Il 6 febbraio 2023 una serie di violenti terremoti ha colpito la Turchia meridionale e la Siria, con epicentro localizzato tra le città di Gaziantep e Kahramanmaraş. Purtroppo le ultime stime parlano di più di 21 mila vittime – anche se il conteggio è tutt'ora in aggiornamento. Stando alle ultime analisi svolte da diversi enti – tra i quali l'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e l'Istituto Geografico Nazionale Spagnolo (IGN) – questa serie di terremoti non sarebbe stata innescata dall'attivazione di un'unica faglia ma da due diverse strutture:
- Faglia Est-Anatolica – responsabile del terremoto di magnitudo 7.8 delle ore 4:17 (ora locale);
- Faglia di Sürgü, 100 km più a nord e responsabile del terremoto di magnitudo 7.5 delle ore 13:24 (ora locale).
I due principali terremoti avvenuti in Turchia
Vediamo quali sono i dettagli dei due terremoti più intensi che hanno colpito la Turchia lunedì 6 febbraio 2023.
La scossa di magnitudo 7.9 – ore locali 4:17
La scossa principale di questa sequenza sismica ha fatto registrare una magnitudo 7.8 (7.9 secondo le stime INGV) ed è stata seguita da oltre 200 repliche di magnitudo superiore a 4, tra le quali un evento di magnitudo 6.7 (ore 4:28 locali). Tornando alla scossa principale, questa è stata causata dall'attivazione della Faglia Est-Anatolica, tramite una rottura lunga all'incirca 150-200 km orientata in direzione NE-SO con epicentro vicino alla città di Gaziantep. Trattandosi di una faglia trascorrente, i due blocchi coinvolti si sono spostati orizzontalmente di circa 3 metri l'uno rispetto all'altro: in particolare la placca anatolica si sarebbe spostata di circa 3 metri verso sinistra.
Il sisma di magnitudo 7.5 – ore locali 13:24
La seconda scossa più violenta si è verificata circa 9 ore dopo la principale ma, a differenza di quanto precedentemente ipotizzato, pare sia stata innescata da un diverso segmento della faglia, orientato in direzione EO. Stando alle parole del ricercatore INGV Alessandro Amato, questa potrebbe essere una faglia nota come faglia di Sürgü.
Quest'altra struttura interseca la faglia Est-Anatolica all'altezza di Nurhak, e ha fatto registrare un epicentro tra le città di Elbistan e Kahramanmaraş. La rottura si è propagata per circa 100 km con uno scorrimento che, stando alle prime ricostruzioni, sarebbe stato anche maggiore di quello della faglia principale.
Come dichiarato anche dal professor Mark Allen – direttore del dipartimento di Scienze della Terra della Durham University – sembra quindi che l'evento di magnitudo 7.5 sia stato causato da una diversa faglia rispetto alla prima, la faglia di Sürgü. Il fatto però che i due terremoti si siano verificati in modo abbastanza ravvicinato nel tempo e nello spazio porta a pensare che il secondo sia stato innescato dal primo.
La rottura della faglia
Chiudiamo questo approfondimento parlando delle diverse fasi di rottura che si sono verificate lungo il sistema principale di faglie della zona. Come riferimento, prendiamo la seguente immagine pubblicata da INGV.
Qua vengono riportati i dati sismici registrati dalle varie stazioni, ciascuno dei quali corrispondente a un diverso episodio di rottura.
Le stazioni a nord all'epicentro (punto giallo nell'immagine) hanno registrato molto bene le rotture legate alla scossa principale, cioè dove si è verificato lo scorrimento orizzontale di circa 3 metri in un'area lunga circa 30 km, nei pressi della città di Kahramanmaraş. Questa rottura si è propagata in direzione SO e NE nei primi dieci secondi dal sisma.
Al contrario le stazioni a sud dell'epicentro hanno registrato meglio l'ultimo episodio di rottura, avvenuto circa 70 secondi dopo la scossa principale e caratterizzato da uno scorrimento orizzontale di circa 1 metro.
Per approfondire, ecco un video che abbiamo realizzato in merito alle cause geologiche dei terremoti turchi e del perché ci sono state così tante vittime: