Oggi, sabato 20 maggio, è la giornata mondiale delle api. Spesso sentiamo parlare di quanto questi insetti siano importanti per la vita sulla Terra e tendiamo a darlo per scontato, anche se scontato non è affatto. Tanto per cominciare, dovremmo fare una distinzione all’interno della superfamiglia degli Apoidei, per capire poi quale contributo gruppi di specie diverse diano agli ecosistemi. Parliamo infatti di oltre 20.000 specie di insetti imenotteri di cui fanno parte anche (ma non solo) le api da miele.
La differenza tra api domestiche e api solitarie
Quando si parla di api, una tra le principali differenze che può essere fatta è quella tra api domestiche e solitarie: vediamo in breve di cosa si tratta.
Api domestiche
In Italia, le api da miele più diffuse sono le cosiddette “ligustiche” (Apis mellifera ligustica). Si tratta di api autoctone tra le più allevate nella nostra penisola. Oltre a queste, però, vi sono altre sottospecie allevate per la produzione del miele come l’ape carnica (Apis mellifera carnica) e l’ape nera sicula (Apis mellifera sicula): si tratta di api che differiscono tra loro per molti aspetti, soprattutto genetici e fenotipici (colore e dimensione), oltre che comportamentali.
Tutte quelle citate sono api “gregarie”, cioè possiedono un'organizzazione sociale in alveari, all’interno dei quali vige una struttura gerarchica ben definita. L’alveare è una vera e propria costruzione fatta dalle api stesse utilizzando le scaglie di cera da loro prodotte che poi modellano per dare forma alle cellette dei favi.
Api solitarie
Le api solitarie al contrario, non si organizzano in comunità definite, anche se si conoscono alcuni esempi di raggruppamenti sociali che non raggiungono tuttavia i livelli di complessità e grandezza dell’alveare. Solitamente quindi non vivono in alveari ma in veri e propri nidi ricavati in buchi nel legno – da altri insetti o da loro stesse – o in gallerie nel terreno. Un aspetto peculiare è che ogni femmina può costruire più nidi per le sue uova. Ciò indica che ogni femmina è fertile, al contrario delle api da miele dove solo la regina è feconda e le operaie sterili.
Sia le specie solitarie che le domestiche si nutrono di polline e nettare. A differenza di queste ultime, però, le api selvatiche visitano solo alcune specie o generi di piante a causa delle dimensioni corporee e dei momenti della giornata in cui effettuano il volo per bottinare i fiori: solitamente all’alba e poco prima del tramonto. Ne risulta un’attività di impollinazione complementare a quella delle api da miele, suggerendoci come entrambe siano indispensabili a garantire un equilibrio. Inoltre, uno studio ha evidenziato come gli insetti impollinatori selvatici, tra cui le api solitarie, svolgano un servizio di impollinazione ancor più efficace rispetto alle api domestiche su brevi raggi d'azione, mentre le api domestiche coprono maggiori distanze.
L'importanza delle api in quanto impollinatrici
Oltre alla produzione da parte delle api domestiche di miele, pappa reale e altri prodotti a uso alimentare e terapeutico come la cera d'api e il propoli, l’importanza delle api riguarda direttamente la sicurezza alimentare. Secondo gli esperti, infatti, un terzo della produzione alimentare mondiale dipenderebbe da insetti impollinatori tra cui, ovviamente, gli Apoidei.
Quando alcune specie di animali e insetti raccolgono il polline dei fiori sul proprio corpo e lo diffondono attraverso il movimento, permettono alle piante, comprese le colture alimentari, di riprodursi. Parliamo di qualunque specie animale vertebrata, tra cui addirittura le persone, ma i più comuni impollinatori si trovano tra gli insetti e, tra questi, le api sono i principali.
Il loro è un ruolo vitale di regolazione ecosistemica e garanzia di produttività a scopi alimentari. Infatti ben il 70% delle 115 colture agrarie di rilevanza mondiale beneficiano dell’impollinazione animale, generando ogni anno un incremento di valore monetario globale di 260 miliardi di euro. Su scala globale, oltre il 90% dei principali tipi di colture vengono visitati dagli Apoidei, i quali hanno portato – insieme agli altri insetti impollinatori – a un incremento di circa il 30% della produzione agricola a scopo alimentare. Solo alle api domestiche si deve circa il 35% della produzione globale di cibo.
Possiamo vivere in un mondo senza api?
Viste le premesse, la risposta che ci sentiamo di dare a questa domanda è: no, o comunque non ce la passeremmo proprio bene. Il declino di molte specie di pronubi selvatici ha già fatto sì che le api domestiche siano diventate di fondamentale importanza per alcune colture. Oltre a ciò, la presenza dell’ape mellifera occidentale (la più diffusa al mondo) costituisce un importante fonte di reddito grazie alle circa 1,6 milioni di tonnellate di miele prodotto ogni anno.
Le api rischiano l'estinzione?
Come avviene per la maggior parte degli animali allo stato selvatico, anche l’esistenza delle api solitarie è minacciata da diversi fattori: la perdita o la frammentazione del loro habitat, temperature in aumento, inquinamento atmosferico e anche la diffusione di piante e specie di api alloctone che rendono loro difficile la ricerca del nettare. Inoltre, le api selvatiche possono contrarre patogeni dalle api domestiche e ingerire nettare contaminato da pesticidi, problema che affligge anche le api da miele!
Riguardo a queste ultime, invece, i principali fattori di perdita delle colonie sono: la sopravvivenza al freddo invernale, i pesticidi con cui vengono fumigate le piante a uso alimentare e insetticidi di uso domestico, una nutrizione artificiale spesso inadeguata, e ancora patologie virali e da parassiti.