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In estate possono verificarsi casi di persone morse da vipere, ma è un evento abbastanza raro. In Italia esistono 5 specie di vipere (vipera comune, marasso, vipera dal corno, vipera dei Walser e vipera dell'Orsini), sebbene per la vipera dei Walser (Vipera walser) il riconoscimento al rango di specie sia geneticamente ancora incerto. Nel nostro Paese, come in tutta Europa, l’avvelenamento da serpenti non rappresenta un’emergenza, contrariamente a quanto accade in altre zone del pianeta. Una ricerca condotta sull’epidemiologia dei morsi di serpente in Europa tra il 1970 e il 2010 dimostra che il numero annuale di morsi è di circa 8.000 e di questi solo il 15% è ritenuto piuttosto grave, mentre il numero medio di decessi è di circa 4 all’anno. Il periodo più a rischio è da maggio a settembre e le vittime sono per lo più bambini e adulti di sesso maschile. Per quanto concerne l’Italia, gran parte delle 24 specie di serpenti presenti nella nostra penisola sono del tutto innocue e spesso i loro esemplari vengono uccisi senza motivo. Solo 5 specie di vipere hanno un morso velenoso per l’uomo e per gli animali e per questo è utile adottare alcune precauzioni durante una passeggiata in campagna o un’escursione in montagna.
Quali specie di vipere sono presenti in Italia, dove vivono come si riconoscono
In Italia sono presenti 5 specie di vipere:
- la Vipera comune (Vipera aspis), con le sottospecie Vipera di Hugy ,Vipera di Redi e Vipera aspis aspis (quest'ultima con areale molto ristretto e limitato a zone del Piemonte e della Val d'Aosta più vicine alla Francia) è l’unica specie presente in tutta la Penisola ad esclusione della Sardegna dove le vipere sono del tutto assenti. Da rilevare anche la presenza sporadica della sottospecie V. aspis aspis;
- il Marasso (Vipera berus) presente sull'arco alpino tra 1000 e 2500 m di quota;
- la Vipera dal corno (Vipera ammodytes), inconfondibile per il muso che termina a punta a formare una specie di corno, è presente solo in Trentino Alto Adige e in Friuli Venezia Giulia con popolazioni numericamente esigue;
- la Vipera dei Walser (Vipera walser), recentemente sotto "la lente d'ingrandimento" dei genetisti che tendono a riclassificarla come sottospecie, si trova solo sulle Alpi occidentali, a nord di Biella in un'area di appena 500 km2.
- la Vipera dell’Orsini (Vipera ursinii), molto rara, vive esclusivamente nelle praterie d’altitudine dell’Appennino centrale oltre i 2000 metri di quota.
Le vipere sono attive solo quando le temperature sono miti e aumenta il calore al suolo, frequentano luoghi assolati, poveri di vegetazione e si nascondono sotto le pietre o fra gli arbusti bassi. Si nutrono per lo più di piccoli roditori e sono molto elusive; attaccano solo se disturbate. Non avvertono i suoni, ma le vibrazioni e quindi tendono a fuggire anche al semplice passaggio di persone o animali che fanno vibrare il terreno.
Il corpo è tozzo, lungo al massimo 80 cm nella Vipera comune e 90 nella Vipera dal corno, la testa è di forma pressoché triangolare con base larga e muso stretto, ma questo non è un buon carattere distintivo per riconoscerle in quanto anche altri serpenti possono assumere questa forma del capo, l'occhio ha la pupilla stretta e verticale.
Il morso di vipera e il suo veleno
Il morso lascia segni piuttosto evidenti: si tratta di due forellini di circa 1mm distanti fra loro circa 1 cm prodotti dai due denti veleniferi. A volte è possibile notare la presenza di ulteriori fori più piccoli provocati dagli altri denti della vipera. In genere le zone più colpite sono gli arti superiori e inferiori con la stessa frequenza, molto meno le altre parti del corpo. Non sempre il morso è associato anche all'emissione di veleno, in questo caso si parla di "morso secco".
Il veleno è caratterizzato da una miscela di diversi enzimi tra cui proteasi, fosfolipasi, neurotossine e fattori inibitori o attivatori della coagulazione. In ogni caso, è specie -specifico, cioè il morso di specie diverse provoca effetti differenti; oltre al fatto che sono state rilevate differenze nella composizione del veleno, anche tra individui di ciascuna specie. Il veleno del Marasso ha per lo più effetti sui meccanismi della coagulazione. Il veleno della Vipera comune e della Vipera dal corno ha invece effetti neurotossici con conseguenze sul sistema nervoso e muscolare.
L'avvelenamento genera effetti sia locali sia sistemici; inizialmente si avverte dolore intenso, gonfiore e arrossamento nella parte colpita. Dopo circa 30 minuti possono verificarsi disturbi generali come secchezza della bocca, cefalea, vomito, aumento della frequenza cardiaca e abbassamento della pressione arteriosa. Ovviamente una stessa dose di veleno ha effetti poco rilevanti in un individuo adulto e in buona salute, ma può rivelarsi letale in un bambino o in un piccolo animale come un cane o un gatto.

Alcune precauzioni utili e cosa fare se si viene morsi
Per evitare il morso di vipere o altri inconvenienti simili, quando si va in campagna o in montagna è va indossato abbigliamento adeguato con scarpe chiuse e pantaloni lunghi. Va evitato di muovere pietre e se si raccolgono bacche, funghi o asparagi sotto i cespugli sono utili robusti guanti di cuoio.
In caso di morso di vipera, come suggerito dal Policlinico di Milano e dal Dipartimento di Prevenzione della ASL Lanciano Vasto, è assolutamente necessario non agitarsi, muoversi o correre perché qualsiasi movimento rende più rapida la diffusione del veleno. Chiamare immediatamente il numero di emergenza 112 e, nel frattempo, se possibile bisogna lavare con acqua e sapone la parte colpita evitando l’uso di alcool. È assolutamente inutile e dannoso il tentativo di incidere la ferita e aspirare il veleno tentando di farlo uscire.

In passato dosi di siero antiofidico, utilizzato come antidoto al morso delle vipere, potevano essere acquistate in farmacia, tenute nel frigorifero di casa e utilizzate autonomamente in caso di morso. Il siero conteneva immunoglobuline estratte da cavalli immunizzati con piccole dosi di veleno, ma con il tempo si è visto che il rischio di shock anafilattico per l'uso del siero somministrato fuori dell’ambiente ospedaliero erano elevatissimi; per questo oggi non è più possibile detenere dosi di siero e il prodotto va somministrato in Pronto Soccorso insieme ad altri opportuni trattamenti.