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La città di Baarle conta circa 6700 abitanti si trova in Olanda, a pochi chilometri dal confine belga nella provincia del Barbante Settentrionale, ma non è un paese come un altro: è composta infatti da 22 exclavi belghe, circondate completamente da territorio olandese. Quindi, la città di Baarle è belga? Sì, ma non del tutto. Alcune di queste exclavi appartenenti al Belgio contengono infatti ulteriori otto enclave olandesi: per distinguere le zone della città belghe da quelle olandesi ci sono dei tracciati sulla pavimentazione delle strade, ma sono divisi anche interni di palazzi, uffici, negozi, parchi, eccetera. E ci sono due diversi apparati per ogni ambito della gestione pubblica: due sindaci, due distretti di polizia, due sistemi postali, due diverse agenzie di trasporto, e via discorrendo.
Quando parliamo di enclave facciamo riferimento al territorio di uno stato completamente circondato da un’altro stato: per esempio San Marino, stato autonomo completamente circondato dall’Italia, ed è quindi un’enclave per l’Italia. Con il termine exclave, invece, si fa riferimento al territorio appartenente a uno stato ma inserito in uno stato straniero, per esempio Campione che si trova all’interno dei confini Svizzeri, ed è quindi un’exclave per l’Italia e un’enclave per la Svizzera.
Ecco, a Baarle si verificano entrambe queste situazioni contemporaneamente e soprattutto l’una dentro l’altra, come una matrioska: proprio per questo, la città di Baarle è considerata il luogo con la definizione – e gestione – dei confini più complicata del mondo.
La storia di Baarle: perché la città è così “spezzettata” e il confine tra Olanda e Belgio
Tutto ha inizio nel 1843 con il trattato di Maastricht, con il quale si stabilirono i confini tra Belgio e Olanda: in questa occasione, definire la frontiera in alcune zone fu molto complicato. Tra le zone più difficoltose c’è proprio quella tra i cippi – blocchi di pietra con cui veniva delimitato il confine – 214 e 215: qui, proprio nel raggio di quei 50 km in cui si trova la città di Baarle, non fu possibile tracciare una linea chiara, quindi i due stati dovettero trovare un accordo interno per aggiudicarsi la sovranità su ben 5 732 parcelle di terreno. L’accordo portò – cosa non rara al tempo – alla spartizione a pezzetti della città di Baarle. Ma la questione non finisce qui: il contenzioso tra i due paesi prosegue fino al 1959, anno in cui la Corte Internazionale di Giustizia attribuisce effettivamente l'appartenenza delle enclavi al Belgio. Nel 1974 Olanda e Belgio firmano poi un accordo per ufficializzare i confini tra i cippi 214 e 215, ma nel 1995 c’è un nuovo colpo di scena: emerge che un lotto di terreno, a sud della frazione di Ulicoten, non è stato ufficialmente assegnato a nessuno dei due paesi. Diventerà anch’esso un’exclave attribuita al Belgio.

Come è organizzata la città di Baarle
Gli abitanti, tra Baarle-Hertog e Baarle-Nassau, sono meno di 10.000 e, quando si muovono nella propria città, attraversano il confine tra Belgio e Olanda più volte al giorno. Quando si cammina per strada, capire in che nazione ci si trova è abbastanza semplice: è sufficiente guardarsi intorno e osservare le strade, sulle quali sono riportate speciali mattonelle divisorie e una “B” per indicare la zona belga, e “NL” per quella olandese. Solo che questo accade anche nel bel mezzo del muro di un edificio dove all’interno ci sono abitazioni: non è quindi raro, in casa propria, dormire in Olanda e cucinare in Belgio. Per capire quindi se un palazzo è belga oppure olandese, fa fede il portone d’ingresso.

Gli abitanti parlano generalmente sia olandese che francese, ma le loro nazionalità sono ben divise: esistono infatti due differenti sindaci, due sistemi di polizia e quindi giudiziari, due servizi che regolano i trasporti, persino due diversi siti internet della municipalità, uno con dominio baarle-hertog.be e uno baarle-nassau.nl.
Non è poi difficile immaginare quanto, durante sia la Prima che la Seconda Guerra Mondiale, Baarle sia stata un punto nevralgico per lo smistamento della posta, la distribuzione del cibo, la protezione dei prigionieri. Una vera e propria terra di confine, che oggi fa ancora molto parlare di sé e che si presta a situazioni quasi comiche, tanto da ironizzare su se stessa e organizzare anche percorsi turistici esperienziali alla scoperta delle storie bizzarre delle enclavi.