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L'esame di maturità è molto più di una semplice prova scolastica: per tanti ragazzi e ragazze, rappresenta un vero e proprio passaggio da una fase della vita a un'altra. L'antropologo Arnold Van Gennep, già all'inizio del ‘900, parlava dei riti di passaggio come momenti speciali che segnano cambiamenti importanti, come la fine dell'infanzia o l'ingresso nell'età adulta. Secondo lui, questi passaggi si compongo di tre fasi: si lascia qualcosa alle spalle (in questo caso la scuola); si attraversa un momento di prova (l'esame); e si entra in una nuova fase (quella delle scelte universitarie e non, della responsabilità e del futuro).
L’esame di maturità: una fase piena di cambiamenti
Nei mesi che precedono la maturità, gli studenti vivono un tempo particolare, sospeso. Non sono più semplici "studenti", ma non sono ancora pienamente adulti. É una fase di attesa, di domande, di emozioni contrastanti. L'antropologo Victor Turner ha chiamato questa fase "liminale": è un momento in cui si è in mezzo, tra ciò che si era e ciò che si sta per diventare. In questo spazio intermedio, le certezze iniziano a vacillare, i ruoli abituali si mettono in discussione, e si comincia a guardare il futuro con occhi nuovi. Questa "zona di mezzo" può essere stressante: l'ansia da prestazione, la paura di fallire, il peso delle aspettative diventano compagni quotidiani. Ma allo stesso tempo, proprio perché tutto sembra in movimento, è anche un periodo straordinariamente fertile.
In questa fase si cresce, spesso senza accorgersene. Si iniziano a fare scelte autonome, si sviluppa senso critico, ci si interroga su chi si è e su chi si vuole diventare e la maturità, in questo senso, non è solo un esame: è un occasione per prendere coscienza di sé. Turner parlava di questa fase come di un tempo "potente", in cui tutto è possibile. In molte culture, i riti di passaggio prevedono prove simboliche da superare, proprio perché mettono alla prova il coraggio, la responsabilità e la capacità di affrontare l'ignoto.
Un'esperienza collettiva
Anche se l'esame di maturità resta individuale, si tratta di un'esperienza fortemente condivisa. Le settimane che lo precedono sono spesso caratterizzate da studio in gruppo, maratone notturne sui libri, appunti scambiati all'ultimo minuto e messaggi incoraggianti inviati prima delle prove. In gruppo, ci si scambia consigli e si fanno promesse per il "dopo". In quel periodo nasce un senso di complicità molto forte tra compagni di classe, anche tra chi fino a quel momento aveva avuto rapporti più superficiali.

Turner diceva che in questi momenti di passaggio si crea una specie di "comunità temporanea" tra pari, che si riconoscono come compagni di viaggio. É una solidarietà che nasce proprio dalla condivisione di qualcosa di importante, una spontanea intesa che unisce le persone al di là delle differenze. Questi legami, nati nella pressione e nell'attesa, spesso restano impressi nella memoria anche dopo molti anni. É per questo che tanti adulti ricordano la maturità non tanto per i contenuti delle prove, ma per le emozioni vissute insieme: lo sguardo d'intesa con un compagno, l'abbraccio liberatorio dopo l'orale, la sensazione di essere parte di qualcosa che va oltre la scuola.
Cosa rappresenta l’esame di maturità
Ma oggi, l'esame di maturità è davvero un passaggio verso l'età adulta? In passato, terminare la scuola significava spesso iniziare a lavorare, diventare economicamente indipendenti, magari uscire di casa o prendere decisioni importanti sulla propria vita. Oggi, invece, per molti giovani questo momento non coincide con un reale ingresso nell'età adulta. Il mondo del lavoro è incerto, i percorsi universitari sempre più lunghi e spesso pieni di ostacoli, e costruirsi un futuro stabile è davvero difficile. In questo contesto, la maturità rischia di perdere il suo potere trasformativo e di rimanere un rito "vuoto", più simbolico che concreto.