Situata nell’estremo sud della penisola italiana, la Calabria è la meravigliosa terra che forma la “punta” del nostro Stivale: la regione, infatti, si protende come un imponente passerella tra il Mar Tirreno, a ovest, e il Mar Ionio, a est e sud-est.
Esplorare la Calabria significa immergersi in una terra aspra e selvaggia dall’essenza fortemente mediterranea, ma significa anche respirare un luogo ricco di storia e di antiche culture. La Calabria raccoglie l'eredità della Magna Grecia, cioè di quell’insieme di territori del Sud Italia colonizzati dalla civiltà greca e diventati importanti centri di riferimento per la cultura e i traffici del Mediterraneo.
La storia e il territorio di questa regione sono quindi profondamente radicati nell’identità dei suoi abitanti e formano un mix assolutamente unico di cultura, paesaggio e tradizioni.
1. L’origine del nome Calabria
Durante l’età imperiale romana, "Calabria" era il nome attribuito a una delle undici regioni augustee in cui era suddiviso il territorio della nostra penisola: Regio II Apulia et Calabria. In realtà, però, questa denominazione era associata, grossomodo, al territorio dell’attuale Puglia, mentre al territorio dell’attuale Calabria corrispondeva un'altra regione augustea: la Regio III Lucania et Bruttii. Quando il territorio delle due regioni fu unificato sotto l’impero bizantino, il nome Calabria fu esteso anche ai territori più meridionali della penisola.
Come sempre, l’origine del nome è piuttosto incerta, ma le teorie più accreditate lo associano alle caratteristiche del territorio: in una prima ipotesi, il termine Calabrī, di origine preromana, potrebbe infatti riferirsi alle caratteristiche rocciose e aspre del territorio. Una seconda ipotesi considera invece l’origine greca del termine, che deriverebbe da kalón-bryōn (cioè terra che fa sorgere il bene/il bello), in riferimento alla fertilità del suolo.
2. Lo stemma della regione Calabria
Lo stemma della Regione Calabria (al centro della bandiera sottostante) racchiude in sé quattro simboli rappresentanti l'identità regionale. Si configura come un ovale suddiviso in quattro quadranti alternati (due oro e due argento), ognuno con un diverso logo. A partire dall’alto troviamo un pino larìcio di colore verde, albero molto diffuso sull’altopiano della Sila e che rappresenta in questo caso le meraviglie naturali della regione. Procedendo in senso orario troviamo poi una croce potenziata di colore nero, in riferimento alla partecipazione dei Calabresi alla prima crociata (1096-1099); un capitello dorico di colore azzurro, che simboleggia l’eredità classica e culturale dei Greci e della Magna Grecia; e infine una croce bizantina di colore nero, che richiama la storica appartenenza all’impero bizantino.
3. I numeri della regione
La Calabria è la regione più meridionale della penisola italiana e presenta un territorio prevalentemente montuoso e collinare circondato su tre lati dai mari Tirreno (ovest) e Ionio (est e sud). Confina infatti direttamente solo con una regione a nord: la Basilicata.
La popolazione della Calabria, pari a 1.838.150 abitanti, si distribuisce su una superficie di 15.212,65 km2. Ne risulta una densità di 121 abitanti per chilometro quadrato: densità inferiore, anche se non di tanto, alla media italiana di 195 abitanti per chilometro quadrato. Molto elevato è invece il numero dei comuni: la regione ne comprende infatti 404 e si colloca al quinto posto della classifica italiana, dopo Lombardia, Piemonte, Veneto e Campania. Tutte regioni decisamente più estese della Calabria.
4. La ‘nduja calabrese
Alcuni dei prodotti più rinomati del nostro Paese provengono dalla Calabria: agrumi, peperoncini, liquirizie, cipolle rosse di Tropea… e ovviamente la celebre ‘nduja.
La ‘nduja è un salume insaccato a base di carne suina, insaporito con sale e peperoncino, dalla consistenza molto morbida, tanto che può essere spalmato sul pane come se fosse una crema.
L’origine di questo prodotto è attribuita alla città di Spilinga (Vibo Valentia), ma il nome pare avere origine proprio dalla parola francese andouille (che fa riferimento a diverse preparazioni a base di carne), giunta nel Sud Italia durante il periodo della dominazione angioina. La ‘nduja è mangiata accompagnata da formaggi, usata per preparare sughi e condimenti, come ingrediente sulla pizza, impiegata per realizzare ripieni o spalmata semplicemente su una fetta di pane.
5. Il bergamotto
Un’altra specialità della regione Calabria è il bergamotto, un agrume che produce frutti arrotondati simili a limoni o mandarini di colore giallo e verde che vengono utilizzati per la loro eccezionale resa aromatica, in cucina o per produrre oli essenziali.
La Calabria è una delle principali produttrici al mondo di bergamotto, con coltivazioni localizzate nella parte meridionale della regione, sulla fascia costiera ionica, nella città metropolitana di Reggio Calabria.
Dalla coltivazione delle tre varietà di bergamotto (femminello, castagnaro e fantastico) si ricavano pregiati oli essenziali che vengono impiegati nella realizzazione di profumi e prodotti cosmetici ma anche in ambito culinario per aromatizzare piatti, dolci e infusi.
6. Il dialetto greco-calabro o grecanico
Il dialetto greco-calabro, detto anche grecanico, è un dialetto molto particolare parlato all’interno della città metropolitana di Reggio Calabria. L’origine di questo dialetto non è del tutto certa: secondo alcuni studi risalirebbe al tempo della Magna Grecia, quindi al periodo in cui gli antichi Greci colonizzarono il Sud Italia. Secondo altri esperti, l’origine è da ricercare nelle migrazioni avvenute in periodo medievale, mentre, per altri ancora, è la combinazione dei due avvenimenti.
Nei tempi più recenti, tra i cambiamenti generazionali e il fenomeno dell’emigrazione, la lingua grecanica è parlata da sempre meno persone, stimate oggi in un numero compreso tra i 500 e i 2000 individui. L’UNESCO, che si impegna anche nella conservazione dei patrimoni immateriali, considera il grecanico una lingua a rischio di estinzione e, nonostante diverse iniziative siano state messe in campo per tutelare la lingua, il grecanico rischia di essere del tutto abbandonato nei prossimi decenni.
7. Il Parco nazionale del Pollino: l’area protetta più grande d’Italia
Nel nord della Regione Calabria, a cavallo con il confine lucano, si trova il Parco nazionale del Pollino: un’area naturale protetta istituita dallo Stato per la tutela degli equilibri ambientali nella zona che circonda l’omonimo massiccio montuoso.
Con un’estensione di 192.565 ettari, pari a 1925,65 km2, il Parco del Pollino è l’area naturale protetta più grande d’Italia. In questi aspri e meravigliosi ambienti montani crescono i resistenti pini loricati, diffusi in poche aree del sud-est europeo e oggi diventati il simbolo dell’intera area protetta. Tra le altre cose, il Parco nazionale del Pollino comprende alcune delle “antiche faggete primordiali d’Europa”, inserite nella lista dei Patrimoni dell’umanità, ed è parte della lista dei Geoparchi mondiali, stilata sempre dell’UNESCO, come area di eccezionale rilevanza per lo studio delle scienze della Terra.
8. La Varia di Palmi
La Varia di Palmi è una festa popolare che si svolge nell'omonimo comune l'ultima domenica di agosto (con cadenza pluriennale), ed è celebrata in onore di Maria Santissima della Sacra Lettera, patrona e protettrice della città.
La Varia è in realtà un carro sacro dalle dimensioni davvero notevoli e alto fino a 16 metri che rappresenta l’assunzione in cielo della Vergine Maria: seduta su un seggiolino in cima all’imponente struttura, si trova infatti l’Animella, una giovane ragazza che impersona la madre di Gesù Cristo. Oltre a lei trovano spazio sul carro altre figure rappresentanti gli apostoli, il Padreterno e piccoli angeli, seduti su sopporti che ruotano attorno al carro in movimento grazie a una serie di ingranaggi interni.
Il carro, pesante circa 20 tonnellate, viene sospinto a spalla attraverso le vie del centro da 200 portatori, conosciuti in dialetto locale come mbuttaturi. La Varia di Palmi è nella lista Patrimoni immateriali dell’umanità dell’UNESCO, come categoria delle Feste delle grandi macchine a spalla.
9. Il mito di Scilla
Non possiamo ovviamente farci mancare i miti e le leggende che si perdono nella notte dei tempi: come le altre regioni d’Italia, anche la Calabria ha tantissime storie che costituiscono oggi il patrimonio estremamente ricco di tradizioni e folklore del nostro Paese. In particolare, proprio in Calabria ritroviamo le origini del celebre mostro marino di Scilla, il quale, secondo la leggenda, affondava le navi in transito nello Stretto di Messina in compagnia di un'altra mostruosa creatura della mitologia greca, Cariddi.
Secondo il mito, Scilla, una meravigliosa ninfa amante del mare, fu crudelmente mutata in mostro dalla maga Circe. Questa, infatti, gelosa di Scilla a causa del suo amore non corrisposto per Glauco (altra celebre figura della mitologia greca) che era invece innamorato della prima, decise di vendicarsi riversando in mare un potente veleno. Immergendosi in acqua, Scilla si trasformò in un gigantesco mostro con protuberanze a forma di serpente nella parte inferiore del busto e alcune teste di cane davanti. Devastata dall’orrore, la ninfa si gettò in mare e trovò rifugio nei pressi di uno scoglio, proprio di fronte a dove dimorava l’altro mostro mitologico di Cariddi.
10. I bronzi di Riace
Il 16 agosto del 1972, nei pressi della costa di Porto Forticchio (Comune di Riace), furono rinvenute a 8 metri di profondità le statue di due antichi guerrieri greci in perfetto stato di conservazione. Il merito della scoperta e l’effettiva dinamica del ritrovamento sono oggetto di polemica ancora oggi, ma certo è invece il fatto che il recupero delle statue fu effettuato con una certa leggerezza e senza tener troppo conto dell’importanza dei due preziosi reperti.
Nel corso dei decenni, le due statue, denominate A e B e alte rispettivamente 1,98 metri e 1,97 metri, sono state sottoposte a diverse interventi di restauro e svuotamento di detriti che, tra le altre cose, hanno determinato una diminuzione del peso, dai circa 400 kg al momento del ritrovamento agli attuali 160 kg.
La scoperta delle due statue, conosciute oggi come “i bronzi di Riace” ha acceso un intenso dibattito finalizzato a ricostruire la storia dei personaggi, l’esatta cronologia e il motivo per cui le statue siano finite in fondo al mare. Dal momento che il mare di fronte a Riace si trova sulla rotta che metteva in collegamento le coste tirreniche dell’Italia centro-meridionale con la Grecia, è probabile che le statue, trasportate in nave, siano colate a picco in seguito a un naufragio, oppure deliberatamente gettate fuori bordo per alleggerire l'imbarcazione in seguito a una qualche emergenza. Tuttavia, molte domande che riguardano i due bronzi di Riace non trovano risposta ancora oggi e, probabilmente, non la troveranno mai.