
L’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) ha pubblicato il database GeMMA (Geologico, Minerario, Museale e Ambientale) aggiornato delle risorse minerarie presenti in Italia, comprese le materie prime critiche, cioè quelle materie prime che hanno una grande importanza economica ma il cui approvvigionamento è limitato. Questa banca dati è fondamentale per elaborare il Programma Nazionale di esplorazione mineraria, che prevede il rilancio dell’industria mineraria in Italia. Alla base del Programma c’è il Critical Raw Materials Act, il regolamento entrato in vigore quest’anno con cui la Commissione Europea delinea le strategie per l’estrazione sostenibile delle materie prime critiche in Europa, allo scopo di dipendere sempre meno dall’estero nell’approvvigionamento dei materiali utili alla transizione energetica.
Dal database GeMMA emerge che le miniere attualmente attive in Italia sono 76, di cui 22 forniscono due materie prime critiche: feldspato e fluorite. Tuttavia, i dati sui giacimenti sfruttati in passato e quelli provenienti dalle campagne di ricerca documentano la presenza di numerose altre materie prime critiche.
Le miniere di materie prime critiche attive in Italia
Il database GeMMA raccoglie i dati relativi a tutti i giacimenti sfruttati nel passato e ora dismessi (a partire dal 1870), alle miniere ancora in attività e le informazioni provenienti dalle campagne di ricerca effettuate nel corso del tempo. Ne risulta che le miniere ancora attive nel Paese sono 76, di cui 22 forniscono alcune delle 34 materie prime critiche individuate dall’UE. In 20 di queste si estrae il feldspato, minerale essenziale per l’industria ceramica, e in 2 la fluorite, impiegata nell’industria dell’acciaio, dell’alluminio, del vetro, dell’elettronica e della refrigerazione. In particolare, la miniera di fluorite di Genna Tres Montis (in Sardegna) diventerà una delle più importanti in Europa quando rientrerà in piena produzione. Altre 91 miniere di fluorite, situate in Lombardia, Trentino, Lazio e Sardegna, sono state sfruttate in passato e potrebbero tornare a esserlo.

I depositi non sfruttati di materie prime critiche in Italia
Le attività minerarie del passato e i risultati delle esplorazioni del territorio mostrano la presenza in Italia di altre materie prime critiche e strategiche.
I materiali critici metalliferi forniscono metalli indispensabili per la transizione energetica: oggi in Italia non vengono estratti, ma in passato erano ben 900 i giacimenti sfruttati. La riapertura di queste miniere andrebbe valutata tenendo conto degli attuali prezzi di mercato e delle nuove tecnologie disponibili per l’esplorazione. Giacimenti di rame si trovano nell’Appennino toscano e in quello ligure-emiliano, nelle Alpi occidentali, in Trentino e in Sardegna; il manganese è stato estratto in Liguria e in Toscana; il tungsteno si trova in Calabria, in Sardegna e nelle Alpi occidentali; il cobalto in Sardegna e in Piemonte; la magnesite in Toscana; il titanio in Liguria; la bauxite, da cui si ricava l’alluminio e che contiene anche terre rare, è stata estratta soprattutto in Puglia e in Sardegna; la celestina, da cui si ricava lo stronzio, è presente in Sicilia; il litio si trova sull’Isola d’Elba e in grandi quantità nei fluidi geotermici tosco-laziali-campani.

Tra i materiali critici non metalliferi vi sono: la barite, utilizzata nell’industria cartaria, chimica e meccanica, in Lombardia e in Trentino; la grafite, estratta in passato per produrre coloranti, lubrificanti e matite, in Piemonte, Liguria e Calabria.
Il database GeMMA contiene anche informazioni sulle strutture di deposito di rifiuti estrattivi. Infatti, gli scarti delle attività minerarie del passato possono costituire una fonte di materie prime. In Italia si trovano circa 150 milioni di metri cubi di scarti, che in diversi casi stanno inquinando suolo e acque, ma che potrebbero essere recuperati.