Nessuno può sapere con precisione quanto petrolio o gas esista sotto la superficie terrestre e quanto sarà possibile estrarne in futuro. Tutti i numeri sono, nella migliore delle ipotesi, solo delle stime.
Quando si parla di petrolio, gas e di tutte quelle ricchezze minerarie del sottosuolo (intese come non rinnovabili) è importante fare una distinzione tra i termini riserva e risorsa, due vocaboli che, seppur legati, indicano degli aspetti distinti.
Le risorse
Le risorse sono i depositi indicati come probabili, ma sfruttabili a costi non competitivi o che ancora non sono stati identificati con
certezza.
Non tutti i giacimenti, però, sono sfruttabili perché in alcuni casi non è conveniente, oppure perché non possediamo ancora le tecnologie adatte per estrarre quelle materie prime in maniera efficiente. Quando però lo sfruttamento diventa possibile la risorsa prende il nome di riserva.
Le riserve
Le riserve sono i depositi già identificati e sfruttabili in maniera economicamente competitiva con le tecnologie disponibili.
In termini più semplici la riserva è ciò che si conosce e che si riesce a estrarre, la parte di una risorsa che si può effettivamente sfruttare; è sostanzialmente un sottoinsieme della risorsa che stiamo considerando, "un'istantanea" delle informazioni disponibili su di essa.
Giusto per fare un esempio, un giacimento di petrolio a 100 m di profondità è una riserva, una singola parte di tutto petrolio presente nel sottosuolo.
Dal momento che i fenomeni geologici non sono avvenuti in modo uguale in tutte le parti del globo, va da sé che oggi la distribuzione dei giacimenti minerari non sia per niente omogenea né conosciuta appieno, ma che si concentri in particolari aree baciate dalla dea bendata «geologia».
Guardiamo lo schema riportato sopra: i depositi provati ed economicamente accessibili sono detti riserve, quelli probabili e tecnicamente accessibili sono riserve potenziali mentre le materie prime sono chiamate risorse. Aumentando l'accessibilità e il progresso tecnologico (frecce verdi) le risorse e le riserve potenziali si rendono via via disponibili e sfruttabili.
Per concludere sottolineiamo che i depositi e le materie prime facilmente estraibili vengono dette convenzionali (come il comune petrolio greggio) mentre quelle non convenzionali (come ad esempio l'heavy oil) sono quelle che richiedono tecniche avanzate e costi elevati.
È probabile che in futuro saremo più bravi (o forse costretti) ad estrarre anche le materie prime non convenzionali, ma al momento si tende a sfruttare ciò che richiede meno sforzo e meno investimento.
Le riserve petrolifere nel mondo
Secondo l'ultimo report di bp, le riserve mondiali di petrolio accertate erano 1.732 miliardi di barili alla fine del 2020, in calo di 2 miliardi di barili rispetto al 2019.
Andando a vedere la situazione più nel dettaglio, i Paesi che possiedono più riserve sono il Venezuela (17,5% delle riserve globali), seguito da Arabia Saudita (17,2%) e Canada (9,7%). Del totale delle riserve globali, complessivamente i 13 Paesi aderenti all'OPEC (tra i quali Venezuela, Libia, Emirati Arabi Uniti e Iran) detengono il 70,2% delle riserve, cioè poco meno dei 3/4 del petrolio mondiale.
Parlando di riserve future, il report riporta anche il rapporto R/P globale (cioè riserve rimanenti stimate/produzione annua totale), un valore che indica la durata delle riserve in termini di anni, se la produzione continuasse allo stesso tasso analizzato. Per dirla in breve, se continuassimo ad estrarre e produrre petrolio nelle stesse quantità del 2020, le riserve di petrolio rimanenti potrebbero garantirci ancora 50 anni di autonomia o giù di lì. Attenzione però: la produzione sicuramente subirà delle variazioni, come anche la quantità delle riserve, per cui i 50 anni stimati potrebbero aumentare o diminuire; probabilmente al massimo di qualche decennio.