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16 Aprile 2025
6:00

Perché la Corsica non è italiana: breve storia dell’isola e della sua appartenenza alla Francia

La Corsica è situata a soli 11 km dalla Sardegna e a 82 km dalla costa della Toscana. Eppure, l’isola non appartiene all’Italia, ma alla Francia, che geograficamente è più distante. Le ragioni di tale situazione vanno rintracciate nella storia della Corsica.

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Perché la Corsica non è italiana: breve storia dell’isola e della sua appartenenza alla Francia
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La Corsica non è italiana perché la Repubblica di Genova, che ha posseduto l’isola per quasi cinque secoli dal ‘200 al ‘700, perse il controllo del territorio nel 1755 e tredici anni più tardi lo cedette alla Francia con il trattato di Versailles del 1768. Dalla seconda metà dell’800, il governo di Parigi ha promosso la “francesizzazione” degli abitanti.  Oggi il francese è l’unica lingua ufficiale e solo una minoranza della popolazione è in grado di parlare la lingua corsa, più simile all’italiano. È ancora attivo un movimento autonomista, che rivendica maggiore autonomia dal governo francese, ma l’idea dell’annessione all’Italia non è sostenuta quasi da nessuno.

Geografia fisica e politica della Corsica

La Corsica è un’isola estesa per circa 8 700 km, con capoluogo Ajaccio. È la quarta isola più grande del Mediterraneo dopo Sicilia, Sardegna e Cipro ed è abitata da circa 350 000 abitanti. L’isola si trova a nord della Sardegna, dalla quale è separata dal breve braccio di mare delle Bocche di Bonifacio, largo circa 11 km. Inoltre, si trova a soli 82 km dalla costa italiana (la località più vicina è Piombino) e a 180 km da quella della Francia. Ciò nonostante, la Corsica è territorio della Repubblica francese, che da alcuni anni le ha concesso lo status di “Collettività territoriale unica” (che unisce le competenze di un dipartimento e quelle di una regione), ma rifiuta di concedere un'autonomia più larga.

Bandiera tradizionale della Corsica
Bandiera tradizionale della Corsica.

Dal punto di vista culturale, l’unica lingua ufficiale è il francese, ma circa un terzo della popolazione conosce anche la lingua corsa, una variante del toscano, che da alcuni anni ha lo status di lingua co-ufficiale. Per questa ragione, una parte dei corsi è in grado di comprendere, se non di parlare, l’italiano. Ma perché la Corsica non è italiana?

La storia della Corsica e il dominio genovese

Le ragioni per le quali la Corsica, pur essendo più vicina alla Penisola italiana, appartiene alla Francia, vanno rintracciate nella storia dell’isola. In età antica la Corsica fece parte dei domini di Roma; in seguito, fu soggetta alle invasioni barbariche e nell’alto Medioevo fu conquistata dai longobardi e da franchi. Nel 1037 divenne parte del territorio di Pisa, una delle repubbliche marinare italiane. I pisani amministrarono l’isola fino al 1284, quando, in seguito a una sconfitta militare, la cedettero alla corona di Aragona, che controllava anche la Sardegna. Il dominio aragonese, però, durò solo fino al 1347, perché un’assemblea di aristocratici corsi deliberò di porre l’isola sotto la protezione della Repubblica di Genova. Di conseguenza, i genovesi invasero l’isola e ì nel volgere di alcuni decenni portarono a termine la conquista.

Gli Stati Italiani alla fine del XV secolo
Gli Stati Italiani alla fine del XV secolo.

Il passaggio della Corsica alla Francia

La Corsica restò sotto il controllo genovese fino al XVIII secolo. La popolazione, però, era insoddisfatta e una parte degli abitanti aspirava all’indipendenza. Con il passare degli anni, le spinte indipendentiste divennero sempre più forti e a metà del XVIII secolo l’isola riuscì a liberarsi dalla dominazione di Genova. A capo del movimento di liberazione si pose Pasquale Paoli, un giovane militante che nel 1738 si era trasferito a Napoli per seguire il padre in esilio e condivideva le idee dell’Illuminismo. Nel 1755 Paoli rientrò in Corsica, si mise a capo del movimento indipendentista e proclamò la fondazione della Repubblica, scrivendo anche la Costituzione. I genovesi furono costretti a ritirarsi. La rivoluzione corsa è talvolta considerata la prima rivoluzione di stampo illuminista, precedente la rivoluzione americana e quella francese.

L’indipendenza della Corsica, però, durò poco. Genova non accettò di perdere l’isola e nel 1764 “appaltò” la riconquista all’esercito francese, che invase l’isola dietro compenso dei genovesi per avere un maggior controllo sul Mediterraneo. Tuttavia, non essendo in grado di sostenere finanziariamente l’impresa, nel 1768 la Repubblica genovese rinunciò ufficialmente al possesso dell’isola, cedendola al re di Francia Luigi XV con il Trattato di Versailles. Per tale ragione, il 1768 è considerato l’anno nel quale l’isola divenne un possedimento francese. L’anno seguente le truppe francesi sconfissero l’esercito di Pasquale Paoli e presero definitivamente possesso del territorio. Nello stesso 1769 ad Ajaccio, da una famiglia seguace di Paoli, nacque Napoleone Bonaparte.

Busto di Pasquale Paoli (credits Amada44)
Busto di Pasquale Paoli. Credit: Amada44

Le rivendicazioni italiane sulla Corsica e la situazione attuale

Né la Rivoluzione francese, né l’Impero di Napoleone consentirono all’isola di liberarsi dalla dominazione francese. Paoli tentò ancora di ottenere l’indipendenza o, almeno, l’autonomia dell’isola, ma non riuscì nel suo intento e nel 1796 andò in esilio a Londra, dove morì nel 1807.

A metà dell’800 quando in Italia si sviluppò il Risorgimento, molti patrioti speravano di annettere anche la Corsica al nuovo Regno, ma, poiché l’unità fu realizzata con il sostegno della Francia di Napoleone III, il proposito si rivelò irrealizzabile. Al contrario, Napoleone III impose la “francesizzazione” dell’isola e nel 1859 rese il francese unica lingua ufficiale.

Restarono attivi, però, il movimento indipendentista e una corrente politica che voleva l’unione con l’Italia. In Italia, l’interesse per la Corsica non si rafforzò durante la dittatura fascista, che non nascondeva le sue mire sull’isola. Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Corsica fu occupata per breve tempo, tra il 1942 e il 1943, dalle truppe italiane. Dalla fine della guerra, il movimento che vuole l’annessione all’Italia è di fatto scomparso, ma è rimasto vivo il sentimento autonomista, che rivendica maggiore autonomia dalla repubblica francese e protesta per le condizioni economiche e sociali dell’isola, che sono peggiori della media della Francia.

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