversità al mondo, ospitando oltre 14.000 specie di piante con semi nella pianura alluvionale, tra cui 6.727 specie di alberi.

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Biodiversità di piante da seme nelle foreste della pianura alluvionale amazzonica. Il numero di specie è indicato per Paese.

Gran parte dei suoli della foresta pluviale amazzonica sono acidi, poco fertili e impoveriti in nutrienti essenziali, come il fosforo. Quest’ultimo è vitale per la crescita e lo sviluppo delle piante e svolge un ruolo fondamentale nei processi di fotosintesi, nello sviluppo cellulare e nel trasferimento di informazioni genetiche. Il fosforo non è una risorsa infinita nei suoli. Il ciclo naturale del fosforo prevede che, tramite le loro radici, le piante assorbano il fosforo dai fosfati presenti nei suoli e che gli animali lo assorbano mangiando le piante. Alla morte, i processi di decomposizione della materia organica restituiscono il fosforo al suolo.

Tuttavia, nel bacino amazzonico, questo ciclo naturale è alterato dalle intense precipitazioni che convogliano alti quantitativi di fosforo all’interno di ruscelli e corsi d’acqua, sottraendolo ai suoli. Sorprendentemente, la foresta pluviale riceve aiuto dal deserto del Sahara che contribuisce a rifornire i suoli amazzonici di nutrienti attraverso il trasporto di polveri.

Il viaggio della polvere desertica attraverso l’Oceano Atlantico

La polvere, come anticipato, viaggia dal deserto del Sahara alla foresta Amazzonica attraversando l'Oceano Atlantico per migliaia di km.
Il Sahara è il più vasto deserto caldo del pianeta. Situato nella porzione nord del continente Africano, occupa una superficie di 9,2 milioni di km2, quasi quanto la superficie della Cina e degli Stati Uniti d’America. Durante gli ultimi 4500 anni, il deserto del Sahara si è consolidato come una delle principali fonti di polveri, minerali e nutrienti per la regione amazzonica. Altri importanti contributi arrivano dal Sud-Africa e dai loess dell’Argentina.

In uno studio pubblicato nel 2015, utilizzando dati raccolti tra il 2007 e il 2013 dal satellite ambientale CALIPSO (Cloud-Aerosol Lidar and Infrared Pathfinder Satellite Observation), gli scienziati della NASA hanno ricostruito il processo di trasporto del detrito del Sahara attraverso l’Oceano Atlantico. Infatti, nonostante le polveri trasportate abbiano dimensioni di qualche micrometro, gli enormi pennacchi di detrito sono visibili dallo spazio. Secondo le stime, ogni anno i venti trasportano mediamente 182 milioni di tonnellate di polvere sahariana verso ovest, ad oltre 4800 km di distanza. Circa 28 milioni di tonnellate ricadono all’interno del bacino amazzonico.

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Ricostruzione 3D del pennacchio di polvere Sahariana in viaggio sopra l’Oceano Atlantico ricostruito grazie allo strumento Lidar a bordo del satellite CALIPSO. Credits, NASA

Il quantitativo di polveri trasportato varia annualmente ed è strettamente legato ai tassi di precipitazione nel Sahel, una regione semiarida a sud del Sahara, anche se non è ancora del tutto chiara la natura del legame tra questi due fenomeni. Tuttavia, i dati suggeriscono che quando le precipitazioni nel Sahel aumentavano, l'anno successivo si osservava un minore trasporto di sedimenti attraverso l'Oceano Atlantico.

Il luogo più polveroso della Terra

Gran parte dei sedimenti e nutrienti trasportati verso il Sud America provengono dalla depressione di Bodélé, una zona topografica depressa situata nel Ciad, nel Sahara centro-meridionale, e conosciuta come “il luogo più polveroso sulla Terra”. Basti pensare che le tempeste di sabbia caratterizzano questa regione in media 100 giorni l’anno. La depressione di Bodélé è situata nella parte nord-orientale del bacino del Lago Ciad ed è delimitata dai massicci montuosi del Tibesti ed Ennedi, che creano dei veri e propri tunnel del vento. Questo, passando tra le montagne, viene spesso incanalato attraverso la depressione, sollevando enormi quantità di sedimenti che poi verranno trasportati verso ovest.

Tempesta di sabbia nella depressione del Bodélé causata dai venti incanalati tra i massicci Tibesti ed Ennedi. Credits, NASA
Tempesta di sabbia nella depressione del Bodélé causata dai venti incanalati tra i massicci Tibesti ed Ennedi. Credits, NASA

Fino a circa 7.000 anni fa, durante l’Olocene, il Lago Ciad copriva un'area di oltre 400.000 km2 (Mega Lago Ciad), in contrasto ai suoi attuali 1.300 km2 di superficie. Nelle zone una volta ricoperte dal lago, come la depressione di Bodélé, rimangono oggi sedimenti arricchiti in nutrienti, la cui origine è attribuita ai resti di organismi che un tempo popolavano le acque, come le diatomee. Ogni anno, circa 22.000 tonnellate di fosforo, proveniente da questi sedimenti ricchi in materia organica, vengono trasportati verso la foresta pluviale amazzonica.

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Estensione dell’odierno Lago Chad in comparazione al llago gigante dell’Olocene. Credits, NASA
Bibliografia
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