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26 Febbraio 2023
7:30

Tre anni dalla Brexit: come sta oggi il Regno Unito dopo essere uscito dall’Unione Europea?

Salutata dai suoi sostenitori come il ritorno alla grandezza del Regno Unito, dopo tre anni la Brexit non è tutta rosa e fiori. I problemi economici hanno intaccato anche la politica, che non è mai stata così instabile come oggi.

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Tre anni dalla Brexit: come sta oggi il Regno Unito dopo essere uscito dall’Unione Europea?
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Mentre il nuovo Primo Ministro britannico Rishi Sunak continua a sostenere che la Brexit (l'uscita del Regno Unito dall'Unione Europea avvenuta nel 2020) sia una straordinaria opportunità per il Regno Unito, diversi politici, anche membri del suo partito, si stanno accordando dietro le quinte per salvare l’economia britannica da una scelta considerata ormai sbagliata. Assomiglia alla trama di un film di 007, ma lo scoop sembra confermato: l'Observer, il periodico del Guardian, ha rivelato che in una tenuta dell’Oxfordshire, in Inghilterra, si sono incontrati di recente molti politici inglesi, sia laburisti che conservatori, per capire come salvare il Paese.

La Brexit, infatti, non sta andando come speravano i suoi iniziali sostenitori e l’economia del Regno Unito sta peggiorando. Come sappiamo, negli ultimi tre anni ci sono stati due grandi scossoni che hanno portato a una generale instabilità in tutto il mondo, la pandemia e la guerra. Questi due eventi hanno provocato un rallentamento dell’economia, ma per il Regno Unito è stato ancora più difficile che per il resto dei Paesi sviluppati e continua a esserlo. La causa sembrerebbe la Brexit.

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La Brexit non sta andando bene

Il Fondo Monetario Internazionale, nel World Economic Outlook di ottobre 2022, ha segnalato che l’unico Paese economicamente sviluppato che rimarrà in recessione nel prossimo periodo sarà il Regno Unito. Secondo un’analisi di Bloomberg, poi, la Brexit sta costando a Londra 100 miliardi di sterline l’anno. Tutto questo provoca numerose difficoltà, dalla mancanza di investimenti all’incapacità delle imprese di assumere nuova forza lavoro e quindi di crescere. L'agenzia governativa Office for Budget Responsibility ha previsto che nei 15 anni successivi al 2016, la Brexit ridurrà il PIL pro capite del Regno Unito del 4%.

Dal punto di vista sociale e del mondo del lavoro, molti cittadini europei che vivevano in Inghilterra prima della Brexit, perlopiù lavoratori qualificati, sono dovuti tornare nei loro Paesi d’origine. Al loro posto sono arrivati molti cittadini extracomunitari, che però non hanno colmato la mancanza di manodopera derivata dalla Brexit.

Infine, da un recente sondaggio di YouGov, il 51% di chi nel 2016 votò per il Leave ora se ne pente e se ci fosse un altro referendum voterebbe per tornare nell’Unione Europea. La stampa britannica ha iniziato così a parlare di Bregret, l’unione delle parole Britain e Regret, ossia "pentimento".

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L’insolita instabilità politica del Regno Unito

Dopo la vittoria del Leave al referendum nel 2016, il Primo Ministro conservatore David Cameron si è dimesso perché, da convinto europeista, credeva che i cittadini del Regno Unito avrebbero votato compatti per il Remain. Come poi ha ammesso nella sua biografia del 2019 e confermato da più fonti, l’ex leader dei conservatori voleva il referendum perché così avrebbe silenziato la parte del suo partito ostile all’Unione Europea.

Da lì in poi è montata una crisi politica senza precedenti nella storia recente del Regno Unito. I conservatori non sono stati in grado di mantenere un governo per tutta la durata della legislatura, che in teoria resta in carica per cinque anni. Questa instabilità politica ha avuto un impatto significativo sulla politica e sull'economia britannica.

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Theresa May, che ha preso il posto di David Cameron, è stata la prima ministra britannica a dimettersi a causa dell'incapacità di far passare il suo accordo sulla Brexit al Parlamento, che doveva ratificarlo. Ha lasciato il suo incarico nel giugno 2019 dopo soli tre anni al potere.

Il suo successore, Boris Johnson, ha affrontato numerose sfide, tra cui le elezioni generali del 2019, l'approvazione dell'accordo sulla Brexit (entrato in vigore il 31 gennaio 2020) e la pandemia di COVID-19. Nel 2021, il governo di Johnson ha però attraversato una serie di crisi, tra cui le tensioni in Irlanda del Nord e le feste private a Downing Street mentre il Paese viveva in lockdown per la pandemia. Inoltre, un rapporto ha rivelato che il governo ha promosso contratti lucrativi per amici e aziende collegate al partito, sollevando preoccupazioni sull'integrità del governo. Così anche Boris Johnson si è dovuto dimettere.

Il governo dei record negativi di Liz Truss e il crollo della sterlina

Nel settembre 2022, Liz Truss è stata nominata Primo Ministro, ma il suo governo ha annunciato una manovra economica che ha fatto crollare i mercati e il valore della sterlina. Prevedeva 45 miliardi di taglio delle tasse, soprattutto per i ceti più ricchi e un conseguente taglio al welfare, ovvero a sussidi e servizi sociali.

I mercati hanno reagito malissimo, crollando già solo con l’annuncio della riforma, e la sterlina ha toccato un record negativo. Liz Truss si è dimessa dopo soli 44 giorni di mandato, facendo del suo governo il più breve della storia britannica. A succederle è stato Rishi Sunak, attualmente in carica.

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Non sappiamo se sia stata la crisi politica britannica e l'incapacità di guidare il Paese a generare instabilità nell’economia o il contrario (probabilmente è stato un circolo vizioso), ma per ora il Regno Unito, solitamente stabile in entrambi i campi, sta attraversando sfide senza precedenti. In più, la guerra in Ucraina ha un forte impatto su Londra, in quanto il Regno Unito è uno dei più forti sostenitori della strategia dell’invio di armi a Kiev (oltre che di aiuti umanitari). Questa scelta politica ha un forte impatto sull’economia del paese.

In generale, la Brexit continua ad essere una questione significativa per Londra e le sue relazioni con l'UE e il resto del mondo. Tuttavia ci vorrà del tempo per vedere gli effetti a lungo termine del processo e per stabilire come il Regno Unito si evolverà in futuro.

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