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14 Novembre 2025
11:04

Il picco dei combustibili fossili potrebbe non arrivare nel 2030: cos’è cambiato nel nuovo rapporto IEA

L'Agenzia Internazionale per l'Energia (IEA) ha rivisto le sue stime sulla domanda di combustibili fossili, che non raggiungerà il picco nel 2030 (per poi iniziare a calare), ma proseguirà a salire anche nel prossimo decennio. Vediamo nel dettaglio cosa dice il World Energy Outlook 2025.

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Il picco dei combustibili fossili potrebbe non arrivare nel 2030: cos’è cambiato nel nuovo rapporto IEA
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L'Agenzia Internazionale per l'Energia (International Energy Agency, IEA) ha previsto che il picco della domanda di combustibili fossili (petrolio, gas e carbone) non sarà raggiunto entro il 2030. È quanto emerge dal rapporto World Energy Outlook 2025, che ha rivisto le previsioni del 2023, quando l'Agenzia evidenziò come il consumo globale di combustibili fossili avrebbe raggiunto il suo punto massimo nel 2030, per poi iniziare a ridursi.

Le nuove stime dell'IEA, che ridimensionano “l'ottimismo” di due anni fa, indicano che il consumo rimarrà elevato anche nel prossimo decennio, il che compromette il raggiungimento dell'obiettivo di contenimento del riscaldamento globale a +1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali.

Il rapporto 2025 è stato pubblicato mentre a Belém, in Brasile, è in corso la COP30, il cui obiettivo è proprio quello di identificare strategie pratiche per ridurre il consumo di combustibili fossili. In realtà, la 30esima Conferenza ONU sul clima si è aperta con grandi difficoltà iniziali, dovute anche all'assenza di Paesi come gli Stati Uniti, tra i primi al mondo per quantità di emissioni.

Cosa rileva il Rapporto IEA 2025 sull'energia

Il World Energy Outlook della IEA fornisce, ogni anno, un'analisi dettagliata delle traiettorie energetiche globali. Si tratta essenzialmente di previsioni, che tuttavia sono prese in considerazione da numerosi attori internazionali per comprendere la direzione del mercato energetico nel corso degli anni.

Il rapporto del 2025 evidenzia che, sebbene la domanda di combustibili fossili sia destinata a raggiungere un punto di massima (il cosiddetto “picco”), a seguito del quale la curva inizierà a ridursi, questa fase di inversione di tendenza è stata spostata più in avanti rispetto alle valutazioni del passato, anche se l'anno specifico non è stato indicato.

Secondo le proiezioni attuali, infatti, la riduzione effettiva del consumo di petrolio, gas naturale e carbone non sarà visibile a livello globale entro il 2030, ma la domanda di combustibili fossili crescerà necessariamente anche nel prossimo decennio. Nello specifico, i dati contenuti nel rapporto mostrano che:

  • Petrolio: la domanda globale rimarrà sostenuta a causa della crescita del settore petrolchimico e dei trasporti nei Paesi emergenti e non riuscirà a compensare il calo di utilizzo del petrolio nel settore automobilistico (dovuto ai veicoli elettrici).
  • Carbone: Nonostante il rapido declino nelle economie avanzate, l'utilizzo si stabilizzerà in Asia, sostenendo la domanda globale complessiva per diversi anni anche dopo il 2030.
  • Gas Naturale: la riduzione dei consumi di gas naturale, invece, sarà complessa dato che quest'ultimo è ancora considerato come un combustibile “ponte” in molti Paesi, dove mantiene un ruolo importante nella generazione di energia in attesa di una maggiore diffusione delle fonti di energia rinnovabile.

Il rapporto ha quindi evidenziato come, nonostante una forte crescita delle energie rinnovabili, l'inerzia del sistema energetico globale e i ritardi nelle politiche di transizione adottate dagli Stati non consentiranno un calo rapido della domanda fossile nei prossimi cinque anni.

Che cosa è cambiato rispetto alle previsioni IEA del 2023

Insomma, nell'arco di soli due anni, l'Agenzia Internazionale dell'energia ha rivisto sensibilmente le proiezioni fornite nel 2023. Come anticipato, la IEA aveva già previsto che il picco della domanda dei combustibili fossili sarebbe stato raggiunto entro il 2030, un'ipotesi che si basava sull'accelerazione delle politiche energetiche green – come energia solare ed eolica – e sulla maggiore diffusione delle energie rinnovabili.

Ma per quale motivo la IEA ha spostato così in avanti l'inizio del calo dei consumi di combustibili fossili? La revisione si può attribuire a diversi fattori, geopolitici ed economici, emersi negli ultimi due anni. Il grafico qui sotto riporta l'andamento della domanda di combustibili fossili dal 1800 al 2024: in verde la domanda di gas, in rosa quella di petrolio e in blu quella di carbone.

Primo fra tutti il forte sviluppo industriale – e la conseguente crescita demografica – nei Paesi emergenti asiatici, che hanno così compensato il calo della domanda fossile registrato in Europa e in Nord America.

Da considerare, poi, c'è la forte incertezza geopolitica di questi anni, che non solo ha rallentato gli investimenti in alcune tecnologie rinnovabili, ma anche complicato le relazioni tra gli Stati per raggiungere accordi condivisi sulla riduzione delle emissioni.

A chiudere, le politiche di rilancio del consumo di combustibili fossili, attuate non solo da diversi Paesi in via di sviluppo, ma anche dai grandi potenze come gli Stati Uniti. L'amministrazione Trump, tra l'altro, avrebbe fatto pressioni sulla IEA per spingere l'Agenzia a rivedere le proprie posizioni.

Nella pratica, comunque, la discrepanza tra il rapporto del 2023 e quello del 2025 non annulla il picco della domanda di combustibili fossili che, prima o poi, sarà raggiunto, semplicemente ritarda le previsioni sull'inizio della discesa di questa curva.

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