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Perché il caldo estremo rende il maltempo più violento: cos’è successo a Bardonecchia e San Vito di Cadore

Il maltempo che ha provocato l'esondazione del rio Frejus a Bardonecchia è il risultato di infiltrazioni di aria fredda atlantica nel margine del promontorio nordafricano (impropriamente «anticiclone Pluto») che sta portando caldo molto intenso in tutta Italia.

1 Luglio 2025
13:54
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Perché il caldo estremo rende il maltempo più violento: cos’è successo a Bardonecchia e San Vito di Cadore
alluvione bardonecchia
Gli effetti dell’esondazione del Frejus a Bardonecchia. Credit: Franco Scarsella, via X

Emergenza maltempo ieri a Bardonecchia, in Piemonte al confine con la Francia, dove le forti piogge hanno trasformato il rio Frejus in una colata di acqua e fango che ha distrutto argini e paratie e allagato il comune dell'alta Val di Susa provocando la morte del 70enne Franco Chiaffino, trascinato dalla corrente. Tutto questo è accaduto a quasi due anni dall'alluvione che colpì la località turistica tra il 13 e il 14 agosto 2023. Come riportato da ARPA Piemonte, ieri a Bardonecchia sono piovuti circa 25 millimetri di pioggia nell'intera giornata, con un picco di 15 millimetri in un'ora. Sono valori che non avrebbero provocato grossi danni in un territorio più aperto e pianeggiante, ma il carattere torrentizio del Frejus, la particolare conformazione orografica del territorio e la sua fragilità idrogeologica hanno causato la grave situazione di ieri.

Ieri però Bardonecchia non è stata l'unica vittima del maltempo: le precipitazioni hanno causato una frana a San Vito di Cadore, in Veneto, con colate di fango che hanno portato alla chiusura di un tratto della Statale tra Cortina d'Ampezzo e Belluno, mentre in Valtellina le intense precipitazioni hanno provocato smottamenti e allagamenti. Il maltempo, insomma, si è abbattuto sul versante alpino italiano proprio nelle ore in cui cosiddetto «anticiclone Pluto» (termine in realtà improprio per indicare il promontorio nordafricano) stava raggiungendo la sua massima estensione, sovrastando tutta l'Italia e buona parte dell'Europa centrale portando una forte calura con temperature ben sopra la norma in tutto il Paese. La domanda è ricorrente in questi casi: com'è possibile che il caldo torrido possa convivere con il forte maltempo? Non è un paradosso né una contraddizione, ma due facce della stessa medaglia. Per capirlo possiamo fare un piccolo viaggio nella fisica dell'atmosfera.

Cos'è successo a Bardonecchia: il ruolo dell'«anticiclone Pluto»

Possiamo immaginare un anticiclone, come il promontorio africano che staziona sull'Italia in questi giorni, come una massa d'aria ad alta pressione ad alta quota che comprime l'aria sottostante, scaldandola e impedendo la formazione di nuvole e dunque di maltempo. Nel caso in questione in questi giorni, il promontorio africano ha portato negli ultimi giorni in Italia un'intensa ondata di caldo con temperature al suolo anche di 40 °C, certamente anomale per fine giugno, con uno zero termico (cioè la quota a cui la temperatura dell'aria raggiunge gli 0 °C) ben oltre i 5000 metri in tutto il Paese.

Ora, una caratteristica importante dell'aria calda è che è più “brava” dell'aria fredda a trattenenere vapore acqueo senza che questo condensi allo stato liquido. In altre parole, l'aria calda può essere significativamente più umida della stessa aria a una temperatura inferiore. Una regola spannometrica deriva dalla cosiddetta equazione di Clausius-Clapeyron – tra le più note in ambito meteorologico – e afferma che alle temperature tipiche al suolo l'umidità massima si alza del 7% per ogni aumento di temperatura di 1 °C.

E il promontorio nordafricano in questi giorni è letteralmente carico di umidità. Stiamo parlando di correnti di aria calda sahariana che per arrivare da noi devono attraversare il Mediterraneo. Mediterraneo che nei giorni scorsi aveva temperature anche di 5 °C sopra la media del periodo, che sarebbero elevate anche alla fine dell'estate. Un mare più caldo significa un mare che evapora di più, cioè che immette grande quantità di vapore acqueo in un'aria a sua volta molto calda e dunque molto propensa ad accogliere quel vapore.

Come il caldo estremo può provocare forte maltempo

Finché il promontorio anticlonico è robusto, fa un buon lavoro nel tenere alla larga l'aria fredda a bassa pressione che generalmente si associa con precipitazioni e maltempo. Per questo con l'anticiclone si ha generalmente tempo sereno. Ma nei giorni scorsi il promontorio nordafricano era confinato all'interno di due saccature di aria fredda, una a est che ha portato aria fredda artica nell'area danubiana, e una a ovest di origine islandese che aveva raggiunto il Regno Unito, spingendo contro il fronte francese del promontorio. Proprio da qui sono giunte delle infiltrazioni di aria fredda atlantica che, associate a un generale indebolimento del fronte anticiclonico, hanno creato dei forti contrasti termici proprio in corrispondenza dell'arco alpino italiano.

Ricordate? L'aria calda è più brava a trattenere il vapore acqueo: significa che parte di questo tenderà a condensare se la temperatura dell'aria dovesse scendere. Le infiltrazioni di aria fredda di cui parlavo poco sopra fanno proprio questo: abbassano la temperatura dell'aria nel margine del promontorio. La grande quantità di vapore acqueo lì contenuta condensa rapidamente, formando nubi pronte a scaricare l'umidità in eccesso. A questo punto il sistema è pronto per sbarazzarsi dell'enorme energia termica accumulata. E il modo in cui lo fa è quello che noi chiamiamo “maltempo”: piogge, temporali, forti venti, nubifragi. È il modo in cui l'atmosfera torna in equilibrio dopo aver accumulato troppa energia termica e troppa umidità. Quello che ha colpito Bardonecchia e altre zone del Nord Italia è stato il tentativo dell'atmosfera di tornare in una condizione di equilibrio, in un contesto in cui i cambiamenti climatici tendono invece a creare rapidi e forti disequilibri.

Gli effetti del riscaldamento globale

Insomma, la correlazione è chiara: più caldo porta a più umidità che porta a più fenomeni meteorologici violenti. Questo significa che gli anticicloni non sono garanzia di beltempo ma, sempre più spesso, hanno l'effetto di allargare la forbice tra profonde siccità da un lato e intense alluvioni e inondazioni dall'altro. E non c'è dubbio che tutto questo sta peggiorando – e continuerà a peggiorare in futuro – in termini tanto di frequenza tanto di intensità per via del riscaldamento globale, che aumenta la manopola del parametro che è all'origine di tutto questo: la temperatura.

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Filippo Bonaventura
Content editor coordinator
Ho una laurea in Astrofisica e un Master in Comunicazione della Scienza alla SISSA di Trieste. La prima mi è servita per imparare come funziona ciò che ci circonda, la seconda per saperlo raccontare. Che poi sono due cose delle tre che amo di più al mondo. Del resto, a cosa serve sapere qualcosa se non la condividi con qualcuno? La divulgazione per me è questo: guidare nel viaggio della curiosità e del mistero. Ah, la terza cosa è il pianoforte e la musica in ogni sua forma.
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