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18 Ottobre 2025
11:00

Perché le chiamiamo “catene di Sant’Antonio”: origine e significato del nome

Le catene di Sant’Antonio, oggi diffuse via sms, email e social, sono messaggi che invitano a essere inoltrati ad altri. Nate con scopi religiosi legati a Sant’Antonio, promettevano fortuna o disgrazie, oggi possono essere innocue, ma talvolta nascondono truffe o fake news.

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Perché le chiamiamo “catene di Sant’Antonio”: origine e significato del nome
catene di sant'antonio
Immagine generata da IA

Le catene di Sant’Antonio hanno questo nome perché in passato erano usate per mandare messaggi religiosi con il suggerimento di recitare preghiere in onore di Sant’Antonio. Il nome catena di Sant’Antonio è però usato solo in Italia, negli altri Paesi si chiamano semplicemente “catene di lettere”. Sebbene esistessero già prima dell’avvento di internet e dei telefoni cellulari, si sono diffuse soprattutto negli ultimi decenni perché lo sviluppo delle telecomunicazioni ha reso la circolazione dei messaggi rapida e priva di costi. Molto spesso le catene sono solo una seccatura, ma a volte possono contenere truffe o messaggi fuorvianti.

Cos’è una catena di Sant’Antonio

La catena di Sant’Antonio è un sistema per diffondere messaggi. Consiste nell’inviare il messaggio a un destinatario, invitandolo a trasmetterlo a sua volta a una o più persone: il messaggio così “diventa virale”, nel senso che si diffonde come un virus. In tal modo, ottiene infatti un'ampia circolazione, fino a quando i destinatari smettono di inoltrarlo e la catena si “spezza”. In origine le catene di Sant’Antonio si sviluppavano per posta ordinaria ma attualmente, grazie ai progressi tecnologici, circolano soprattutto per via telematica: messaggi telefonici, email, social media.

Chain Letter Australiana del 2006 (Wikimedia Commons)
Chain letter australiana del 2006. Credit: via Wikimedia Commons

Perché si chiamano così: l’origine del nome

Il nome catena di Sant’Antonio deriva dal fatto che in Italia i primi messaggi di questo tipo, avevano una funzione religiosa e recavano l’indicazione “Recita tre Ave Maria a Sant’Antonio”. Secondo alcune fonti, le catene recanti questo messaggio si diffusero già all’inizio del XX secolo, secondo altre solo dopo la Seconda guerra mondiale. Quel che è certo è che le lettere, in genere, promettevano grandi fortune a chi inoltrava il messaggio, mentre minacciavano disgrazie per chi, ricevendolo e non inoltrandolo, interrompeva la catena.

Il nome catena di Sant’Antonio è usato solo in Italia. In altre lingue sono note semplicemente come catene di lettere: chain letters in inglese, chaîne de lettres in francese, cadena de mensajes in spagnolo, ecc.

Le catene di messaggi per posta ordinaria

Le catene circolavano già per posta ordinaria, sin dai primi anni nei quali furono istituti servizi postali nazionali, nonostante all’epoca fosse necessario ricopiare manualmente i messaggi e pagare l’affrancatura delle lettere. Come abbiamo visto, le prime catene furono di tipo religioso, e si diffusero non solo in Europa, ma anche nel mondo islamico. Inoltre, durante la Prima Guerra Mondiale divenne abituale l’invio di preghiere per la pace, che era però osteggiato dai comandi militari e dai governi perché considerato una forma di propaganda disfattista. Negli anni '30 le catene andarono incontro a maggiore fortuna. Nel 1934 in Italia divenne popolare l’invio di lettere che invitavano a ricopiare un messaggio e a inoltrarlo, promettendo grandi fortune a chi lo faceva. La catena, però, fu bloccata dalla polizia, che vietò di trasmettere i messaggi. Negli stessi anni, negli Stati Uniti, divennero popolari le “send-a-dime letters”, che invitavano a inviare una moneta da dieci centesimi (dime) a una persona e aggiungere il proprio nome a una lista di possibili destinatari. Dopo la Seconda guerra mondiale lettere simili si diffusero anche in Italia.

Catena di Sant'Antonio per posta ordinaria (credit Lory2k via WIkimedia Commons)
Catena di Sant’Antonio per posta ordinaria; credit Lory2k via Wikimedia Commons

Con il passare degli anni organizzare catene divenne più semplice, in particolare per la diffusione delle fotocopiatrici, grazie alle quali non era più necessario copiare a mano il messaggio.

Le catene di Sant’Antonio al tempo di internet e dei telefoni cellulari

Il vero boom delle catene di Sant’Antonio è avvenuto negli ultimi anni grazie alla diffusione di nuovi sistemi di telecomunicazione. Inviare messaggi, infatti, è oggi molto più facile ed economico del passato: sms, applicazioni di messaggistica tipo Whatsapp, e-mail e social network consentono di inviare messaggi a costo zero e con un minimo sforzo. Di conseguenza, le catene di Sant’Antonio hanno avuto una diffusione enorme. Talvolta si tratta di semplici messaggi bene auguranti (“invia questo messaggio ad altre cinque persone e in due ore riceverai una grande fortuna”, o cose del genere) che, pur essendo inutili, sono sostanzialmente innocui. Il loro unico effetto negativo è alimentare la circolazione di messaggi indesiderati. In alcuni casi, le catene promettono la ricezione di denaro. Per esempio: “Oggi Whatsapp compie 10 anni e ti fa un regalo. Invia questo messaggio a 10 persone e riceverai 100 euro”. Casi del genere sono burle più che frodi. Tuttavia, in altre occasioni le catene di Sant’Antonio sono vere e proprie truffe: un esempio sono i finti appelli umanitari per emergenze inesistenti, che invitano non solo a inoltrare il messaggio, ma anche a donare denaro. In altri casi, sono usati per veicolare informazioni false, talvolta facendo credere che presunti “poteri forti” ostacolino l’informazione della verità: per esempio, “i vaccini uccidono. Fate girare prima che le cause farmaceutiche censurino”, e simili idiozie.

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