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3 Giugno 2023
7:30

Perché non fu l’Unione Sovietica a sbarcare per prima sulla luna?

Il progetto dell’Unione Sovietica per portare un equipaggio umano sulla Luna prima degli Stati Uniti è poco conosciuto, ma negli anni ’60 rappresentò uno dei principali impegni dell’astronautica dell’URSS.

A cura di Erminio Fonzo
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Perché non fu l’Unione Sovietica a sbarcare per prima sulla luna?
unione sovietica luna

Portare l'umanità sulla Luna era la sfida più importante della corsa allo spazio che negli anni '60 contrappose Stati Uniti e Unione Sovietica. L’URSS conseguì diversi primati nelle missioni lunari senza equipaggio, facendo giungere sul satellite sonde e veicoli robotici. Quando il presidente statunitense Kennedy annunciò il progetto di far giungere un equipaggio umano sulla Luna, i sovietici reagirono dando avvio a due programmi, uno per portare gli astronauti in orbita intorno alla Luna e uno per farli atterrare sul suolo del satellite. Nessuno dei due programmi, però, fu portato a termine e l’Unione Sovietica fu battuta sul tempo dagli Stati Uniti. Le ragioni della sconfitta vanno ricercate nelle differenze di budget e di organizzazione, oltre che in un evento casuale.

Modello del modulo lunare sovietico (credit Eberhard Marx)
Modello del modulo lunare sovietico (credit Eberhard Marx)

Il programma Luna

L’URSS fu il primo Paese al mondo a effettuare missioni spaziali e già nel 1957 fu in grado di mandare in orbita un satellite artificiale, lo Sputnik. Quattro anni più tardi Juri Gagarin fu il primo essere umano a viaggiare oltre l’atmosfera terrestre. I sovietici si interessarono anche della Luna e nel 1958 diedero avvio a un programma di missioni senza equipaggio, denominato proprio Luna. Il primo successo arrivò con la sonda Luna 2, lanciata il 12 settembre 1959, che si schiantò nell’area chiamata Palus Putredinis: per la prima volta un oggetto costruito dall’uomo aveva raggiunto un altro corpo celeste. Le missioni proseguirono negli anni successivi, con l’obiettivo di far atterrare sul satellite un veicolo robotico in maniera morbida e consentirgli di trasmettere informazioni sulla Terra. Il traguardo fu raggiunto nel 1966. Nel frattempo, sia i sovietici, sia gli americani avevano iniziato a lavorare a un progetto più ambizioso.

Modello della sonda Luna 2
Modello della sonda Luna 2

La corsa alla Luna

Negli Stati Uniti i successi sovietici suscitavano apprensione, perché, in un confronto come la Guerra Fredda, primeggiare nelle missioni spaziali significava guadagnare prestigio e mostrarsi superiori al rivale agli occhi del mondo. Per recuperare lo svantaggio, nel 1961 il presidente Kennedy annunciò l’intenzione di portare un equipaggio umano sulla Luna entro la fine del decennio. Kennedy si sarebbe accontentato se i suoi rivali non avessero conseguito per primi il risultato e propose loro di organizzare congiuntamente la missione, ma i leader dell’URSS, pur senza rifiutare esplicitamente, lasciarono cadere la proposta. Si sviluppò, pertanto una vera e propria gara per arrivare per primi sulla Luna.

All’inizio degli anni ’60, mentre gli americani davano avvio al programma Apollo, i sovietici iniziarono a lavorare a due progetti, uno per portare gli astronauti nell’orbita della Luna e uno per farli scendere sul suolo del satellite.

I progetti dell’URSS

L’URSS, a differenza degli Stati Uniti, tenne nascosti i suoi piani, che sono stati resi noti solo nel 1990. Oggi sappiamo che due distinti gruppi di progettisti lavoravano alla costruzione dei veicoli: uno faceva capo a Sergej Korolëv, l’ingegnere che aveva costruito i principali mezzi spaziali usati fino ad allora, e l’altro a Vladimir Chelomei. Korolëv si occupava della progettazione dei razzi N1, che dovevano essere usati per l’allunaggio ed erano l’equivalente dei Saturn V americani, mentre Chelomei era concentrato sui razzi Proton, finalizzati a portare un equipaggio in orbita lunare. Tuttavia, le competenze dei due gruppi non erano definite in maniera netta.

Sergei Korolev (a sinistra) e Juri Gagarin
Sergei Korolev (a destra) e Juri Gagarin

L’URSS si preoccupò anche di addestrare gli astronauti per le missioni lunari e nel 1966 furono selezionati due gruppi, uno per ciascuno dei due progetti.

La prima sfida: raggiungere l’orbita della Luna

Il primo obiettivo di USA e URSS era mandare una navicella con equipaggio nell’orbita della Luna. I sovietici contavano di portare termine la missione già nel 1967, ma i loro piani subirono alcuni ritardi, soprattutto per la morte improvvisa di Korolëv nel gennaio del 1966. Ciò nonostante, l’URSS sembrava sul punto di trionfare. Il 18 settembre 1968 la navicella Zond 5 portò per la prima volta degli esseri viventi, tra i quali due tartarughe, nell’orbita del satellite.

La navicella Zond, progettata per i viaggi in orbita lunare (credit Ebs08)
La navicella Zond, progettata per i viaggi in orbita lunare (credit Ebs08)

Tutto sembrava pronto per l’invio di un equipaggio umano, ma gli americani arrivarono primi: nel dicembre del 1968 la missione Apollo 8 fece volare tre astronauti nell’orbita della Luna. Per i sovietici fu uno shock, perché per la prima volta i loro rivali li avevano battuti in una “corsa” spaziale. Dopo l’Apollo 8, il progetto sovietico fu di fatto sospeso, anche se la chiusura definitiva sarà decretata nel 1970.

La seconda sfida: scendere sulla Luna

Restava aperta la sfida per far atterrare un equipaggio sul suolo del satellite. Su questo obiettivo i mezzi sovietici erano meno efficienti, ma dopo il successo di Apollo 8 l’URSS cercò di accelerare i tempi. Il progetto sovietico era simile a quello americano: portare una navicella in orbita lunare e far discendere da essa un veicolo.

Il progetto, però, si rivelò un fallimento. Nel febbraio 1969 doveva essere effettuato il primo lancio sperimentale di un razzo N1, ma i motori del veicolo non funzionarono. Al secondo tentativo, effettuato il 3 luglio, il razzo esplose sulla rampa di lancio. Meno di 20 giorni dopo la navicella Apollo 11 portò Neil Armstrong e Buzz Aldrin sul suolo lunare: l’URSS era sconfitta.

Confronto tra un Saturn V (sinistra) e un N1 (destra). Nell'immagine e raffigurato un uomo per rendere l'idea delle proporzioni (credit Ebs08)
Confronto tra un Saturn V (sinistra) e un N1 (destra). Nell’immagine è raffigurato un uomo per rendere l’idea delle proporzioni (credit Ebs08)

Le reazioni sovietiche all’impresa degli Stati Uniti

L’impresa dell’Apollo 11 ebbe conseguenze profonde sul piano politico e culturale, perché fece crescere il prestigio degli Stati Uniti in tutto il mondo. Le autorità sovietiche inviarono un telegramma di congratulazioni al presidente americano Nixon, ma nascosero che anche loro avevano promosso un progetto simile.

I sovietici lavorarono al programma per l’atterraggio lunare ancora per alcuni anni, ma nel 1974 lo abbandonarono senza averlo portato a termine. Svilupparono, però, nuovi progetti e portarono avanti con successo il programma per le missioni senza equipaggio, che terminò nel 1976, dopo che altri veicoli robotici avevano raggiunto il satellite.

Modello di un Lunokhod, i rover lunari soveitici (credit Benutzer HPH)
Modello di un Lunokhod, i rover lunari soveitici (credit Benutzer HPH)

Perché vinsero gli americani?

Sulla carta, l’URSS appariva avvantaggiata nella corsa per la Luna, in particolare nella sfida di portare un equipaggio nell’orbita lunare, perché aveva conseguito numerosi primati spaziali e la sua tecnologia sembrava più avanzata.

Tuttavia, alcuni fattori impedirono il successo. Anzitutto, le autorità sovietiche commisero l’errore di sviluppare due programmi distinti, il che suscitò rivalità tra i progettisti, a differenza di quanto fecero gli americani, che affidarono tutti i viaggi spaziali alla Nasa. Inoltre, i fondi a disposizione erano di gran lunga inferiori a quelli degli Stati Uniti, che per il programma Apollo non badarono a spese. Infine, la morte di Korolëv privò l’URSS del suo più geniale progettista e lasciò i viaggi spaziali nelle mani di tecnici che agivano con meno decisione.

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