Il 6 maggio 2023 Carlo III d’Inghilterra è stato incoronato re del Regno Unito dopo la morte della madre, la regina Elisabetta II, l'8 settembre 2022 all'età di 96 anni. Oltre ad avere ereditato la sovranità sul Regno Unito, però, Carlo III è diventato anche capo di Stato degli altri 14 Paesi che formano il cosiddetto Reame del Commonwealth (col significato di "benessere", wealth, "comune", common), un sottoinsieme del Commonwealth delle Nazioni. Quest'ultima è un’organizzazione intergovernativa fondata nel 1931 e formata da 56 Paesi indipendenti. Di questi, appunto, ce ne sono 15 che riconoscono il sovrano del Regno Unito come proprio capo di Stato: oltre allo stesso Regno Unito si tratta di Antigua e Barbuda, Australia, Bahamas, Belize, Canada, Giamaica, Grenada, Isole Salomone, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Tuvalu.
Come e quando è nato il Commonwealth delle Nazioni
La storia del Commonwealth delle Nazioni inizia con l’impero britannico, nel 19° secolo, comprendendo molti Paesi che facevano parte del Regno Unito, soprattutto come colonie. Progressivamente questi territori furono definiti Dominions, ossia territori sotto l’amministrazione e sovranità della corona britannica ma dotati di una certa autonomia.
Fu nel 1926 che il ministro degli esteri britannico Arthur James Balfour riconobbe l’uguaglianza dei domini britannici Canada, Australia, Nuova Zelanda, Sudafrica, Irlanda e Terranova rispetto al Regno Unito, dando loro sovranità in merito a politica interna ed estera e pari status come “membri liberamente associati del Commonwealth britannico delle Nazioni“. L’aggettivo "liberamente" denota il carattere volontario che ancora oggi caratterizza l’Organizzazione, poiché i suoi membri possono scegliere di uscirne quando lo ritengono opportuno.
La Dichiarazione Balfour non è da confondersi con l’omonima del 1917 che esprimeva parere favorevole alla creazione di uno Stato ebraico in Palestina e, nel 1931, la sua validità fu sancita ufficialmente con la fondazione del Commonwealth, avvenuta con lo Statuto di Westminster. Oltre a ribadire i principi già affermati nella Dichiarazione, veniva creata anche una zona di commercio privilegiato ed economicamente favorevole tra il Regno Unito e gli altri Stati del Commonwealth, soprattutto in seguito alla grave crisi economica mondiale del 1929: il Regno Unito voleva preservare i propri interessi economici e commerciali in questi territori e tenerli comunque legati a sé.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel 1949 la Dichiarazione di Londra sancì l'indipendenza tutti i Dominions britannici, pur restando il re d’Inghilterra il Presidente del Commonwealth delle Nazioni.
Cos'è il Commonwealth delle Nazioni e a cosa serve
Attualmente 56 Stati indipendenti fanno parte del Commonwealth delle Nazioni, di cui 15 formano il cosiddetto Reame del Commonwealth, ossia riconoscono il re d’Inghilterra come il proprio capo di Stato. Di questi 15, 13 sono ex colonie britanniche. Australia e Canada, ad esempio, riconoscono come proprio capo di Stato Carlo III. A seconda del governo locale, poi, il sovrano nomina un governatore generale che lo rappresenta come capo di Stato con doveri di rappresentanza, facendo dunque le sue veci. Essendo questi due Paesi entrambi federali, in questo caso, il sovrano viene rappresentato da un governatore locale in ognuno degli Stati o delle province in questione.
Attualmente, il Commonwealth delle Nazioni ha lo scopo di far cooperare sia dal punto di vista economico sia sociale Paesi molto diversi e distanti tra loro. Tra gli obiettivi perseguiti dall’Organizzazione ci sono la promozione della democrazia e della pace, la lotta alla povertà, il supporto economico a Paesi in via di sviluppo, il rispetto dei diritti umani. Questi e molti altri obiettivi, insieme ai valori fondanti dell’organizzazione, sono contenuti nella Carta del Commonwealth, approvata nel 2012 e firmata dalla regina Elisabetta II nel 2013.
Quali Paesi fanno parte del Commonwealth delle Nazioni: la mappa
Attualmente i 56 Paesi che fanno parte del Commonwealth delle Nazioni sono Antigua e Barbuda, Australia, Bahamas, Bangladesh, Barbados, Belize, Botswana, Brunei, Camerun, Canada, Cipro, Dominica, eSwatini, Figi, Gabon, Gambia, Ghana, Giamaica, Grenada, Guyana, India, Isole Salomone, Kenya, Kiribati, Lesotho, Malawi, Malaysia, Maldive, Malta, Mauritius, Mozambico, Namibia, Nauru, Nigeria, Nuova Zelanda, Pakistan, Papua Nuova Guinea, Regno Unito, Ruanda, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia, Saint Vincent e Grenadine, Samoa, Seychelles, Sierra Leone, Singapore, Sri Lanka, Sudafrica, Tanzania, Togo, Tonga, Trinidad e Tobago, Tuvalu, Uganda, Vanuatu, Zambia.
Dei 56 Paesi parte del Commonwealth, il Sudafrica fu espulso nel 1961, a causa del regime di discriminazione razziale e di apartheid, per poi essere riammesso nel 1994, il Pakistan uscì nel 1972 per protesta contro il riconoscimento del Commonwealth alla separazione del Bangladesh, per poi rientrare nel 1989. Due ex membri che invece sono usciti dall’organizzazione e mai più rientrati sono l’Irlanda nel 1949, dopo essere diventata una repubblica e lo Zimbabwe nel 2003, come segno di protesta contro il Commonwealth che non aveva voluto eliminare la sospensione del Paese, a causa di violazioni di diritti umani ed elezioni presidenziali non trasparenti. Oltre ai 15 Reami del Commonwealth, altri sei Paesi membri hanno invece un proprio monarca: Brunei, Lesotho, Malesia, Samoa, eSwatini e Tonga.