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Oggi il secondo sport più popolare al mondo è il cricket (dietro solo al calcio) con circa 2.5 miliardi di seguaci, molti dei quali sono stanziati in India dove questo antichissimo sport ha attecchito in una maniera talmente forte da essere ormai considerato una religione. Ma da dove nasce questa disciplina? In India, è lo sport più popolare perché ha radici profonde che risalgono al 1721 e si è sviluppato durante il periodo coloniale inglese raggiungendo un livello di popolarità enorme. La vera svolta arriva nel 1792, quando gli inglesi fondano il primo club di cricket in India. Durante il periodo coloniale, i britannici non solo promossero il cricket, oggi popolare anche nei Paesi del Commonwealth, ma lo usarono anche come strumento per controllare le masse indiane.
Sebbene i primi documenti ufficiali sul cricket risalgano al XVI secolo, le origini vere e proprie potrebbero essere ancora più antiche, forse risalenti a oltre 400 anni prima. Tutto inizia nel sud-est dell’Inghilterra, in un’area boscosa chiamata Weald, tra il Kent e il Sussex. Qui, secondo gli storici, bambini e contadini giocavano a una versione primitiva del cricket: una palla lanciata e qualcuno con un bastone o una tavola di legno che cercava di colpirla per proteggerne un bersaglio. Quale bersaglio? Forse un semplice ceppo d’albero, oppure la porta di un recinto per le pecore. Da lì nasce il termine wicket, che in anglo-normanno significa proprio “piccola porta”, e che oggi è uno degli elementi centrali del gioco. Anche l’etimologia ci racconta qualcosa: nel francese antico “baille” (recinto) deriva da baculum, cioè “bastone” in latino. Ed è proprio con un bastone – la mazza da cricket – che si difende il wicket.
Il cricket non è uno sport indiano: l’arrivo del gioco nel Paese
Il cricket, nato nel sud dell'Inghilterra e diffuso nei Paesi del Commonwealth, arriva in India nel 1700, portato dagli inglesi come passatempo per ufficiali coloniali. La prima partita documentata risale al 1721, e il primo club ufficiale viene fondato nel 1792 a Calcutta. Inizialmente, però, era uno sport d’élite, riservato ai britannici e a qualche indiano ricco. Ma con il tempo le cose cambiano: gli indiani iniziano a giocare, prima per imitazione, poi per passione vera. Alcuni storici sostengono che nel 1857 – anno della prima grande rivolta contro l’Impero britannico – una partita di cricket organizzata dagli inglesi sia stata usata per manipolare l’opinione pubblica e placare le tensioni. Ma l’effetto è stato l’opposto: da lì in poi, il cricket ha iniziato a simbolizzare la resistenza.
Dopo l’indipendenza del 1947, il cricket, da gioco “degli inglesi”, diventa lo sport del popolo indiano. Quando l’India vince la Coppa del Mondo nel 1983, il cricket esplode in tutto il paese. Il cricket smette di essere “una cosa da ricchi” e diventa la voce del popolo, uno sport che unisce nord e sud, città e campagne, giovani e anziani. Le partite si seguono nei mercati, nelle scuole, nei villaggi, perfino nei templi.
Come funziona il cricket, spiegato semplice
Cos’è esattamente il cricket? Per chi non ha mai visto una partita può sembrare un gioco misterioso, pieno di regole strane e partite che durano giorni. In realtà, il meccanismo di base è più semplice di quanto sembri. Immagina una via di mezzo tra baseball e bocce, ma con il tè delle cinque a metà partita. Si gioca in due squadre da 11 giocatori. Una squadra lancia la palla e cerca di colpire il wicket (tre paletti conficcati nel terreno); l’altra schiera un battitore che cerca di colpirla con una mazza e di fare punti correndo avanti e indietro su un corridoio chiamato pitch.
Quando la palla colpisce il wicket o viene presa al volo, il battitore è “fuori”. Alla fine, vince la squadra che ha totalizzato più punti (chiamati runs). Semplice? Quasi, perché il gioco è pieno di termini tecnici che possono risultare complicati per chi non lo conosce bene. Per esempio, uno degli elementi fondamentali è l’over: nel cricket, un over è un insieme di sei lanci consecutivi effettuati dallo stesso lanciatore, il bowler. Ogni sei lanci si cambia lato del campo e si alternano i lanciatori.
Le partite possono durare da poche ore a diversi giorni. Ma non tutti i match sono così lunghi: esistono infatti diverse versioni del gioco. Quella più tradizionale è la versione “a over illimitati”, in cui una squadra deve eliminare tutti i battitori avversari due volte per poter vincere. Nei tornei nazionali può durare fino a quattro giorni, ma nelle competizioni internazionali – chiamate Test Match – si arriva anche a cinque.
Esistono però anche versioni più moderne e veloci. Le One Day International, ad esempio, si giocano in un solo giorno, con un massimo di 50 over per squadra, e sono molto diffuse a livello mondiale. Ancora più rapida è la formula Twenty20: qui si gioca con appena 20 over per parte e la partita dura circa tre o quattro ore.
Ma la storia del cricket ci ha regalato anche record curiosi: nel 1939, ad esempio, si giocò la partita più lunga mai registrata, tra Inghilterra e Sudafrica. Durò addirittura 10 giorni e finì in pareggio solo perché gli inglesi dovevano imbarcarsi per tornare a casa. Dopo quell’episodio, i Test Match furono ufficialmente limitati a un massimo di cinque giorni.

La potenza economica del cricket oggi in India
Oggi, l’India è il centro economico del cricket. La Indian Premier League (IPL), nata nel 2008, ha trasformato il gioco in un colosso economico, simile alla UEFA Champions League. La federazione di cricket indiana, il Board of Control for Cricket in India (BCCI), è l’ente sportivo più ricco al mondo, con un fatturato record di 20.686 crore di rupie (circa 2,5 miliardi di dollari) nel 2024. L'IPL ha contribuito enormemente a questa crescita, generando un surplus di oltre 600 milioni di dollari nel 2023, grazie anche alla vendita dei diritti televisivi e digitali per 6,2 miliardi di dollari (48.390 crore di rupie) per il ciclo 2023-2027. Questo fa dell'IPL la seconda lega sportiva più redditizia al mondo, dopo la NFL americana.