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Nella “pioggia rossa” dal Sahara può esserci un minerale che deriva da antiche microalghe

La “pioggia rossa” che talvolta sporca le auto non contiene sabbia, ma polvere di diatomite (un sedimento di microalghe fossilizzate) che proviene dalla depressione di Bodélé, nel Sahara meridionale, dove un tempo c'era un lago. Se inalata, può aggravare condizioni respiratorie.

29 Maggio 2024
18:30
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Nella “pioggia rossa” dal Sahara può esserci un minerale che deriva da antiche microalghe
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La “sabbia” rossa che talvolta, dopo la pioggia, si deposita sulle nostre auto nei giorni in cui il cielo è rossastro arriva dal Sahara. Questa polvere può proviene anche dal punto più basso del deserto, la depressione di Bodélé, nella parte meridionale del Sahara. Lunga 500 km, larga 150 km e profonda 160 m, la depressione di Bodélé è considerata il luogo più polveroso del pianeta. Questa polvere contiene anche diatomite, una roccia sedimentaria che si è formata dalla sedimentazione di microalghe fossilizzate. Qui infatti si trovava un antico lago chiamato Mega Ciad, che ha iniziato a prosciugarsi circa 5000 anni fa lasciando questi sedimenti ricchi di nutrienti. Se inalata, può aggravare condizioni respiratorie preesistenti come l'asma.

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Ricostruzione del lago Mega Ciad. Credits: NASA.

Cos'è la “polvere rossa” del Sahara: la sua origine

Quasi 10.000 anni fa, una vasta distesa d'acqua dominava quella che oggi è una delle aree più aride del pianeta. Questo lago, conosciuto come Mega Ciad, copriva un'area di circa 400.000 km² ed era uno dei laghi più estesi della storia.

A partire dal 3900 a.C. iniziò il processo di desertificazione del Mega Ciad, che si divise in tre laghi più piccoli: il lago Ciad, il lago Fitri – dove l'acqua non è scomparsa del tutto – e il Bodélé, che fu il primo a prosciugarsi completamente. Il lago era popolato dalle diatomee, alghe unicellulari che, una volta morte, si depositavano sul fondo del lago, fossilizzandosi nel corso dei millenni. Questo processo di fossilizzazione ha creato una vasta distesa di polvere di diatomite, che oggi costituisce il paesaggio della depressione di Bodélé.

La depressione di Bodélé è solo una piccolissima parte del deserto del Sahara (lo 0,2%) ma produce circa 700.000 tonnellate di polvere ogni giorno, per circa 100 giorni all'anno. Questa polvere viene sollevata dai venti e viaggia per migliaia di chilometri, attraversando l'Oceano Atlantico fino al Sudamerica.

Il viaggio della polvere rossa del Sahara

Il viaggio della polvere è reso possibile da una combinazione di fattori geografici e meteorologici unici. La depressione di Bodélé è come l'uscita di un imbuto naturale, delimitato dai monti Ennedi e Tibesti. I venti che soffiano dalla Libia e dall'Egitto accelerano attraverso questo "tunnel di Borkou", sollevando la polvere di diatomite e trasportandola verso l'alto nell'atmosfera. Questo fenomeno è conosciuto in fisica come effetto Venturi: questi venti aumentano di velocità quando passano attraverso strettoie, erodendo la superficie e sollevando le polveri leggere.

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La polvere che passa tra i due gruppi montuosi. Credits: NASA.

Gli effetti per la salute e per l'ambiente

Non è tutto rose e fiori, però. Se da un lato queste polveri sono una risorsa vitale per l'ambiente e gli ecosistemi, dall'altro possono essere dannose per la nostra salute. Essendo molto sottili, possono entrare nei nostri polmoni e aggravare condizioni respiratorie come l'asma. Uno studio pubblicato su Nature Sustainability ha rivelato che nelle regioni africane sottovento, l'elevata concentrazione di polvere nell'aria è collegata a tassi di mortalità infantile più elevati.  Chiaramente anche nelle nostre città, quando queste polveri si combinano con lo smog e il particolato industriale, la qualità dell'aria peggiora notevolmente.

I venti alisei, che soffiano da est verso ovest, portano la polvere fino alla foresta Amazzonica, dove arricchisce il suolo con minerali vitali come ferro e fosforo. Ma non finisce qui: durante il suo viaggio, questa polvere passa anche sull'oceano Atlantico, alimentando anche gli ecosistemi marini. Uno studio pubblicato su Nature nel 2014 ha stimato che oltre il 70% del ferro che nutre i fondali oceanici proviene dalla polvere del Sahara.

La polvere del Sahara è un esempio affascinante di come elementi naturali possano influenzare la vita sul nostro pianeta in modi complessi e sorprendenti.

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