;Resize,width=638;)
Conosciamo tutti la banana, non serve nemmeno parlarne. O forse sì, potremmo davvero spenderci qualche parola…
Quanti di voi sanno che le comuni banane sono geneticamente tutte uguali e che non contengono semi? E che dietro a tutto ciò c'è la genetica? È una storia di intrighi, commerci e malattie che vi raccontiamo in questo articolo all'insegna della curiosità.
Ve lo assicuriamo: la prossima volta che andrete al supermercato le vedrete con occhi diversi anche perché vi renderete conto che non solo sembrano tutte uguali…lo sono davvero!
Da dove arriva questo frutto? Breve storia della banana
Ad oggi la banana è uno dei frutti più comuni e più coltivati al mondo, non c'è adulto o bambino che non la conosca.
Ma da dove deriva e come è arrivata in tutto il mondo?
La pianta di banana è molto antica e deriva dal sud-est asiatico. Le prime tracce di questo frutto sono state trovate in Papua Nuova Guinea, datate all'incirca 9.000 anni fa e solo successivamente la pianta è stata coltivata in Cina, Malesia e Filippine, arrivando fino in Africa. Il primo casco di banane arrivò in Sud America non prima del 1500 grazie ai coloni portoghesi, tornando poi verso l'Europa al rientro dal Nuovo Continente appena scoperto.
Già queste poche informazioni ci fanno capire una cosa importante: la banana non è americana come immaginiamo! Abbiamo semplicemente associato questo frutto al Sud America perché molte delle attuali compagnie che lo esportano in tutto il mondo lo coltivano proprio lì.

Il curioso caso delle banane clonate
Da un punto di vista tassonomico, il banano (cioè la pianta che sviluppa le bacche di banana) è un ibrido sterile tra due specie, la Musa acuminata e la Musa balbisiana, due piante originarie del sud-est asiatico. La classificazione dei cosiddetti cultivar (= varietà) è ancora in fase di dibattito. Anticamente il frutto (o meglio, la bacca) di questa pianta produceva semi piuttosto grossi non molto graditi, ecco perché si cominciò a selezionare e incrociare varietà selvatiche diverse creando frutti più grandi, corposi e con semi sempre più piccoli. Le abbiamo letteralmente addomesticate, ma le abbiamo rese sterili e prive di semi.

Ma quindi come si generano le banane? Per "partenocarpia", il che vuol dire che queste piante non hanno bisogno di semi per sviluppare un nuovo frutto.
Sostanzialmente, quindi, tutte le banane che compriamo nei nostri supermercati sono cloni, bacche geneticamente identiche all'originale. Applichiamo quindi a nostro vantaggio un metodo già comune in natura.

In linea di massima questo significa che, se provenienti dalla stessa piantagione, abbiamo elevate probabilità che una banana che troviamo a Milano sia geneticamente identica a una banana comprata a Berlino, e che quella che mangerai domani è "la stessa" che hai mangiato l'altro ieri. Assurdo. Cioè, mangiamo sempre lo stesso organismo in un certo senso, da decine e decine di anni!
Nelle distese agricole si generano nuove piante a partire da una porzione di pianta madre, senza che ci sia riproduzione sessuata e quindi ricombinazione genica. Insomma, il DNA è sempre lo stesso.
Già questa è una bella botta da accettare, certamente molti di voi non lo sapevano. Ma ne volete sentire un'altra? Oltre ad essere cloni, le banane di oggi non sono le stesse del passato…

Dalla varietà Gros Michel alla Cavendish
Se provate a chiedere ad una persona nata prima degli anni '50 che gusto avessero le banane una volta, molto probabilmente vi risponderà che erano estremamente dolci, con un retrogusto e una consistenza totalmente diversa da quelle di oggi. E no, non è questione di ricordi ormai svaniti né di nostalgia dell'infanzia, è davvero così: le banane di oggi sono diverse da quelle che mangiavano i nostri genitori, nonni e bisnonni.
Fino agli anni '50, infatti, la varietà Gros Michel è stata la banana più comune. Il suo nome ufficiale è Musa acuminata Colla (Gruppo AAA), cultivar Gros Michel, ma possiamo chiamarla amichevolmente Big Mike. Eccola qui sotto nell'immagine.

Dovete sapere che questo cultivar è stato attaccato da un fungo parassita che ha infettato gran parte dei raccolti: questa infezione conosciuta come "malattia di Panama" ha praticamente sterminato questa varietà, che è stata rimpiazzata da quella attuale chiamata Cavendish, più resistente al patogeno.
Ad oggi è praticamente impossibile non incappare nelle Cavendish: sono quelle che troviamo nel banco frutta dei supermercati di tutto il mondo, belle carnose e dal tipico colore giallo intenso. In realtà esistono altre varietà di banane (chiamate in genere platani) ma non tutte sono commestibili né molto richieste dal mercato mondiale.
Ma torniamo giusto un secondo al discorso della partenocarpia: questa capacità di generare cloni non è unica delle banane ma comune anche di ananas e fichi. Si tratta di un metodo che, per la pianta, può essere un vantaggio.
O meglio, vantaggio fino ad un certo punto: e se vi dicessimo che anche le banane di oggi potrebbero sparire?
A rischio di estinzione per colpa di un fungo
"Ma dai, che esagerazione…non ci credo che le banane potrebbero sparire. Ma poi, perché mai?"
Purtroppo sì, in parte le banane sono a rischio di estinzione. Come già avvenuto in passato con la varietà Gros Michel, anche le Cavendish potrebbero essere spazzate via da malattie di varia natura. La questione è piuttosto semplice ma non per questo di poco conto: in mancanza di diversità genica (determinata dalla riproduzione sessuata che di fatto non avviene) la varietà può diventare estremamente vulnerabile e sensibile. Se intaccata da qualche agente patogeno può scomparire in un baleno! Una storia simile è avvenuta in Irlanda verso la metà dell'800 con le patate, che diede la giusta spinta verso la fine della schiavitù in America.

Un possibile e futuro flagello per le banane Cavendish potrebbe essere il fungo Fusarium oxysporum (Foc TR4). Si tratta di un organismo in grado di attaccare l'apparato vascolare di molte specie vegetali e causarne l'avvizzimento irreversibile. Colpita una singola pianta, l'intera piantagione è a rischio e in molti casi l'unica via è abbandonarla. Non è uno scherzo, ci sono di mezzo protocolli strategici, enti e organizzazioni mondiali tra cui l'European Food and Safety Authority visto che questo fungo è in grado di attaccare varietà e specie diverse. Infatti, delle 400 varietà di banana a rischio ce n'è anche una tipica del Madagascar a cui appartengono pochissimi esemplari, che potrebbero "salvare" da questo sterminio le banane che conosciamo oggi.
Tempo al tempo e lo scopriremo… magari tra settant'anni anche noi ricorderemo con nostalgia la nostra amata Cavendish, ormai rimpiazzata da una nuova varietà.