;)
Il numero di persone che vivono in condizioni di povertà estrema nel mondo è sceso da 2,3 miliardi a 800 milioni dal 1990 a oggi, mentre abbiamo la prova statistica che il buco dell'ozono si sta effettivamente "chiudendo". Nel frattempo, l'installazione di pannelli solari a livello globale è aumentata del 64% nei primi 6 mesi dell'anno e il Messico si sta ripopolando di giaguari, una specie chiave per il suo ruolo di predatore.
Torna il nostro appuntamento periodico con 5 notizie belle, così da riacquisire un po' di speranza sul nostro Paese e sul mondo che ci circonda.
- 11,5 miliardi di persone sono uscite da condizioni di povertà estrema negli ultimi 35 anni
- 2Abbiamo la prova statistica della chiusura del buco dell'ozono
- 3Il numero di pannelli solari è cresciuto del 64% nella prima metà del 2025
- 4Il Messico si sta ripopolando di giaguari
- 5Il nuovo materiale BAETA potrebbe aiutare a “catturare” anidride carbonica
1,5 miliardi di persone sono uscite da condizioni di povertà estrema negli ultimi 35 anni
La povertà estrema è diminuita fortemente in appena una generazione: dal 1990 a oggi, 1,5 miliardi di persone sono uscite da condizioni di povertà estrema, ossia coloro che vivono con meno di 3 dollari al giorno.
Nello specifico, si è passati da un totale di circa 2,3 miliardi di persone nel 1990 a circa 800 milioni nella prima metà del 2025, con una riduzione del tasso di povertà estrema globale dal 43% al 9%. Ciò significa che, in media, questo numero è diminuito di circa 42,9 milioni all'anno, ovvero circa 118.000 persone al giorno in questi 35 anni.
Questo miglioramento, tra l'altro, ha coinvolto anche i bambini: secondo i dati dell'UNICEF, nel 2024 sono stati circa 412 milioni i minori in condizioni di povertà estrema (circa il 19% della popolazione infantile nel mondo), mentre nel 2014 la quota superava i 507 milioni (24%).
Va specificato, comunque, che il numero di persone che vive in condizioni di estrema povertà è aumentato di circa 50 milioni tra il 2019 e il 2020 a causa del COVID-19: come anche confermato dai dati della Banca Mondiale, dagli anni successivi, i progressi nella riduzione della povertà estrema sono comunque ripresi, anche se a un ritmo più lento rispetto al passato.

Abbiamo la prova statistica della chiusura del buco dell'ozono
Gli scienziati sono riusciti a ottenere la prova statistica della "chiusura" del buco dell'ozono negli ultimi 20 anni: questo “buco” non è altro che l'assottigliamento dello strato di ozono (O3), ossia la diminuzione della sua concentrazione in atmosfera. Si tratta di un argomento importante, tra i più discussi degli ultimi decenni, dato che l'ozono, un gas naturalmente presente in ozonosfera, ci protegge dai raggi ultravioletti provenienti dal Sole (soprattutto UVC), ovvero i raggi particolarmente dannosi per la nostra pelle e per la vegetazione.
In realtà, già da tempo era noto che il problema fosse stato causato dalle emissioni di clorofluorocarburi, anche detti CFC (messi al bando con il protocollo di Montreal del 1987): per la prima volta, però, gli scienziati hanno ottenuto delle prove quantitative che confermano come il problema dell'assottigliamento dello strato di ozono (O3) sia effettivamente migliorato dal 2005 a oggi.
Nello specifico, gli scienziati hanno utilizzato il metodo del fingerprinting per misurare l'effetto delle riduzioni degli inquinanti CFC, per poi confrontare i dati ottenuti con le immagini satellitari dello stato di ozono dal 2005 a oggi.
Il numero di pannelli solari è cresciuto del 64% nella prima metà del 2025
Nei primi sei mesi del 2025, il numero di pannelli solari installati a livello globale è cresciuto del 64% rispetto allo stesso periodo del 2024: nella pratica, questo significa che la capacità fotovoltaica globale è aumentata di 380 GW. Si tratta di un trend in crescita costante negli ultimi anni: non a caso, anche nel 2024 la produzione solare globale è aumentata del 28% (ossia 469 TWh in più) rispetto al 2023, più di qualsiasi altra fonte energetica.
La Cina, comunque, si conferma il leader globale di questa energia rinnovabile: nella prima metà del 2025, le installazioni di pannelli fotovoltaici cinesi sono più che raddoppiate rispetto all'anno precedente. Al momento, la potenza asiatica possiede circa il 54% di tutti gli impianti solari esistenti nel mondo.
Al di fuori della Cina, in forte crescita sono anche l'India (con il 49% di pannelli solari in più rispetto al 2024), gli USA (+4%), la Germania e il Brasile che, pur rimanendo nella top 5 mondiale, hanno registrato un piccolo rallentamento nella costruzione di fotovoltaico.

Il Messico si sta ripopolando di giaguari
In Messico, la popolazione di giaguari è aumentata di circa il 30% in 15 anni. Come riportato dall'Alianza Nacional Para La Conservación del Jaguar (ANCJ), nel 2024 il numero di giaguari registrati nel Paese ammontava a 5.326 esemplari in libertà, con una crescita ulteriore dell'11% rispetto ai 4.800 del 2018.
Si tratta di un dato importante, visto che il giaguaro, il più grande felino dell'America e una specie chiave per il suo ruolo di predatore apicale, è ancora a rischio di estinzione: saranno necessari altri 15 anni di crescita costante del numero di esemplari (per un totale di 30 anni e circa 8.000 giaguari in libertà) per poter abbattere tale rischio.
Le regioni con il maggior numero di giaguari sono la penisola dello Yucatan (1.699) e quella del Pacifico meridionale (1.541), seguite dal nord-est e dal centro del Messico (813), dal Pacifico settentrionale (733) e dalla costa centrale del Pacifico (540).
L'aumento nel corso degli ultimi 15 anni è stato raggiunto grazie a diverse campagne di sensibilizzazione rivolte alla popolazione, ma ad aver influito sono stati soprattutto il mantenimento delle aree naturali protette e la maggiore repressione contro il traffico illegale di pelle, artigli e zanne di giaguaro.

Il nuovo materiale BAETA potrebbe aiutare a “catturare” anidride carbonica
Un team di ricercatori dell'Università di Copenhagen ha presentato un nuovo materiale, denominato BAETA, ottenuto a partire dai rifiuti di plastica PET (polietilene tereftalato) e in grado di “catturare” anidride carbonica. Nello specifico, rispetto al metodo tradizionale di riciclo, questo nuovo processo converte il PET in una polvere, che lega chimicamente la CO₂ fino a 3,4 moli per chilogrammo, un’efficienza che può essere paragonata alle tecnologie già esistenti per catturare l'anidride carbonica.
Il BAETA, che ha quindi una consistenza polverosa, è in grado di mantenere la propria efficacia fino a 150 °C, il che lo rende ideale per poter essere utilizzato anche all'interno degli impianti industriali. Una volta saturo, il materiale BAETA può essere rigenerato tramite un processo di riscaldamento durante il quale rilascia la CO₂ catturata, pronta per essere stoccata o riutilizzata in altri modi. Gli autori dello studio, tra l'altro, hanno sottolineato come questo nuovo composto sia prodotto a partire dalla plastica più difficile da riciclare, come quella colorata, degradata o quella che inquina gli oceani.