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Intervista all’astronauta Walter Villadei dopo la missione Axiom 3: «La Terra dallo spazio? Uno spettacolo»

Non capita tutti i giorni di parlare con qualcuno che è stato nello spazio. Walter Villadei ha risposto a tutte le nostre curiosità sulla vita quotidiana degli astronauti e sull'importanza degli esperimenti in orbita, ricordando che lo spazio, in fondo, non è così lontano come pensiamo.

28 Febbraio 2024
18:30
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Intervista all’astronauta Walter Villadei dopo la missione Axiom 3: «La Terra dallo spazio? Uno spettacolo»
walter villadei
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Abbiamo fatto due chiacchiere con Walter Villadei, militare e astronauta italiano appena rientrato dalla Stazione Spaziale Internazionale con la missione Axiom 3 per dare risposta a un po' di curiosità sulla quotidianità degli astronauti in orbita.

Villadei, da sempre appassionato di scienza, aeroplani e tutto ciò che sta nello spazio siderale, è entrato nei corsi regolari dell’Accademia Aeronautica nel 1993, e si è laureato all'Università Federico II come primo ingegnere spaziale dell’Aeronautica Militare nel 1998. Subito dopo è stato assegnato al Reparto Operativo della 46° Brigata Aerea di Pisa, occupandosi di efficienza e manutenzione velivoli (G-222, C-130J, avvio programma C-27J), lavorando per diverse operazioni internazionali. È stato membro del comitato tecnico scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana e rappresentante nazionale presso la Commissione Europea per l'iniziativa Space Surveillance and Tracking Support Framework, che ha portato all’ingresso dell’Italia nel primo Consorzio Europeo per la sicurezza spaziale. Da marzo 2022 è responsabile dell’ufficio di rappresentanza dell’Aeronautica Militare negli Stati Uniti.

Dopo aver completato l'addestramento per cosmonauta in Russia e per astronauta negli USA, nel giugno 2023 ha partecipato al volo suborbitale Galactic 01 di Virgin Galactic e a gennaio di quest'anno ha raggiunto la Stazione Spaziale Internazionale per la missione Axiom 3. Una carriera — è il caso di dirlo — davvero spaziale!

10,9,8…3,2,1…partenza! Villadei è stato il pilota della capsula Crew Dragon di SpaceX che ha portato l'equipaggio di Axiom 3 alla ISS. Come ci ha raccontato, il Colonnello dell'Aeronautica aveva quindi la responsabilità di verificare che tutto avvenisse secondo le fasi prestabilite. Il momento del decollo viene sperimentato più volte nei simulatori durante l'addestramento (che dura dai 10 mesi ai tre anni massimi), e forse è proprio per questo che Villadei e i suoi colleghi non provano ansia in quegli istanti. Negli istanti prima di staccarsi da terra, però, l'emozione non manca.

Walter Villadei ha risposto alle domande che tutti si sono posti riguardo alla vita degli astronauti in orbita, a partire dagli aspetti quotidiani. Per esempio, ci ha raccontato come ci si lava (e se nella ISS c'è il bidet), ma anche come e cosa si mangia. Per fortuna anche a così tanti chilometri di distanza non mancano le "lasagne spaziali", che — sottolinea l'astronauta — non sono buone come quelle che si mangiano sulla Terra!

Villadei ci ha spiegato anche perché l'attività fisica è così importante per chi va nello spazio, e quali sono gli aspetti che "stressano" maggiormente il fisico. Certo è che già durante l'addestramento da terra le fatiche non mancano, visto che si impara a gestire situazioni di emergenza e si seguono corsi di sopravvivenza molto particolari. L'astronauta ci ha raccontato anche qual è stata la situazione più provante che ha affrontato (piccolo spoiler: ha a che fare con l'acqua!).

Ma che cosa fanno gli astronauti lassù? Le ricerche vengono fatte non solo a Terra, ma anche nello spazio, perché in quest'ultimo c'è una condizione irriproducibile a Terra che è la microgravità, ossia la cosiddetta “assenza di peso”: il confronto tra i risultati offre agli scienziati ulteriori livelli di indagine. Inoltre, lo spazio è un grande acceleratore di tecnologia e gli esperimenti in orbita producono un enorme ritorno in termini di brevetti e innovazione anche per noi che stiamo qui sulla Terra. Durante quest'ultima missione, per esempio, Villadei e i suoi collaboratori hanno compiuto 14 esperimenti diversi, che vanno dalla prevenzione e cura delle malattie neurodegenerative (attraverso lo studio della proteina beta amiloide) alla fertilità in condizioni di microgravità, dalla salute mentale degli astronauti allo studio delle particelle cosmiche, ma anche testato nuovi materiali per possibili future tute spaziali.

Abbiamo chiesto a Villadei perché sulla Luna stiamo tornando proprio ora, dopo oltre mezzo secolo, e la risposta sta proprio nell'avanzamento tecnologico. Le scoperte degli ultimi tempi, infatti, hanno migliorato le tecnologie che ci permetteranno di passare a una nuova fase dell'esplorazione lunare umana, cioè la realizzazione di basi permanenti in cui fare scienza e ricerca.

Ma invece… quando arriveremo su Marte? L'astronauta è convinto che succederà, ma dipende da quanto riusciremo a sviluppare rapidamente le tecnologie necessarie e che al momento mancano. Gli sforzi degli studiosi non si fermano, questo è certo, e senza dubbio ci porteranno presto sul Pianeta Rosso.

Lo spazio non è poi così lontano, ricorda l'astronauta ai giovanissimi che sognano di diventare come lui. Il suo consiglio? Studiare tanto, certo, ma anche avere tanta pazienza e determinazione. E soprattutto non smettere mai di sognare.

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Veronica Miglio
Storyteller
Innamorata delle parole sin da bambina, ho scelto il corso di lingue straniere per poter parlare quante più lingue possibili, e ho dato sfogo alla mia vena loquace grazie alla radio universitaria. Amo raccontare curiosità randomiche, la storia, l’entomologia e la musica, soprattutto grunge e anni ‘60. Vivo di corsa ma trovo sempre il tempo per scattare una fotografia!
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