Le bustine per il tè, per quanto possa sembrare assurdo, sono state inventate per errore: quei piccoli astucci infatti furono progettati per agevolare la spedizione e non per essere immerse direttamente nell'acqua bollente. Secondo la teoria attualmente più diffusa, il merito sarebbe da attribuire a Thomas Sullivan, un commerciante che nel 1908 decise di avvolgere le foglie di tè all'interno di un piccolo sacchetto di seta, in modo da non mischiare tra loro i diversi campioni durante la spedizione. Il punto è che gli acquirenti non compresero che quello era solo un sistema per trasportare le foglie e quindi decisero di inserire sia il sacchetto sia il tè contenuto al suo interno nell'acqua bollente, andando di fatto a "inventare" le prime bustine di tè.
In realtà però nel corso del tempo ci si è accorti che nel 1903, quindi qualche anno prima della curiosa trovata di Sullivan, esisteva già il brevetto di un prodotto simile. Il progetto, firmato da Roberta C. Lawson e Mary Molaren, non ebbe però particolarmente successo a livello commerciale e quindi è probabile che Sullivan sia arrivato alla stessa trovata in modo indipendente.
Al di là di chi abbia la paternità delle bustine, la loro storia non finisce qui. Ci si rese presto conto che il sacchetto di seta presentava diversi problemi, per esempio era troppo sottile e troppo costoso. Si pensò quindi ad alcune alternative, come nuovi materiali – garza o carta da filtro – che costavano meno, erano più resistenti ma, allo stesso tempo, rendevano più difficile il rilascio degli aromi nell'acqua. Un altro problema era legato al fatto che le bustine di seta non erano sigillate e quindi non solo poteva esserci della perdita di tè durante il trasporto ma queste potevano anche essere manomesse. Per questo motivo si provò a sigillarle con della colla, anche se spesso questa rilasciava un sapore sgradevole all'interno della bevanda.
Insomma, non si riusciva a trovare una soluzione efficace… questo almeno fino agli anni '30. L'ingegnere Adolf Rambold infatti non solo ebbe l'intuizione di chiudere le bustine in cellulosa con delle graffette, ma mise a punto anche un macchinario per produrle a livello industriale, garantendo il successo planetario di questo prodotto che è ancora ampiamente utilizzato ancora oggi.