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22 Settembre 2025
7:00

La storia dei “Cinque di Cambridge”, insospettabili spie inglesi al servizio dell’Unione Sovietica

I Cinque di Cambridge - Kim Philby, Anthony Blunt, Donald Maclean, Guy Burgess e John Cairncross - sono state spie britanniche doppiogiochiste al servizio dei russi, per i quali lavorarono dagli anni '30, per tutta la Seconda Guerra Mondiale e anche durante la Guerra Fredda. Tutti smascherati tra il 1951 e il 1979, oggi in Russia sono considerati eroi.

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La storia dei “Cinque di Cambridge”, insospettabili spie inglesi al servizio dell’Unione Sovietica
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Targa commemorativa delle spie sovietiche Guy Burgess e Donald Maclean a Samara, Russia; credits: Apetrov09703, CC BY–SA 4.0, via Wikimedia Commons

I “Cinque di Cambridge”, conosciuti anche come “I Magnifici Cinque” furono un gruppo di spie britanniche doppiogiochiste che finirono per scrivere una delle pagine più sorprendenti della Guerra FreddaKim Philby, Anthony Blunt, Donald Maclean, Guy Burgess e John Cairncross erano idealisti, affascinati dal comunismo e convinti di combattere per un mondo più giusto: per questo decisero di mettere il loro talento al servizio dell’Unione Sovietica, non per tradire la patria, ma per fedeltà a un’ideologia che prometteva uguaglianza.

In Inghilterra fecero tutti carriere impeccabili tra diplomazia e intelligence, e proprio lì, nei gangli del potere, cominciarono a passare a Mosca informazioni cruciali, persino sui piani per la bomba atomica. Per oltre quindici anni i “Magnifici Cinque” furono doppiogiochisti di altissimo livello, fino a quando le maglie della rete iniziarono a stringersi: Philby, Maclean e Burgess furono smascherati tra gli anni '50 e '60, Blunt venne rivelato solo nel 1979, mentre Cairncross negò sempre ogni coinvolgimento. Oggi in Russia sono ricordati quasi come eroi, con Philby trasformato in una vera e propria icona nazionale.

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Una foto del capitano Anthony Blunt da giovane. Credit: The National Archives

L'Università di Cambridge e l'inizio dei "Magnifici Cinque"

Negli anni turbolenti tra le due guerre, l’Inghilterra vive una stagione di contrasti: il crollo del 1929 scuote l’economia e a Cambridge si diffonde l’attrazione per il comunismo, visto come alternativa allo snobismo dell’élite conservatrice e al montare dei fascismi. È qui che il professor Maurice Dobb fonda la prima cellula comunista universitaria e raccoglie attorno a sé giovani brillanti pronti a sposarne le idee. Tra questi c’è Kim Philby, approdato nel '29 e subito vicino a Anthony Blunt, entrato nella società segreta degli Apostoli, dove circolano teorie marxiste e ideali libertari. Poco dopo arrivano Guy Burgess e Donald Maclean, figlio di un baronetto ma già impegnato politicamente, e infine John Cairncross, studente di umili origini, destinato a diventare il “quinto uomo”.

È così che nascono i futuri Magnifici Cinque, pronti a mettere il loro talento al servizio di Mosca. Dopo l’università, Philby si sposta a Vienna e si lega al comunismo non solo per convinzione, ma anche per amore: sposa Alice “Litzi” Friedmann, agente del KGB, che lo introduce alla rete sovietica. Trasferito a Londra, mantiene un profilo basso, ma grazie ai contatti di Litzi incontra l’agente Arnold Deutsch, detto “Otto”, punto di riferimento dei russi.

Qui rincontra Burgess, che dalla BBC entra poi nell’MI6 (il servizio di spionaggio per l'estero del Regno Unito), portando dentro anche Philby quando scoppia la Seconda guerra mondiale. Maclean, trova una copertura perfetta al Ministero degli Esteri, mentre Blunt riesce a passare inosservato perché non si espone mai apertamente come comunista: farà carriera come ufficiale e storico dell’arte, fino a diventare persino conservatore delle collezioni reali e cavaliere dell’Ordine Vittoriano. Sarà proprio Blunt a introdurre Cairncross negli ambienti giusti, collegandolo a Burgess e infine a Otto: un passaggio decisivo che trasforma anche lui in una spia al servizio di Mosca.

Lo spionaggio durante la Seconda guerra mondiale e la Guerra fredda

Durante la Seconda Guerra Mondiale, i Magnifici Cinque si muovono come pedine invisibili tra fronti e governi, con ruoli strategici che permettono ai russi di accedere a segreti di portata mondiale. Kim Philby, inviato come corrispondente in Francia, sfrutta i contatti con il comandante supremo Lord Gort per trafugare documenti riservati e passarli a Mosca. John Cairncross diventa segretario personale di Lord Hankey, ministro del gabinetto di guerra, trovandosi così a contatto con le prime informazioni sul Progetto Manhattan: secondo molti storici, fu uno dei primissimi agenti sovietici a conoscere i dettagli sulla costruzione della bomba atomica. In seguito si sposta al dipartimento di decifrazione dei codici, un altro posto chiave per alimentare la rete spionistica. Intanto, anche Donald Maclean, in servizio all’ambasciata britannica di Washington, riesce a intercettare materiali sul progetto nucleare americano, rivelandosi preziosissimo per i sovietici. Anthony Blunt, invece, arruolato nell’esercito, viene nominato capitano della polizia militare e poi reclutato dall’MI5: anche lui contribuisce a far filtrare dossier di grande valore. Nel frattempo Guy Burgess si occupa dell’“Operazione Semina”, un piano britannico per incendiare i campi di grano tedeschi e provocare carestie, e a guerra finita diventa assistente del Ministro degli Esteri: di notte fotografa centinaia di documenti per passarli ai russi.

Con la fine del conflitto, però, lo scenario cambia. Due membri si defilano: Blunt si dedica all’arte e diventa uno storico e conservatore di fama, mentre Cairncross rientra in ruoli più marginali al Ministero.

È l’inizio della Guerra Fredda, un’epoca in cui il mondo si divide in due blocchi e la tensione tra USA e URSS ridisegna l’equilibrio globale. In questo contesto, Burgess, schiacciato dallo stress, scivola nell’alcolismo, così come Maclean, che a Washington siede nel comitato anglo-americano sugli armamenti nucleari, posizione perfetta per consegnare a Mosca materiale di altissimo livello. E poi c’è Philby, il più abile: continua la sua carriera all’MI6, viene insignito dell’Ordine dell’Impero Britannico nel 1946 e, pochi anni dopo, è a Washington come punto di raccordo tra intelligence britannica, CIA e FBI. Un doppiogiochista perfetto, al centro della rete di potere mondiale.

I Cinque di Cambridge vengono scoperti

Nei primi anni ’50, entra in scena il Progetto Venona, con cui gli americani riescono a decifrare i messaggi cifrati dell’URSS: proprio mentre Kim Philby approda a Washington, viene intercettata una comunicazione che rivela l’esistenza di una spia sovietica infiltrata nella diplomazia britannica. Il suo nome in codice è Homer, ed è in realtà Donald Maclean. La notizia genera scompiglio e nasce una lista di sospetti che include sia Maclean che lo stesso Philby. In quel periodo a Washington arriva anche Guy Burgess, e i tre di Cambridge capiscono che devono coprirsi a vicenda per evitare che il cerchio si chiuda. Ma nel 1951 la pressione è insostenibile: Maclean, Burgess e Philby organizzano una fuga spettacolare verso Mosca, poco prima che Maclean venga interrogato. Philby riesce a rientrare in Inghilterra senza essere formalmente incastrato, ma la sua carriera nei servizi segreti è compromessa: lo spediscono in Libano come corrispondente, finché nel 1963 la verità esplode e il mondo scopre che Philby (nome in codice Stanley), Burgess (Hicks) e Maclean (Homer) erano spie russe di altissimo livello.

Da allora vivranno in URSS, trattati come eroi: Philby diventerà addirittura una leggenda nazionale, celebrato anche con un francobollo nel 1990.

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Il francobollo di Kim Philby. Credits: USSR Post, Public domain, via Wikimedia Commons

Intanto Anthony Blunt, che aveva costruito una brillante carriera da storico dell’arte e perfino ottenuto il titolo di Cavaliere, viene tradito da un agente che lui stesso aveva reclutato: per salvarsi dall’accusa di alto tradimento fa i nomi di altri complici, tra cui John Cairncross, che continuerà a negare fino alla morte. Ma quando, alla fine degli anni '70, un libro rivela definitivamente i nomi dei Cinque di Cambridge, anche Blunt viene smascherato: in patria resta un traditore, in Russia un eroe, e lui stesso, disincantato, commenterà soltanto che fare la spia per Mosca era stato “un grave errore”.

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