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11 Novembre 2023
8:12

«L’estate di San Martino dura tre giorni e un pochino», cosa vuol dire? La spiegazione meteorologica del proverbio

C'è del vero dietro al celebre proverbio sull'estate di San Martino? Ebbene sì. La spiegazione ha a che fare con la particolare situazione meteo-climatica che si riscontra in Italia nella seconda decade di novembre.

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«L’estate di San Martino dura tre giorni e un pochino», cosa vuol dire? La spiegazione meteorologica del proverbio
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Secondo la visione contadina dei nostri antenati, novembre è il mese in cui l’autunno inoltrato si prepara a lasciare spazio ai rigori dell’inverno, in cui i colori attorno a noi si spengono sempre di più e il sole basso all’orizzonte viene offuscato dalla bruma e dalla nebbia che avvolge il paesaggio, in un’atmosfera che si prepara al lungo torpore della natura.

Ma novembre è anche il mese in cui si può ancora sperare nel ritorno di qualche giorno di bel tempo, capace di regalare qualche scampolo di sole e di tepore: la cosiddetta “estate di San Martino”, che fa riferimento ai giorni attorno all'11 novembre, data in cui cade San Martino. Proprio da qui deriva il detto «L'estate di San Martino dura tre giorni e un pochino», a cui è associata una leggenda cristiana comhe ha per protagonista Martino di Tours e il suo gesto caritatevole nei confronti di un mendicante infreddolito da una tempesta.

Una parentesi insolitamente primaverile, potremmo definirla, ma che con l’attuale con la crisi climatica trova sempre più spazio e maggiori probabilità di accadimento, con una persistenza a volte anche più lunga dei tradizionali tre giorni.

Le basi meteorologiche del proverbio

Il detto «L'estate di San Martino dura tre giorni e un pochino» fa riferimento a particolari condizioni meteo-climatiche osservabili nel corso degli anni intorno a questa data, ovvero all’inizio della seconda decade di novembre (da calendario San Martino cade l'11 novembre).

Nello specifico si parla di un periodo di almeno tre giorni durante i quali si sperimenta una fase di tempo stabile e particolarmente mite su buona parte della Penisola italiana. A favorire tali condizioni sarebbe il ritorno ciclico e dunque la presenza, sul bacino del Mediterraneo, di un’area anticiclonica che, dalle Azzorre o talvolta dal Nord Africa, si espande verso l’Europa meridionale, portando una parentesi “fuori stagione” nel cuore dell’autunno. Negli ultimi anni questo tipo di circolazione atmosferica si manifesta con maggiore frequenza e ostinazione, determinando fasi di calma meteorologica capaci talvolta di durare addirittura settimane, a conferma di una crescente anomalia meteo-climatica che proprio nell’area mediterranea trova la sua massima espressione.

La leggenda di San Martino

Esiste una leggenda su San Martino, che riguarda la vita di Martino di Tours, militare del IV secolo d.C. Si narra che Martino, durante il suo soggiorno in Gallia, nel tornare a casa sotto un forte temporale incontrò un mendicante per strada. La vista dell'uomo in precarie condizioni lo impietosì a tal punto da volergli donare una parte del suo mantello in modo che il pover'uomo potesse proteggersi dalla pioggia.

Secondo la leggenda, quel gesto di altruismo fece placare la tempesta. Quella notte Gesù rivelò in sogno a Martino che era lui il mendicante a cui aveva donato il mantello. Il sogno convinse Martino a deporre le armi e convertirsi al Cristianesimo. Iniziò così il cammino di fede che lo portò a diventare il vescovo di Tours nel 371 d.C.

Da questa storia emerge anche il legame tra la leggenda e l’analisi meteorologica relativa alle condizioni atmosferiche riscontrate statisticamente negli anni in questo periodo.

Altri proverbi dedicati a San Martino e al tempo

Sono diversi i modi dire legati al meteo che prendono ispirazione da San Martino. Per esempio:

«Se il dì di San Martino il sole va in bisacca, vendi il pane e tieniti la vacca. Se il sole va invece giù sereno, vendi la vacca perché è poco il fieno.»

Tradotto: se all’ora del tramonto dell’11 novembre ci sono le nuvole che coprono il sole, si può sperare in un buon raccolto di fieno e di grano e ci sarà il pane da vendere e una vacca grassa. Ma, se tramonta in un bel cielo sereno, non ci sarà abbastanza fieno per gli animali e sarebbe meglio venderli.

Si diceva poi che, chi seminava dopo questa data, avrebbe avuto un raccolto misero:

«Per San Martino la sementa del poverino.»

Chi desiderava avere una vendemmia fruttuosa, doveva sbrigarsi anche a potare e a preparare il terreno attorno alla vite. Un altro noto proverbio, infatti, dice:

«Chi vuol far buon vino, zappi e poti nei giorni di San Martino.»

Questo è il momento ideale anche per altre coltivazioni, per esempio le fave e il lino, almeno nelle zone più calde, come la Sicilia. In Italia, fino al secolo scorso, l’11 novembre cominciavano le attività dei tribunali, delle scuole, si tenevano elezioni e, in alcune zone, scadevano i contratti agricoli e di affitto. Tuttora in molte zone si dice “far San Martino” all’atto di traslocare e sgomberare.

L'estate di San Martino all'estero

La cosiddetta “estate di San Martino” non è un fenomeno solo italiano. Nei Paesi anglosassoni è conosciuta come Indian Summer (“estate indiana”). In alcune lingue slave, come il russo, è chiamata Bab’e Leto, cioè “estate delle nonne”. Ancora oggi San Martino viene celebrato in Belgio, Olanda, Polonia, Francia, Germania, Austria, Estonia e Lituania. I bambini, nei giorni che precedono l’11 novembre, costruiscono lanterne di carta o di legno da portare in processione. Poi, si radunano intorno al fuoco mangiando dolci e intonando canzoni dedicate a San Martino.

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