
Quali nostre tracce troverebbe, tra millenni, un archeologo del futuro? La risposta a questa domanda potrebbe essere: i tecnofossili! Ma cosa sono? Scopriamolo insieme.
Cosa sono i tecnofossili?
Col termine “tecnofossili” ci si riferisce a tutti quegli artefatti di produzione umana che, a causa dei materiali che li compongono, potrebbero resistere a lungo sulla Terra ed essere ritrovati da ricercatori del futuro.

Oltre ad essere resistenti, i nostri artefatti sono in quantità esorbitanti e la loro produzione ha subito un’impennata nell’ultimo secolo.
Sono proprio i materiali, molti dei quali prodotti dall'uomo solo dal 1900, che differenziano i tecno-fossili dai fossili classici, perché queste sostanze si decompongono molto più lentamente di tutte le altre.
Secondo alcuni studiosi i tecnofossili saranno utilizzati in futuro per ricostruire la nostra epoca geologica che prenderà il nome di Antropocene, un po’ come accade per i paleontologi attuali che dai fossili risalgono ad un’epoca specifica del passato.
Alcuni esempi
Le tipologie di potenziali tecnofossili sono tantissime: i nostri smartphone o computer, le loro memorie interne o batterie saranno forse le nostre impronte impresse sulla Terra.
Come sostenuto nella ricerca del 2016 Scale and diversity of the physical technosphere: A geological perspective realizzata da studiosi provenienti da varie università del mondo (Stanford, Duke, University of Nairobi, Federal University of Rio Grande,Cambridge ecc…):
Se valutata in base a criteri paleontologici, la diversità dei tecnofossili supera già le stime conosciute di diversità biologica, supera di gran lunga la diversità fossile riconosciuta e può superare la diversità biologica totale nel corso della storia della Terra.
I tecnofossili per eccellenza sono le plastiche e tutti gli oggetti che vengono costruiti con esse.

Tra queste troviamo composti come il polietilene e propilene che utilizziamo quotidianamente per moltissimi scopi: il primo viene principalmente usato come isolante per cavi elettrici, per parti di giocattoli, borse, sacchetti di plastica o banchi per il taglio degli alimenti; il secondo per gli imballaggi, contenitori di vario tipo, ma anche parti delle automobili e tubazioni.
Altro genere di tecnofossili saranno gli oggetti prodotti con composti artificiali di vario tipo come il nitruro di boro, utilizzato come isolante per semiconduttori, o il carburo di tungsteno, usato per produrre macchinari industriali, strumentazioni da taglio, ma anche proiettili e gioielli.
Il cemento, che è stato inventato dagli antichi romani, sarà molto probabilmente un tecnofossile.

Ad oggi infatti, come segnalato dalla Global Cement and Concrete Association è il materiale artificiale più utilizzato al mondo e viene prodotto in quantità spropositate: circa 4,1 miliardi di tonnellate all’anno. Dunque è molto probabile che rimanga traccia di questa produzione umana.
Saranno tracce del nostro passaggio, indelebili negli strati di ghiaccio polare, anche tutti i pesticidi e le concentrazioni di metalli pesanti che vengono trasportate dal vento e dalle correnti e arrivano fino lì.
Tecnofossili nello spazio
Solitamente quando si parla di fossili si pensa a un resto del passato che rimane incastonato nel suolo. Eppure, quando nel futuro si guarderà alla nostra epoca, sarà forse possibile trovare dei tecnofossili anche nello Spazio!

Potrebbe accadere perché negli ultimi decenni, con l’obiettivo di esplorare ciò che sta al di fuori della Terra o di facilitare alcune procedure anche del quotidiano (come navigare su internet o guardare la TV), abbiamo riempito gli strati dell’atmosfera di satelliti, lanciato strumentazione ipertecnologica in missioni lontane nello spazio e abbandonato oggetti sulla Luna.