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I libri possono essere “pericolosi”, perché sono uno dei principali strumenti di circolazione del sapere e contribuiscono a formare le coscienze e le opinioni dei cittadini. Per questo motivo, le autorità politiche e religiose hanno spesso cercato di controllare la pubblicazione, vietando la stampa dei volumi considerati pericolosi o facendo in modo che circolassero il meno possibile. Le dittature del Novecento, per esempio, si sono distinte anche per la censura sui libri. In tempi recenti, le autorità politiche di alcuni Paesi hanno vietato vari libri, tra i quali persino alcuni volumi della saga di Harry Potter. Il caso di censura più noto è quello dell’Indice dei libri proibiti (Index librorum prohibitorum), istituito dal papa Paolo IV nel ‘500. Tra i volumi presenti al suo interno, figuravano numerosi capisaldi della nostra cultura, come il Decameron di Boccaccio, il De Monarchia di Dante e le opere di Benedetto Croce.
Perché i libri possono essere oggetto di censura
I regimi assoluti e le confessioni religiose hanno sempre cercato di censurare i libri considerati “sbagliati”: non solo i testi politici, ma anche i libri che mettono in discussione determinati canoni morali, propongono un’interpretazione della storia diversa da quella ufficiale, ecc. Oltre alla censura vera e propria (cioè vietare la stampa di un libro o ritirarlo se è stato stampato), esistono altre forme di proibizione, come impedire che un libro sia pubblicizzato, fare pressioni sugli autori perché modifichino determinate affermazioni, ecc.
I libri censurati dalle dittature
L’elenco di libri censurati dalle dittature succedutesi nel corso degli anni è lunghissimo. Solo per fare qualche esempio, ricordiamo che nella Germania di Hitler erano vietati tutti i libri di autori ebrei o non allineati politicamente, insieme a moltissimi altri volumi. Le autorità naziste organizzarono persino dei roghi nei quali venivano bruciati i libri “cattivi”.

In Unione Sovietica, insieme a molte opere politiche, erano vietati i libri di Arthur Conan Doyle aventi per protagonista Sherlock Holmes, nonché molte opere di autori russi, come Il dottor Zivago di Boris Pasternak, Lolita di Vladimir Nabokov e altre.
Anche la dittatura fascista censurò i libri “scomodi”. Anzitutto, negli anni del regime non si poteva scrivere niente che criticasse Mussolini o il governo. Molti libri, inoltre, furono censurati per ragioni etico-morali: Il garofano rosso di Elio Vittorini, Le ambizioni sbagliate di Alberto Moravia e altri. Dopo l’emanazione delle leggi razziali del 1938, furono censurate anche le opere di autori ebrei.
Censure di libri al giorno d'oggi
La censura sui libri è tuttora presente in alcuni regimi autoritari e dittatoriali. Per esempio, in tempi recenti molti regimi (Cina, Cuba, e altri) impediscono la pubblicazione della Fattoria degli animali di George Orwell, perché propone un'allegoria "spietata" dello stalinismo e dei totalitarismi. Anche i volumi della saga di Harry Potter, a causa della stregoneria della quale parlano, non circolano liberamente in alcuni Stati.
L’Indice dei libri proibiti
La censura libraria più famosa della storia è quella operata dalla Santa sede. Già nei primi secoli del cristianesimo, i Padri della Chiesa cercarono di controllare la circolazione del sapere. La Chiesa, come tutte le religioni, ritiene di possedere la verità assoluta e, di conseguenza, pensa di avere il dovere di stabilire cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Dopo l’invenzione della stampa, avvenuta nella seconda metà del Quattrocento, controllare i libri divenne un’esigenza più importante, perché il nuovo strumento rese molto più rapida la circolazione del sapere. La Chiesa aveva necessità di elaborare nuove forme di controllo e nel 1559 il papa Paolo IV fece redigere un apposito Indice dei libri proibiti che, aggiornato più volte, è stato in vigore fino al 1966.

La scelta dei libri da inserire spettava alla Congregazione dell’indice, istituita nel 1571 e restata in attività fino al 1917, quando le competenze passarono alla Congregazione del Sant’Uffizio. L’ultimo aggiornamento dell’Indice è stato promosso nel 1959 da Giovanni XXIII. Le ragioni per le quali i libri finivano all’indice erano teologiche (volumi non coerenti con la dottrina cattolica), morali (volumi “licenziosi”), politiche (volumi considerati pericolosi per la conservazione del potere) e di altro genere.
La prima edizione dell'Indice
La prima edizione dell’Indice dei libri proibiti includeva numerosi libri. Eccone alcuni:
- Giovanni Boccaccio, Decameron, messo all’Indice per i contenuti “licenziosi”.
- Niccolò Machiavelli, Il Principe, censurato perché conteneva analisi politiche troppo “audaci”, proponendo una gestione del potere spietata, che non tenesse conto dell'etica.
- Ludovico Ariosto, Orlando furioso, censurato per i contenuti licenziosi.
Tra gli altri libri presenti nella prima edizione, figuravano il De Monarchia di Dante, il Novellino di Masuccio Salernitano, tutte le opere di Luciano di Samosata, di Guglielmo di Occam e di vari altri autori.
Le edizioni successive
Dopo la pubblicazione della prima edizione dell'Indice, la Chiesa introdusse il principio della expurgatio: in alcuni casi, i libri proibiti potevano essere pubblicati se l’autore avesse eliminato i brani considerati sbagliati. Ciò nonostante, le edizioni successive dell’Indice aggiunsero numerosissime opere, tra le quali:
- Erasmo da Rotterdam, Elogio della follia, messo all’Indice, come tutte le opere di Erasmo, perché esaltare la follia era contrario ai principi cattolici.
- Giacomo Leopardi, Operette morali, censurate perché l’autore seguiva la filosofia stoica ed esponeva principi etici diversi da quelli della Chiesa.
- Benedetto Croce, Storia d’Europa nel secolo decimonono, vietato, come tutte le opere di Croce, perché sosteneva che l’ascesa del liberalismo fosse irreversibile.
Oltre a questi libri, finirono all'Indice le opere di Kant, Cartesio, Giordano Bruno, Galileo, Foscolo, Voltaire, Spinoza, Rousseau, Hobbes e molti altri autori. Negli aggiornamenti del Novecento, sono state inserite, tra le tante, le opere di Giovanni Gentile, Gabriele d’Annunzio, Simone de Beauvoir, Emile Zola.
Cosa succedeva ai libri messi all’Indice?
L’efficacia dell’Indice è cambiata nel corso degli anni. Nell’età moderna, in molti Paesi i libri messi all’indice potevano circolare solo in forma clandestina; in tempi più recenti, con la progressiva laicizzazione della società, la presenza di un libro nell’Indice in genere non ne ha impedito la pubblicazione. L'Indice ha perciò limitato la circolazione del sapere, ma non la ha impedita del tutto. È stata una fortuna: tra le opere proibite figurano molti capisaldi della cultura occidentale, senza dei quali l’evoluzione della nostra civiltà sarebbe stata più lenta.